Secondo il Rapporto 2020 – Welfare Index PMI, più della metà delle imprese italiane propone benefit e agevolazioni ai propri dipendenti, il 79% ha confermato le iniziative di welfare in corso durante la pandemia e il 28% ne ha introdotte di nuove o potenziato quelle esistenti.

Ma quali sono ad oggi le soluzioni di welfare vincenti per sostenere le lavoratrici e migliorare il loro work/life balance? In che modo la pandemia ha cambiato le loro priorità? A cosa somiglierà il welfare aziendale del futuro?

A queste e molte altre domande abbiamo cercato di dare una risposta durante l’ultimo UniCredit4Women Talk insieme ai nostri incredibili ospiti. Ecco cosa abbiamo scoperto:

Ascoltare, prima di tutto

Il welfare aziendale si propone di dare soluzioni alle necessità dei dipendenti per favorire il loro benessere economico, fisico e mentale. Ma per farlo, le imprese devono prima imparare a conoscere da vicino le persone che lavorano per loro. “Solo flessibilità e ascolto permettono di conoscere i bisogni dei dipendenti e costruire soluzioni precise” spiega Claudia Chiaraluce, Head of Welfare, People Care & International Social Dialogue presso UniCredit.

Un ascolto che però deve essere costante nel tempo, dato che anche le priorità delle professioniste cambiano in base a diversi fattori, soprattutto l’età. “Le ragazze giovani premiano l’apertura alla diversità, il lavoro per obiettivi e la trasparenza degli stipendi” racconta Fabiana Andreani, Senior Training Manager e content creator. Le lavoratrici adulte tendono invece a preferire benefit legati alla gestione del tempo e alla salute.

Ripensare la genitorialità

La maternità è ancora un tema spinoso per molte imprese. Ma i congedi e la flessibilità non sono l’unica soluzione: serve un cambiamento culturale. “Le aziende devono essere disponibili a riconoscere il tuo ruolo di madre e valorizzarlo” continua Andreani, spiegando come l’esperienza della maternità faccia acquisire alle neomamme molte soft skills preziose, tra le quali una migliore gestione del tempo e la capacità di agire sotto stress.

Per molte altre compagnie invece, considerare solo la maternità è ormai riduttivo. “Come aziende, dobbiamo dare supporto alla genitorialità: pensare in larga scala e includere anche i padri nel discorso” afferma Luciana De Laurentiis, Head of Corporate Culture & Inclusion presso Fastweb.

Combattere la fuga di talenti

Servizi, congedi, benefit: un buon welfare aziendale è il sogno di qualsiasi professionista. Ma cosa c’è sul piatto per le aziende?

“Per le compagnie, il grande vantaggio del welfare è poter attrarre persone di talento e non farle scappare” racconta Alessandro Rimassa, esperto di future of work e fondatore di Changers. Un grande problema affrontato soprattutto nel mondo delle risorse umane è quello della fuga di talenti: molti professionisti lasciano l’Italia e molti altri abbandonano le aziende incapaci di valorizzarli al meglio.

“In fondo, occuparsi delle persone vuol dire occuparsi dell’azienda. Molte ricerche dicono che le persone più felici sono più produttive” continua Rimassa, sottolineando come questa forma mentis sia ancora però molto lontana da quella di molte PMI italiane.

La sfida del lavoro da remoto

Guardando al futuro, “la grande sfida sarà creare esperienze di significato anche attraverso il lavoro ibrido e da remoto” spiega Paola Mirioni, People Engagement and DE&I Lead presso KPMG Italy. Dare valore e costruire una cultura aziendale basata sull’ascolto è infatti un’operazione delicata, e in questi casi  la distanza non aiuta.

Solo la tecnologia forse potrà aiutarci a migliorare sempre più il dialogo tra i vari membri di un’organizzazione, aumentando di riflesso la possibilità di creare servizi di welfare sempre più vicini alle necessità dei dipendenti.

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