Riuscire ad attrarre in Italia Artisti acquarellisti da tutto il mondo, accoglierli e coordinarli perché ritraggano l’Italia ed i suoi territori nascosti è un’impresa degna della più ampia considerazione. Anna Massinissa è riuscita a fare questo e molto di più, dando vita ad una comunità internazionale coesa, che oggi raccoglie più di 20000 persone tra addetti ai lavori e simpatizzanti, in cui l’inclusione ed il confronto tecnico sono le parole d’ordine. 

Quando è nata l’idea di InArte e poi di FabrianoInAcquarello?

InArte è nata a Fabriano nel 2006. Il contesto era quello di una città industriale metalmeccanica del centro Italia, impegnata a tempo pieno in attività produttive, o nei servizi ad esse collegate. Eravamo appena usciti dalle difficoltà del sisma del 1997 e come spesso accade nei momenti complicati, vedevamo la vita con occhi nuovi. Io ero titolare di un’agenzia di Marketing e Comunicazione che mi aveva già dato belle soddisfazioni, ma insieme a un gruppo di amici ero anche emotivamente coinvolta nel settore dell’arte contemporanea, sia come curatore che come artista. Diciamo che la nostra strada era tracciata perchè avevamo forte il desiderio di coltivare delle relazioni che applicassero l’Arte in metodo emozionale e coinvolgente, come pensavamo l’Arte avrebbe meritato di essere vissuta e diffusa, a beneficio di tutti. Il sistema che abbiamo man mano sviluppato e sintetizzato nel termine “Arte Relazionale”, continua ancora oggi a sorprenderci nella qualità e quantità di relazioni, sinergie, applicazioni professionali, che abbiamo evoluto in tutto il mondo in due focus fondamentali: il primo è accrescere l’applicazione artistica come diritto e privilegio espressivo di ogni essere umano; il secondo è il famoso “con l’Arte si mangia”, se l’Arte diviene riconoscimento delle radici, occasione di accoglienza, intercettazione/creazione di flussi turistici in territori e percorsi dedicati. Il progetto che meglio rappresenta questa dualità è FabrianoInAcquarello, la convention-rassegna dedicata all’ acquarello internazionale, nata nel 2010, evoluta in una grande rete strutturata internazionale, che ha visto nell’ultima edizione la partecipazione di oltre 80 paesi del mondo in un clima di grande condivisione artistica.

Nella tua vita, sei curatrice artistica ma anche imprenditrice, quali difficoltà hai incontrato nel tempo e come le hai superate?

Ho avuto le classiche difficoltà di una donna che prende in mano la vita e cerca di mettere insieme affetti, interessi, progetti, responsabilità e anche ideali. Vengo dal mondo dell’associazionismo e ho fatto esperienze di vita all’estero quando ero molto giovane: diciamo che ho imparato presto ad apprezzare il valore della socializzazione, delle culture del mondo e ad affrontare le situazioni con un mix di curiosità, determinazione, professionalità e anche grande gioia. Ho imparato a non demordere, ma a continuare a ragionare per progettare in coerenza ogni nuovo traguardo. Ecco, penso che le difficoltà siano state superate dalla passione, dal lavoro condiviso e da un atteggiamento di positività, che sono essenziali in ogni situazione di vita. Ho avuto il privilegio di vivere un periodo ricco di innovazioni tecnologiche, che sono state di grande stimolo e poi fondamentali per affrontare le difficoltà degli ultimi 2 anni.

Quale consiglio daresti alle giovani donne che vogliono entrare oggi nel mondo artistico e culturale?

Di farlo. Di farlo con passione e senza riserve, come il mondo femminile sa fare bene. Suggerirei di fare attenzione a non cadere in meccanismi di competizione o di autoreferenza. La cultura e l’Arte sono espressioni molto potenti della natura umana, possono molto, ma vanno coltivate con rispetto e pensiero. Prima o dopo ogni artista ed ogni operatore culturale, arriva al bivio in cui deve operare delle scelte relative alla propria individualità artistica e al grado di socialità che vuole dare al suo operato; ecco, in modo molto personale, penso che l’Arte sia un grande privilegio che deve essere conquistato e meritato, per questo penso che essa acquisisca un valore superiore se viene vissuta con senso di responsabilità e con una declinazione sociale. Nulla di male verso chi sceglie di applicare la strada dell’individualismo, ma l’arte diventa Arte e Cultura, quindi senza confini, solo quando è Sociale. 

Quest’anno l’evento si svolgerà per la prima volta a Bologna, come sarà e quali sono le tue aspettative?

Sarà un anno diverso da quello che avevamo pensato – in corsa, mentre stavamo preparando il convegno, la Guerra ci ha obbligato a delle riflessioni sulla nostre vision di Arte, non nuove, ma necessariamente da riconfermare quale orientamento collettivo, dato che siamo una comunità culturalmente multiforme e numericamente immensa. Il catalogo di quest’anno apre così: “….questo convegno arriva dopo due anni di lotta contro una pandemia mondiale, in un momento in cui la terra è diventata consapevole di un grande rischio naturalistico e le guerre, in tutto il mondo, hanno amplificato la rabbia e l’odio: la tragedia è uno scenario che è costantemente sotto i nostri occhi. Viviamo un momento di sfide molto difficili da affrontare e ci chiediamo se ciò che abbiamo fatto ha un senso, se è stato di qualche utilità alla cultura di Pace. Questo è il momento in cui, coraggiosamente, dobbiamo fare leva sulle energie rimaste ed essere molto chiari sulla nostra visione dell’unico mondo possibile. Nulla può dividere l’Arte. L’Arte è di tutti.

Silvia Spinelli

 


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