Per la Rubrica Diversity and Inclusion oggi ho il piacere di intervistare Francesca Palazzetti, Doula co-founder&presidente Mammadoula, con la quale ho avuto modo di parlare di inclusività nei giochi per bambini.

 

Giochi

I giochi per bambini sono molto più di semplici passatempi divertenti. Sono strumenti potenti che possono plasmare le menti giovani e influenzare positivamente la società. Oggi, sempre più genitori, educatori e produttori di giocattoli si stanno impegnando per creare esperienze inclusive che riflettano la diversità del mondo in cui viviamo.

L’inclusività nei giochi per bambini è molto più che una tendenza temporanea; è una necessità che ci permette di coltivare una società rispettosa, tollerante e accogliente. Quando i bambini si impegnano in giochi che riflettono diverse prospettive culturali, etniche, di genere e di abilità, sviluppano un senso di empatia, rispetto reciproco e apprezzamento per la diversità.

Un mondo inclusivo richiede che i giochi per bambini siano accessibili a tutti, indipendentemente dalla loro origine, aspetto fisico o capacità. Dovremmo aspirare a un mondo in cui tutti i bambini possano riconoscersi nei personaggi dei loro giochi, in cui possano vedere rappresentate le proprie esperienze e culture. Solo allora potremo coltivare una generazione che abbraccia l’uguaglianza e il rispetto per la diversità come valori fondamentali.

Unendo la forza dell’immaginazione infantile e il potenziale educativo dei giochi inclusivi, possiamo gettare le basi per un futuro migliore. Accogliamo l’opportunità di esplorare il mondo dei giochi inclusivi per bambini, riconoscendo il loro potere di modellare le menti e creare un impatto positivo sulla società.

 

Giochi per maschietti e giochi per femminucce. Cosa cambia davvero?

E’ tutto nella nostra testa. Perché la testa di tutti è accompagnata da circa 50 anni in cui la dicotomia dei generi e dei ruoli era molto marcata, e supportata da questa fantomatica invenzione distintiva, tutta figlia del marketing, finalizzata al vendere doppio.

‌I giochi per bambini hanno un genere? Le macchinine sono solo per i bambini e le barbie per le bambine? Nel 2023 può cambiare questa idea che abbiamo radicata?

Nel 2023 si, diciamolo, potremmo evolvere e bypassare queste intere corsie rosa e celesti e liberarci di questo fardello. Liberarne i bambini e le bambine. Liberare tuttə da tutte le volte in cui al parchetto, fuori dai cancelli di scuola, il pomeriggio delle domeniche in famiglia, sentiamo qualcuno pronunciare “questo è per le femminucce/questo è da maschietti”. Il punto è che per cambiare una cultura bisogna immettere nuovi elementi, e praticarli, renderli abituali, un’educazione alla volta. È un processo lungo. Ma piano piano si fa, direttamente ed indirettamente. Lo stiamo facendo in tantə.

Le industrie dei giocattoli stanno leggermente invertendo la rotta. Quanto ancora c’è da fare?

C’è da fare non solo nella produzione ma anche e soprattutto nella rappresentazione, nella narrazione, nella presentazione, nella pubblicità. Ciò che metti attorno ad un prodotto conta molto: piano piano si descrive un mondo più reale (perché nella realtà il gioco è gioco si può giocare tuttə con tutto), ma siamo ancora nella fase in cui lo si nota, ci si fa caso, perché appunto è “innovativo“, in qualche modo ancora “diverso“. Bisogna arrivare a quando non lo sarà più.

Le persone, spesso quelle più vicine sono loro a dire “ No, tu sei una femminuccia devi giocare solo con…”. Come possiamo supportare queste persone verso un cambiamento?

Io sono dell’idea che possiamo fare tuttə la nostra parte ogni volta che possiamo, e nelle cerchie piccole, strette, in famiglia, negli scambi quotidiani con le persone vicini, abbiamo il massimo potenziale. E ancora di più, se ci sono bambini presenti mentre qualcuno quegli stereotipi li rivendica, quelle distinzioni le sottolinea, offriamo parole diverse, di nuovo rappresentiamo, pronunciamo, qualcosa che possa aprire anziché chiudere, una visione del mondo più aderente all’autodeterminazione, alle scelte, alle preferenze, alle persone e non ai ruoli.

Cambiamento, una parola che spesso spaventa. Quali consigli daresti alle famiglie o comunque alle persone che circondano i bambini per far vivere il gioco in maniera inclusiva?

Preferisco “plurale” ad “inclusiva“, perché non c’è un dentro o un fuori, includere parte dal presupposto che qualcosa possa essere escluso, invece no: il gioco è scoperta e allenamento di abilità, è occasione è sperimentazione, è simulare la realtà o l’immaginazione, è una strada potentissima di apprendimento. Il gioco è sempre qualcosa di interessante, così come lo è osservare un bambino o una bambina che stia giocando. È molto difficile per tanti adulti giocare, dovremmo capire perché e contestualizzare anche tante resistenze come “si perde tempo” o “è un po’ ridicolo” , quando è attraverso il gioco che i bambini e le bambine possono mettere in atto connessioni significative per capire se stessə e le relazioni con le altre persone. Consiglio di informarsi, di leggere, di approfondire da fonti attendibili su questi temi, perché conoscere aiuta a sentirsi padronə di qualunque cambiamento.

 

Vi lascio il profilo di Francesca Palazzetti e la ringraziamo infinitamente per aver dedicato del tempo a noi e al nostro articolo.

Monica Deledda