Il secondo romanzo di Sophie Irwin, protagonista di questa puntata della rubrica Recensioni in Rosa, non delude le aspettative. Anche in questo caso la Irwin ha deciso di ambientare l’azione nell’epoca della Reggenza, e la sua protagonista è una giovane donna desiderosa di conquistare la sua libertà. Alessandra Carminati recensisce per noi questa storia frizzante e divertentissima.

Sophie Irwin ci stupisce ancora una volta, dopo il suo romanzo d’esordio “Manuale per signorine in cerca di un marito (ricco)”, con una seconda opera altrettanto frizzante e altrettanto capace di farci sorridere e, soprattutto, riflettere.

Il titolo scelto, “Manuale per signorine in fuga dagli scandali”, già la dice lunga, infatti fin dai primi capitoli si resta conquistati dall’atmosfera ironica e dalla capacità della scrittrice di descrivere il periodo Regency con un certo umorismo, svelandone senza troppe remore le ipocrisie e le numerose limitazioni (soprattutto per le donne) per quello che sono, senza troppo zuccherare la realtà ma mantenendo nel contempo un tono leggero e spesso scherzoso.

Un’eredità inaspettata e una clausola… insolita

Conosciamo la nostra protagonista, Eliza Balfour, alla lettura del testamento del suo defunto marito, il conte di Somerset.

L’atmosfera è tesa, tutti, tranne forse Eliza, aspettano con ansia di sapere se e quanto dell’eredità riusciranno ad accaparrarsi.

In queste prime pagine scopriamo subito che la nostra eroina si era sposata con il conte di Somerset, un uomo molto più vecchio di lei, soltanto dieci anni prima quando era appena una ragazza di diciassette anni, al suo debutto e alla sua prima importante stagione.

Un matrimonio non certo d’amore quanto di interesse; Eliza era stata infatti spinta dalla sua soffocante famiglia ad acconsentire alle nozze,  in quanto quello sarebbe stato il suo dovere di figlia e le avrebbe inoltre, dettaglio non da poco, permesso di ottenere un titolo nobiliare.

Dieci anni di matrimonio che non hanno portato al conte alcun erede e che hanno visto Eliza relegata sullo sfondo, poco considerata e altrettanto poco amata.

Come vedova senza figli si aspetta di ottenere una piccola rendita annuale, poca cosa in confronto a quanto otterranno gli altri parenti del conte e colui che ne riscatterà il titolo.

Invece… invece il conte, in preda a sentimenti di ripicca nei confronti di alcuni familiari, aveva inaspettatamente modificato il testamento poco prima di morire, lasciando a Eliza una fortuna decisamente inaspettata, in grado di fornirle una rendita di migliaia di sterline l’anno.

Eliza si ritrova quindi a essere una giovane vedova molto, molto ricca.

Unica clausola, affinché possa conservare intatto il suo patrimonio, è quella che non infanghi il buon nome della famiglia, una clausola di moralità che la vuole lontana da qualsiasi tipo di scandalo.

Ma Eliza è sempre stata una ragazza di buon senso, sottomessa, abituata a sacrificarsi per la famiglia e a fare quello che la società si aspetta da lei senza tante storie, non dovrebbe essere difficile per lei rispettare quella clausola. Ma… è davvero quello che vuole?

Un’improvvisa presa di coscienza

Alla lettura del testamento, di ritorno da una lunga permanenza lontano dall’Inghilterra, facciamo anche la conoscenza di Oliver, nuovo conte di Somerset, nipote del defunto conte e… primo grande amore di Eliza.

Dieci anni prima i due, entrambi giovanissimi, si erano innamorati e corteggiati ma Eliza aveva dovuto rinunciare a quell’amore. Oliver non aveva fatto neppure in tempo a chiedere la sua mano che la giovane era stata costretta ad accettare la proposta del di lui zio, in grado di offrirle molto di più sia dal punto di vista economico che sociale.

Certo, non era stata tanto una scelta di Eliza quanto una costrizione voluta dalla sua famiglia, ma è innegabile che Oliver ora la veda con una certa freddezza e le porti rancore mentre lei… lei non lo ha mai dimenticato.

Una situazione che vagamente ricorda “Persuasione” di Jane Austen ma solo all’apparenza.

Spinta dalla cugina Margaret (una donna vivace e ironica, abituata a far fronte alle critiche in quanto non ancora sposata), Eliza si interroga su quello che vuole fare veramente.

Vuole davvero tornare a vivere coi suoi e lasciare che suo padre o altri amministrino il suo patrimonio e prendano decisioni per lei?

Non può restare nella sua vecchia casa, ora di proprietà di Oliver, non ha ricordi felici e non vuole vivere costantemente in presenza dell’oggetto di un amore non ricambiato, quindi che alternative avrebbe?

Forse, come le suggerisce Margaret, potrebbe per una volta pensare a sé stessa e ai suoi sogni, a quello che davvero la renderebbe felice.

Eliza quindi, stupendo tutti con una decisione coraggiosa e così lontana dalla sua solita remissività, decide di trasferirsi a Bath e di riprendere a dipingere.

La pittura, fin da quando suo nonno le aveva insegnato a tenere in mano un pennello, è sempre stata il suo grande sogno e ora può tornare a usare i suoi acquerelli.

Bath non è Londra, meno rischi di incorrere in scandali o di avere problemi.

Una località tranquilla dove, grazie alla sua bella eredità, riprendere in mano la sua vita.

Vuole anche studiare per poter amministrare i suoi possedimenti, non le va a genio l’idea che altri, ancora una volta, prendano decisioni per lei.

La vita a Bath

Arrivate a Bath sia Eliza che Margaret cercano di inserirsi nella nuova realtà.

Anche per Margaret si tratta di una bella occasione per staccarsi dalla famiglia e per assaporare un po’ di libertà.

Solo che, come in tutte le narrazioni che si rispettino, entrambe non possono prevedere che il soggiorno a Bath sarà tutt’altro che noioso.

Eliza rischierà davvero di perdere tutto e di incorrere in qualche scandalo?

Parrebbe impossibile ma l’arrivo in città dei Melville, fratello e sorella appartenenti a una delle più altolocate famiglie inglesi, scombina di molto i piani sia di Eliza che di Margaret.

Lord Melville ha fama di essere un libertino, il suo nome è legato a diversi scandali e la sua personalità schietta e ironica lo porta a esprimere la sua opinione in modo diretto, senza preoccuparsi delle conseguenze.

Eliza si troverà più volte ad avere a che fare con lui, fino a che tra i due nascerà una sorta di amicizia che li porterà a confrontarsi sulle loro idee e sulle loro certezze. Ma si tratta davvero di sola amicizia?

A complicare il tutto il ritorno sulla scena di Oliver che forse non ha davvero dimenticato Eliza e vorrebbe di nuovo conquistarla ma… la conosce davvero? O è innamorato di un ricordo che non corrisponde alla realtà?

Ed Eliza? Riuscirà finalmente a capire cosa vuole davvero e a lottare per ottenerlo?

Il suo carattere riuscirà ad avere la meglio?

Tra litigi fra parenti serpenti in lotta per l’eredità da cui sono stati estromessi, un quadro dipinto in gran segreto, improbabili lezioni di guida, mille colpi di scena e dialoghi scoppiettanti il lettore viene accompagnato attraverso le pagine, incapace di interrompere la lettura, fino ad arrivare al finale in cui tutto sembra sistemarsi e volgere al meglio per la nostra eroina (e per diversi altri personaggi).

Una scrittura piacevole e personaggi adorabili

Sophie Irwin conferma una grandissima capacità di scrittura anche in questo secondo romanzo, il suo è uno stile scorrevole, ironico, capace di descrivere magistralmente sia situazioni che emozioni.

I dialoghi tra i personaggi sono eccezionali, capaci di passare da un tono sarcastico a uno più serio, caratterizzando al meglio le varie personalità e accentuando le emozioni nascoste dietro le azioni.

I Melville e Margaret, soprattutto, con le loro battute argute rendono le scene che li vedono protagonisti davvero divertenti.

Nel descrivere l’evoluzione di Eliza, poi, è semplicemente fenomenale: da donna sottomessa, abituata ad avere a che fare con una società in cui tutti si sentono in dovere di dirle cosa deve fare e come deve vivere, pian piano si trasforma in una persona sicura di sé, capace di pensare con la sua testa e determinata a non farsi più influenzare dal giudizio e dalle aspettative degli altri.

Ha già passato dieci anni della sua vita in un matrimonio infelice, non vuole più fare qualcosa per accontentare gli altri, ha bisogno di mettersi finalmente al primo posto.

Molte delle frasi pronunciate nel libro sono terribilmente attuali, certo siamo nell’era Regency ma alcuni preconcetti nei confronti del gentil sesso restano purtroppo ancora oggi. Eliza fa fatica a farsi prendere sul serio quando vuole essere lei a gestire le sue proprietà e viene spesso scavalcata, non troppo in buona fede…

Mi piace anche come la Irwin descrive la situazione femminile dell’epoca, ben lungi dall’essere tutta rose e fiori (basti pensare alla clausola di moralità imposta a Eliza, ai sacrifici, alla necessità di non mostrarsi troppo libera o indipendente per non incorrere in critiche).

Un romanzo che si presta a diversi livelli di lettura, dal più leggero al più profondo ma anche e soprattutto la storia di una donna che lotta per la sua autodeterminazione in un’epoca complessa e difficile, che non rinuncia ai propri sogni e ci spinge a fare altrettanto.

Divertente e commovente, da leggere tutto d’un fiato!

   Alessandra Carminati