In Donne Libere in carriHERe, Virginia Montaruli racconta il mondo del lavoro attraverso gli occhi delle donne, esplorando opportunità e sfide per costruire carriere senza confini.
Un viaggio verso equità, crescita e libertà professionale.
Perché il futuro del lavoro non è solo flessibile, è anche libero.

Negli articoli precedenti si è parlato molto di libertà nel mondo del lavoro, analizzando come lo smart working e il telelavoro abbiano cambiato il modo di vivere la professione e il rapporto con le aziende. Questi modelli hanno portato vantaggi evidenti, ma anche nuove sfide che ancora oggi restano aperte. 

La domanda che ad oggi molti si pongono è: cosa ci aspetta nel futuro? Vivremo in una società in cui il lavoro agile diventerà la regola, oppure assisteremo a un ritorno al modello tradizionale fatto di presenza fisica e orari rigidi?

Il dubbio nasce dal fatto che, se da un lato tante imprese hanno sposato definitivamente il lavoro flessibile, dall’altro colossi come Amazon hanno scelto di fare un passo indietro, riportando i dipendenti in ufficio. Perché questa scelta? E quali sono le reali prospettive nei prossimi anni?

Verso un Nuovo Paradigma

Affrontare queste sfide richiede una revisione profonda di mentalità e strategie aziendali, non solo strumenti digitali. Le aziende spesso credono che basti distribuire laptop e connessioni internet, ma la vera sfida è molto più radicale: siete davvero pronti a mettere in discussione processi, sistemi di valutazione e una cultura aziendale che spesso è rimasta ferma al passato? 

I lavoratori, dal canto loro, non possono più limitarsi a eseguire: il lavoro remoto richiede nuove abilità di autogestione, comunicazione digitale e capacità di mantenere un equilibrio vita-lavoro che non è affatto scontato. 

E le istituzioni? Possono davvero continuare a rincorrere l’innovazione, o è il momento di assumersi la responsabilità di costruire regole e infrastrutture digitali adeguate, invece di lasciare vuoti normativi e territori senza connessione?

Il Futuro È Già Qui

Chi saprà adattarsi a questo nuovo paradigma, sviluppando le competenze giuste, sarà pronto a cogliere appieno le opportunità offerte dalla flessibilità. 

Il lavoro del futuro sarà più libero per coloro che sapranno prosperare in un ambiente lavorativo in continua evoluzione.

La vera rivoluzione non sta nella tecnologia, ma nel cambiamento di mentalità: dal controllo delle ore alla valutazione dei risultati, dalla presenza fisica alla collaborazione efficace, dalla stabilità tradizionale alla flessibilità strategica. Il futuro del lavoro è già iniziato, e la libertà che offre è proporzionale alla nostra capacità di adattarci e innovare.

Il Ruolo dello Stato: Prudenza e Sperimentazione

La discussione sul futuro del lavoro non può ignorare un attore centrale: lo Stato. Dopo la fase straordinaria di smart working automatico terminata a gennaio 2024, il governo ha scelto un approccio prudente: niente ritorno totale al passato, ma neppure un diritto universale. Una nuova Direttiva ministeriale ha ristretto l’accesso al lavoro agile a situazioni specifiche — come genitori con figli piccoli, lavoratori fragili o esigenze di conciliazione — trasformandolo in una sperimentazione regolata e a tempo determinato, valida per due anni.

La pubblica amministrazione sta così testando un “ibrido regolamentato”, che riduce la platea di beneficiari ma garantisce una cornice giuridica chiara. Restano due quadri normativi distinti: lo smart working (legge 81/2017, flessibile e basato su obiettivi) e il più rigido telelavoro (dal 1998, con postazione fissa e requisiti di sicurezza). Lo Stato sembra puntare sul primo modello, ma con regole più mirate e selettive rispetto al periodo emergenziale.

Freelance e Portfolio Career: più progetti, più libertà

Accanto all’evoluzione normativa, un’altra spinta al lavoro flessibile arriva dalla crescita dei freelance e dei professionisti che gestiscono più lavori contemporaneamente. Secondo dati recenti del Rapporto Annuale Freelance 2024 di ODILO e diverse ricerche di mercato, in Italia il numero di liberi professionisti è in costante aumento, con una crescita stimata del 6–7% annuo fino al 2027. 

Questo trend è strettamente collegato alla diffusione dello smart working: la flessibilità geografica e temporale rende infatti possibile gestire più progetti simultaneamente, collaborare con team internazionali e ottimizzare le ore più produttive della giornata. In altre parole, la crescita del lavoro agile non riguarda solo i dipendenti delle grandi imprese, ma anche chi sceglie forme di lavoro indipendente, contribuendo a rendere lo smart working sempre più strutturale nel mercato italiano.

I Coworking: I Nuovi Hub della Libertà Lavorativa

A completare questo ecosistema, i coworking stanno emergendo come protagonisti del nuovo modello di lavoro, offrendo flessibilità, networking e ambienti stimolanti che permettono ai lavoratori di sfuggire all’isolamento del lavoro da casa senza rinunciare alla libertà di organizzare tempi e modalità di lavoro.

L’accesso economico, però, resta una barriera significativa: molte postazioni costano in media 200 euro al mese, e le iniziative pubbliche di supporto sono ancora limitate. Un’eccezione è il progetto “Spazi per l’Italia” di Poste Italiane, che prevede 250 coworking in tutto il Paese, inclusi 80 comuni con meno di 15.000 abitanti, offrendo postazioni, sale riunioni e servizi condivisi. Tuttavia, la copertura è ancora parziale e molti comuni ne sono privi.

Alcune aziende, consapevoli dei vantaggi per i propri dipendenti, coprono i costi di iscrizione o offrono voucher dedicati, rendendo la flessibilità più concreta e sostenibile. 

Nonostante questi segnali positivi, rimane aperta una domanda cruciale: quali incentivi o modelli innovativi potrebbero abbattere i costi e permettere a tutti i lavoratori di beneficiare dei coworking, rendendo la libertà professionale davvero accessibile a tutti?

L’Orizzonte 2025-2027: Verso una Crescita Controllata

Il lavoro agile, lungi dal tramontare, si prepara a consolidarsi nei prossimi anni. 

Nel 2025 è prevista una crescita di circa il 5%, con il numero di smart worker italiani che dovrebbe raggiungere 3,75 milioni, rispetto ai 3,55 milioni del 2024, secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano e le analisi di Avvenire.it. 

Tuttavia, la diffusione non sarà uniforme: il motore principale sono le grandi imprese, con quasi 2 milioni di lavoratori coinvolti, mentre nelle PMI il numero scende a 520 mila e nella pubblica amministrazione rimane stabile a circa 500 mila.

Questa ripartenza è alimentata da infrastrutture digitali avanzate, manager preparati e strategie di flessibilità volte ad attrarre talenti e aumentare l’engagement. D’altro canto, nelle PMI e in parte nella PA lo smart working fatica a radicarsi, con solo l’8% delle piccole e medie imprese che prevedono un incremento, rispetto al 35% delle grandi aziende e al 43% della PA. 

Guardando oltre, tra il 2026 e il 2027 le previsioni restano promettenti: la spinta verso la digitalizzazione, alimentata dagli investimenti del PNRR in connessioni ultraveloci, infrastrutture ICT e formazione, favorirà ulteriormente la diffusione del lavoro remoto. Secondo Unioncamere e ANPAL, l’aumento occupazionale previsto di oltre 1 milione di unità interesserà in particolare i settori digitali, la sanità, l’istruzione, i servizi avanzati e le infrastrutture, ambiti in cui il lavoro agile può essere più facilmente implementato. Grazie a queste premesse, molte grandi imprese e startup tecnologiche potranno consolidare modalità ibride stabili, mentre la PA e le aziende strutturate avranno l’opportunità di trasformare lo smart working da strumento occasionale a modello organizzativo duraturo. 

In sintesi, dove ci sono tecnologie, competenze digitali e lavoro qualificato, il lavoro da remoto continuerà a espandersi, diventando parte integrante del sistema produttivo italiano.

Verso una nuova sfida: libertà e responsabilità

In questo nuovo panorama lavorativo, la vera domanda non è più se il futuro del lavoro sarà libero, ma come sceglieremo di usarne le possibilità. Saremo capaci di trasformare flessibilità e autonomia in opportunità concrete, oppure rischieremo di lasciare che la libertà diventi solo una parola vuota?

Il futuro del lavoro ci mette davanti a una sfida: riusciremo a costruire ambienti più equi, creativi e umani, oppure continueremo a seguire vecchi schemi travestiti da innovazione?

Virginia Montaruli