Nella rubrica Marketing Lab parliamo di marketing, empowerment femminile e strategie di comunicazione. Camilla Brenzoni, copywriter e digital marketing specialist, propone idee, casi studio e spunti per creare brand autentici e raccontare storie capaci di fare la differenza, ispirate alle icone e alle tendenze che parlano alle donne di oggi.

Anche quest’anno, nel periodo post-vacanziero, i nostri feed di Instagram e di TikTok si sono riempiti di contenuti dedicati alla stagione autunnale e alla serie ormai di culto “Una mamma per amica” (Gilmore Girls).

Scritta e prodotta da Amy Sherman-Palladino, le protagoniste sono Lorelai Gilmore (Lauren Graham), madre single di trentadue anni, e sua figlia Rory (Alexis Bledel), di sedici anni. Vivono da sole nella fittizia cittadina di Stars Hollow (il padre di Rory è assente, mentre la relazione con i facoltosi genitori materni verrà faticosamente ricostruita nel corso degli episodi) ma la loro vita è tutt’altro che triste e monotona.

Trasmessa in Italia per la prima volta nel 2002, la serie tv è diventata un vero e proprio trend: un espediente per celebrare l’arrivo dell’autunno cucinando le stesse ricette presenti nel telefilm, imitando gli outfit e lo stile di vita delle protagoniste, trasformandola in un vero e proprio culto stagionale.

“Gilmore Girls” come trend culturale

Dopo più di vent’anni, “Una mamma per amica” si è guadagnata lo statuto di serie cult, tanto da venire considerata il “Piccole Donne” delle Millennial. Se questa definizione può sembrare azzardata, i numeri parlano chiaro. Secondo un’analisi di Vulture, nelle sette stagioni compaiono 339 libri, 168 programmi televisivi, 284 film, 359 artisti musicali e ben 396 canzoni.

Non a caso, il critico Ken Tucker ha scritto che la serie è per la cultura pop quello che l’Ulisse di Joyce rappresenta per la letteratura: un flusso di coscienza fitto di rimandi e allusioni che richiede allo spettatore complicità e una discreta capacità di attenzione.

Citazioni, musica e cameo che parlano a più generazioni

La stessa sigla è un riferimento colto e in qualche modo affettivo per tutte le fan. “Where You Lead” di Carole King, reinterpretata insieme alla figlia Louise Goffin, è un gesto che richiama il cuore del racconto, il legame madre-figlia. E poi ci sono Jon Hamm prima del suo ruolo in “Mad Men”, le Bangles, Christiane Amanpour e altri personaggi più o meno famosi che arricchiscono la serie di cameo.

Indimenticabile è il riferimento a Paul Anka, un buffo Pastore Polacco di Valle che Lorelai decide di adottare e battezzare con il nome del celebre cantante, dando vita a uno degli abbinamenti più eccentrici e memorabili del telefilm.

Appare anche la cantautrice Sam Philipp, che ha composto i celebri “la-la’s”: brevi stacchi musicali, a metà tra sospiri e note, che accompagnano le scene come un sottotesto emotivo. Oggi le fan si divertono a catalogarli, reinterpretarli e usarli come colonna sonora dei propri contenuti digitali.

Internet prima di internet

“Gilmore Girls” era un laboratorio di meme e citazioni prima che i social esistessero davvero. Un contenitore di estetiche e di reference che ha offerto a milioni di spettatrici un linguaggio comune, quasi un codice segreto capace di unire chi ne condivideva le chiavi di lettura.

Forse è proprio questa la sua eredità più duratura: l’essere diventato un rifugio per una generazione cresciuta tra vita frenetica, individualismo e burnout.

Immagine della cittadina di Stars Hollow dall'alto

Vita lenta: un invito a rallentare senza smettere di crescere

Le fan più accanite definiscono “nostalgia incantata” i sentimenti che provano per il telefilm. Guardando “Gilmore Girls”, non assistiamo soltanto alle vicende delle due protagoniste, ma ci immergiamo in un microcosmo che sembra offrirci un modello alternativo alla vita frenetica di tutti i giorni.

Lo spettatore inizia a provare un desiderio viscerale di fuga in un luogo ameno fatto di vita lenta, maglioni lavorati ai ferri, tazze di caffè caldo, feste di paese, torte appena sfornate.

Stars Hollow: un rifugio dalla frenesia cittadina

Stars Hollow diventa il personaggio invisibile che tiene insieme tutto. Le sue strade ornate di bandiere, il gazebo al centro della piazza, il caffè del burbero Luke sempre aperto, la scuola di danza di Miss Patty, i vicini stravaganti.

Ogni elemento racconta un mondo in cui la comunità conta, in cui i rapporti umani non vengono sacrificati sull’altare della produttività.

Un’economia al femminile

Uno dei motivi per cui la serie ha conquistato tante spettatrici sta nella rappresentazione delle donne. Non troviamo soltanto Lorelai che sogna di aprire la sua locanda e Rory che vuole diventare una giornalista di successo.

A Stars Hollow è possibile trovare una costellazione di figure femminili che gestiscono attività, prendono decisioni, sostengono attivamente la comunità. Miss Patty gestisce la sua scuola di danza, Lane canta in una band, Sookie è una chef di talento e sogna di aprire il proprio ristorante. Persino l’officina di Gypsy è guidata da mani femminili.

L’estetica tra calore e comfort

L’atmosfera di Stars Hollow è costantemente immersa tra l’autunno e l’inverno, il periodo che più di tutti invita a perdersi nella nostalgia e a cercare conforto nella dimensione intima della propria cerchia di affetti.

Attanagliate dalla crisi climatica e da notizie sempre più preoccupanti, isolate nelle nostre città frenetiche e davanti ai nostri computer, inseguiamo la malinconia e la tenerezza di questa serie, che ci mostra una quotidianità quasi priva di complessità e incertezze, alla ricerca della tanto agoniata di vita lenta.

Immagine dell'insegna del Luke's Diner

Un documentario per i 25 anni di “Gilmore Girls”

Non è finita qui. Si intitola “Searching for Stars Hollow” ed è il nuovo documentario, attualmente in lavorazione, annunciato e dedicato ai 25 anni dello show creato da Amy Sherman Palladino. Per celebrarne la portata, Ink On Paper Studios ha annunciato la produzione di un progetto che raccoglie oltre cento ore di girato tra testimonianze inedite, interviste e materiali audiovisivi mai mostrati prima.

Tra i partecipanti figurano nomi molto amati del cast come Kelly Bishop (Emily Gilmore), Jared Padalecki (Dean) e Chad Michael Murray (Tristin), insieme ad altri interpreti e professionisti che hanno contribuito a dare forma all’ecosistema di Stars Hollow.

Non si tratta solo di nostalgia. Il produttore Jim Demonakos ha spiegato che l’intento è restituire l’essenza dello show, quell’equilibrio raro tra ironia, emozione e cultura pop che ne ha decretato il successo e lo ha reso un linguaggio condiviso ancora oggi.

La distribuzione del documentario non è stata ancora confermata, ma è prevista una campagna di crowdfunding per portarlo al pubblico internazionale. Una notizia che scalda il cuore di tutte quelle fan che a 25 anni di distanza non hanno ancora smesso di cercare rifugio a Stars Hollow.

Collage che rappresenta l'estetica della serie Gilmore Girls

Conclusioni

“Una mamma per amica” è un viaggio in una dimensione parallela a cavallo tra un passato idealizzato verso il quale proviamo nostalgia e l’utopia di una comunità corale impossibile da realizzare ai giorni nostri.  

Come le protagoniste, abbiamo bevuto caffè americano da Luke, insieme al quale abbiamo battibeccato con Taylor alle assemblee cittadine. Abbiamo assaporato le delizie della svagata e tenera Sookie, abbiamo saltato e cantato ai concerti di Lane e sorpreso ripetutamente Kirk a dormire nel nostro garage. Per non venire meno alla promessa fatta, siamo andate a cena da Emily e Richard ogni venerdì sera e guardato film sul divano tra Lorelai e Rory ogni sabato.

Anche se adesso siamo più vicine all’età di Lorelai e non a quella di Rory, quello che sappiamo è che Stars Hollow è diventata anche casa nostra, un luogo a cui continueremo a tornare ogni volta che ne avremo bisogno, magari in una malinconica sera autunnale, in preda al desiderio di prendere una pausa dalla vita di tutti i giorni.