Benvenuti e benvenute nella rubrica #meethespeaker, l’occasione giusta per conoscere meglio le professioniste che saliranno sul palco di WomenXImpact il 18, 19 e 20 Novembre al FICO Eataly Bologna e Online.

Ognuna di loro è una grande professionista e in ogni intervista approfondiremo il suo punto di vista su un’ampia varietà di temi che riguardano la loro expertise.

La speaker di oggi è Marilena Hyeraci, avvocata per Delfino Willkie Farr & Gallagher LLP e fondatrice dell’Affinity Network. Con Marilena, abbiamo parlato di etica e senso del giusto, di passione per il proprio lavoro e del bisogno di rendere il diritto accessibile a tutte e a tutti.

Tutte le interviste sono opera di Roberta Cavaglià, contributor per Wired, Linkiesta e Rivista Studio e fondatrice del progetto di divulgazione Flair.

Inizierei con una domanda un po’ “trabocchetto”: cosa volevi fare da grande, quando eri piccola? E quando sei uscita dall’università?

Quando ero piccola, ogni giorno avrei voluto fare una cosa diversa, dall’astronauta, alla velocista (che vince le Olimpiadi). In effetti, ero incuriosita da tutto quello che mi circondava e trovavo del bello e divertente in tante delle cose che avevo intorno.  

Uscita dall’università, avevo un grande desiderio: quello di  lavorare in un contesto internazionale, misurarmi con persone diverse da me, per formazione e cultura. Avevo avuto l’occasione di studiare all’estero  durante l’università, prima a Barcellona e poi a Dublino. Il contesto internazionale che cercavo di rivivere l’ho poi ritrovato dopo la laurea, nelle esperienze di lavoro fatte all’estero, a Parigi e a Strasburgo, e in Italia, nelle società multinazionali clienti  che abbiamo assistito e negli studi legali americani con cui ho collaborato.  

Di lavoro, sei avvocata: come nasce la tua passione per la legge? Di cosa ti occupi in particolare e perché?

Il senso delle regole e del ‘giusto’ fa parte del mio carattere. Quando ero piccola chiedevo ‘perché’ su ogni cosa mi venisse detta, e se la risposta non mi convinceva, se non era ‘giusta’ per me, la catena dei ‘perché’ continuava. Probabilmente sono avvocata per questo senso intimo di giustizia; con il mio lavoro, nel mio piccolo, cerco di rendere le leggi ‘giuste’, nel senso di credibili e applicabili per chi mi chiede assistenza, le spiego, a modo mio e in considerazione dell’interlocutore.    

Mi occupo di penale societario, di compliance e di privacy. Sono tre ambiti del diritto strettamente collegati tra loro. Non attengono (solo) alla legge e al diritto, ma sono efficaci solo se ‘calati’ nella cultura delle persone e nel modo di fare business delle aziende.

Credo che tutti al giorno d’oggi dovremmo avere delle nozioni di base sui nostri diritti alla protezione dei dati personali, di etica e compliance in senso ampio, delle buone prassi nazionali ed internazionali sul modo di fare impresa. Dovrebbero fare parte del sistema di gestione di qualunque realtà, soprattutto in un ecosistema fortemente digitalizzato come quello attuale e del futuro. Raccontare in modo semplice e chiaro per tutti, anche ai più giovani, e  non solo per gli addetti ai lavori, i principi di base di questa parte del diritto ed in particolare alla protezione dei nostri dati personali e dei rischi anche penali collegati, secondo me è fondamentale, soprattutto per i tempi ‘ad alto rischio tecnologico’, come li chiamo io, in cui viviamo.  

Sei la fondatrice dell’Affinity Network: come è nata l’idea di queste rete al femminile? Qual è il suo obiettivo? Chi collabora con te? Cosa vedi per questo progetto nei prossimi anni?

L’Affinity Network è nato dall’idea ed esigenza di parlare degli ostacoli che le donne incontrano per fare carriera nel mio settore, sulla base di alcune richieste specifiche che avevo ricevuto dalle giovani praticanti dello studio dove lavoravo qualche anno fa. 

Si tratta di ostacoli non solo esterni, ad esempio dell’organizzazione, ma spesso interni, cioè limiti che ciascuna di noi si dà, alcune volte senza nemmeno rendersene conto. C’è ancora molta ritrosia in Italia a parlare di queste cose, soprattutto in settori ancora molto ‘maschili’ come quello legale. 

L’obiettivo dell’Affinity Network è darci una occasione per riflettere e confrontarci su questi temi, creare un momento di formazione e crescita. Negli anni abbiamo organizzato eventi formativi con coach specializzati, incontri con role model. Il focus è sulle donne, ma abbiamo pensato ad alcuni momenti formativi anche estesi ai colleghi uomini.

Durante il 2020, non avendo potuto organizzare eventi di persona a causa del Covid, abbiamo ‘inventato’ una nostra newsletter per raccontare al nostro network quello che secondo noi è importante non passi inosservato, con un focus sulle donne nel mondo del diritto. Ad esempio abbiamo ricordato la giudice della Corte Suprema statunitense, Ruth Bader Ginsburg, scomparsa qualche mese fa, che da neolaureata non riusciva ad essere assunta da nessuno studio legale, perché donna; abbiamo condiviso uno studio sul linguaggio utilizzato nelle sentenze italiane e dai giornalisti, che evidenziava una seconda vittimizzazione della donna parte offesa, nonché la rappresentazione stereotipata della donna e delle relazioni di genere. Abbiamo celebrato Kamala Harris, prima donna, prima asiatica e prima donna di colore, vicepresidente degli Stati Uniti e con lei le 141 neoelette al Congresso (un record storico), e Marta Cartabia, prima Presidentessa della Corte Costituzionale italiana. 

Il nostro Affinity Network coinvolge le colleghe donne dello studio e le colleghe che lavorano con noi, ma dall’altro lato del tavolo, nostri clienti e partner commerciali. Dal punto di vista più strettamente organizzativo sono coadiuvata dalle colleghe Virginia Putortì e Sara Artelli, che si sono appassionate ai temi e rappresentano un ponte fondamentale per raggiungere le giovani generazioni e coloro che si sono da poco affacciate al mondo del lavoro. 

Per i prossimi anni vedo tante novità, il digitale accorcia le distanze e consente di fare in modo che idee e progetti lontani geograficamente insieme creino qualcosa di nuovo. Nella nostra realtà, l’Affinity Network si evolve con noi e rispecchia quello di cui noi abbiamo bisogno, quindi continueremo nella strada che abbiamo intrapreso, cogliendo le sfide che la storia che viviamo ci pone. Personalmente ho seguito tanti corsi di formazione su questi temi: prima non mi accorgevo di quanto fossero vere certe circostanze che sentivo raccontare, di quanto anche io senza accorgermene portassi avanti tanti stereotipi, che ho imparato con il tempo a decodificare. 

Se ci fermiamo a pensare, e diamo il vero nome alle cose – stereotipo o pregiudizio ad esempio – per noi donne, che spesso ne siamo vittima, è più facile affrontarli. La consapevolezza è fondamentale. E se qualcuno ha vissuto quella situazione di persona e ce lo racconta prima che noi ci troviamo a doverla affrontare, sappiamo rispondere e reagire in modo più adeguato. In sostanza se siamo ‘preparate’, è tanto di guadagnato, in termini di tempo ed energie. L’obiettivo del nostro Affinity Network è lavorare su questo e dall’altro lato valorizzare in cosa noi donne facciamo la differenza.   

Cosa diresti alla te di dieci anni fa? E alla te del 2031?

“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” questo mi ripeteva spesso mia nonna, quando le raccontavo cosa mi avevano detto gli altri contro un mio pensiero o idea, per giustificare il suo incoraggiamento ad andare avanti, senza pensare a loro. E questo direi alla me di 10 anni fa, così come alla me tra 10 anni. 

Raccontaci perché hai accettato di partecipare a WomenX Impact e perché, secondo te, altre persone dovrebbero farlo. Dacci almeno tre buoni motivi 🙂

Eccoli: condivisione, genuinità, ispirazione. 

Il primo giorno di scuola materna, mia figlia, all’invito delle maestre a scegliere un gioco liberamente, si è seduta al tavolo e ha aperto un laptop giocattolo che si trovava lì e vedeva per la prima volta. Questa cosa mi ha colpita ed al tempo stesso è stata illuminante. 

Ognuna di noi ha e segue dei modelli, più o meno consapevolmente. Questi modelli sono fondamentali nelle nostre scelte e guidano la nostra vita (professionale e non) molto più di quello che pensiamo. Mia figlia mi ha spiegato che non vedeva l’ora di poter ‘giocare’ con quel giocattolo, visto che vedeva me usare il laptop (vero sic!) tutti i giorni. Non concepisce (al momento) il suo futuro senza un lavoro, perché ha visto me lavorare sempre, da quando è nata (anzi fin da quando era dentro di me). 

Ho accettato di partecipare allo WomenX Impact Summit perché lo considero un’occasione straordinaria ed innovativa di condivisione di modelli di leadership e confronto. Consente di ascoltare storie diverse tra loro, per settore, seniority e paese, il che lo rende eccezionale ed unico insieme. 

Il secondo motivo è la genuinità dello WomenXImpact Summit. Di diversity si parla spesso  perché è di moda e gli eventi su questi temi sono a volte ‘pilotati’ da lobby o associazioni di settore. Lo WomenXImpact Summit invece – forse proprio perché nasce dall’idea di una donna imprenditrice italiana trapiantata all’estero, e dal mondo del digital marketing, dei social media, e della tecnologia a cui lei appartiene – dà spazio a personalità in alcuni casi molto giovani, che hanno in comune una leadership nuova, tutta al femminile, e voglia di condividerla, in un’ottica di cambiamento di paradigma in atto, oramai già da qualche anno.     

Infine per ‘ispirarmi’. Alcune volte penso alle donne straordinarie che ci hanno preceduto spianandoci la strada, alla prima donna laureata, alla prima donna che ha votato, ecc., e alle donne straordinarie più vicine a me. La storia ed il racconto aiuta a conoscere e condividere la visione che è stata alla base del cambiamento. Lo WomenX Impact fa raccontare la loro storia alle donne meravigliose che oggi si stanno impegnando in quella stessa direzione. I numeri delle donne nei ruoli di vertice, ancora in percentuale bassissima, dimostrano che c’è ancora tanta strada da percorrere. Il cambiamento è anzitutto culturale. Le istituzioni devono fare la loro parte, con leggi adeguate ad esempio, e dall’altro tutti noi, donne e uomini, ognuno nel proprio piccolo. Le donne certamente devono ancora studiare, formarsi, per arrivare ‘preparate’, per imparare a farsi avanti e fare sentire la loro voce in tutti i settori.

Non esiste una ricetta perfetta di leadership (né maschile né femminile), ma tanti modelli, ed ognuno di noi decide di seguire più o meno consapevolmente, il suo. Dopo il buio del Covid, che ha visto e sta ancora vedendo, tante persone, uomini e donne – molte donne – perdere il lavoro in percentuali purtroppo alte, lo WomenXImpact Summit è certamente un’occasione unica di rinascita e rivalsa. Questo evento con tutte le donne che insieme a me racconteranno la loro visione, testimonierà che maggiore inclusione delle donne nei luoghi di lavoro e nei ruoli di vertice ha un impatto enorme in termini di produttività e innovazione, perché noi donne abbiamo un nostro modo – ‘diverso’ – di vedere, raccontare e fare le cose. 


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