Benvenuti nel format “Meet the Speaker”, un’occasione per approfondire il percorso professionale degli speaker che saranno presenti al WomenX Impact Summit 2023.

Oggi intervistiamo Ilaria Maria Dondi, Giornalista professionista | Direttrice responsabile @ Roba da Donne.

 

 

Ciao Ilaria, parlaci di te: com’è iniziata la tua carriera e quali sono stati gli step che ti hanno portato dove sei oggi?

Di tutte le domande che mi si possono fare, questa per me è sempre la più difficile. 

La sintesi estrema è quella che si può mettere in una qualsiasi bio: dopo la laurea in Lettere mi sono specializzata in Teorie e tecniche di comunicazione presso l’Università degli Studi di Padova, quindi in Digital e New Media presso la 24ORE Business School di Milano. Ho collaborato con vari quotidiani e periodici e, dal 2007, ho iniziato a occuparmi di comunicazione digitale e, nel 2015, a collaborare con Roba da Donne.

Oggi sono giornalista professionista e, dal 2017, direttrice responsabile di Roba da Donne, testata giornalistica online che si occupa di raccontare l’attualità e fare intrattenimento e divulgazione attraverso lenti femministe e inclusive. In particolare, io mi occupo di femminismi, parità di genere, giornalismo inclusivo e gender studies.

La realtà è che dietro il curriculum di ogni professionista ci sono fallimenti, incontri, inversioni di rotta, aspirazioni, frustrazioni… Forse è quella la parte più interessante delle nostre bio, anche professionali: quella che nei curricula non entra mai. Su questo la poeta polacca e Nobel per la Letteratura nel 1996, Wislawa Szymborska, ha scritto la poesia Scrivere un curriculum, che ogni HR e, in generale, ogni professionista dovrebbe a mio avviso tenere sulla scrivania e rileggere di tanto in tanto. 

Se posso, quindi, vorrei sottolineare qui tre cose a cui tengo molto, anche se non sono propriamente il mio lavoro, intesa come fonte di reddito.  Sono tra le firmatarie del Manifesto #ANCHEAME, e Co-Founder del movimento omonimo contro la violenza ginecologica ed ostetrica. Ho una newsletter che parla di diritti riproduttivi, che sono (anche) diritti a non riprodursi, e si chiama ‘Rompere le uova’. A gennaio 2024 uscirà per Einaudi il mio saggio su questo tema. Il risultato di un lavoro di più di 5 anni.

 

Come pensi che l’educazione e la sensibilizzazione possano contribuire a promuovere la parità di genere?

Penso che l’educazione sia tutto. Senza non esiste nessun discorso sulla parità di genere, né esiste la possibilità di colmare il gender gap. Il Global Gender Gap Report 2022 ci dice che, di questo passo, serviranno almeno 132 anni per raggiungere la piena parità tra uomini e donne. E se da una parte è un processo che può essere accelerato, dall’altro può essere rallentato o addirittura bloccato. Lo abbiamo visto accadere in pandemia, ma anche in ogni zona in cui conflitti e politiche conservatrici hanno cancellato o messo in dubbio diritti che sembravano acquisiti. Succede sempre e soprattutto con i diritti delle donne, specie con quelli riproduttivi ma non solo. Non a caso il tema del mio speech a WXI 2023 sarà proprio Non è un lavoro per (potenziali) madri.

Cosa c’entra l’educazione con questo? Tutto. Il punto è che la discriminazione di genere è culturale. Risiede nell’educazione che riceviamo sin da bambine per diventare madri e moglie, anche quando magari mogli o madri non saremo mai. 

Nel suo libro iconico, Elena Gianini Belotti, mancata lo scorso anno, illustra in modo chirurgico “L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita”. 

A livello professionale, io ricordo sempre che l’articolo 37 della Costituzione italiana chiarisce che “le condizioni di lavoro [della donna] devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. 

Una nuova educazione, un nuovo sistema di valori, sono l’unica via possibile a una reale parità. Nel frattempo, possiamo attuare policy aziendali e misure tampone più o meno virtuose.

 

Hai avuto mentori o figure di riferimento che ti hanno ispirato o supportato nel tuo percorso professionale? Se sì, in che modo hanno influenzato la tua crescita?

All’inizio ho avuto figure di riferimento o mentori che erano esattamente le figure maschili e maschiliste idolatrate nel mondo del giornalismo che, come tutti i luoghi di potere, è stato a lungo ed è ancora una roccaforte patriarcale. Come la maggior parte delle donne della mia generazione (sono nata negli anni Ottanta, cresciuta nei Novanta, ed entrata nel mondo del lavoro negli Zero), ho pensato a lungo che l’unica via possibile per diventare una brava giornalista fosse quella di scimmiottare gli uomini e il sistema di valori maschilisti del giornalismo. Diciamo che queste figure hanno influenzato la mia crescita perché un conto è partire da un’educazione (per tornare a quello che si diceva prima) che ti valorizza, un conto è doverti fare strada tra il paternalismo e il maschilismo di un ambiente di lavoro, oltre a dover decostruire il mio stesso maschilismo introiettato. È stato, e in buona parte è ancora, un percorso a ostacoli. Un stesso campionato, in cui però i colleghi corrono i 100 metri, io e le colleghe i 200 siepi. 

 

Quali vantaggi vedi nella condivisione di conoscenze all’interno di una community come WXI?

Per riprendere la metafora che ho appena usato, credo innanzitutto che condivisioni di questo tipo servano a far sì che le colleghe più giovani possano correre in un campionato più equo, e quindi raggiungere anche risultati migliori senza dover pagare un prezzo elevato o elevatissimo – in termini economici, ma anche di giudizio, stigma, carico professionale e personale – che agli uomini non viene richiesto.

Significa fare cultura, quindi, di nuovo, educazione. L’idea di poter essere parte attiva di un cambiamento necessario, ma ancora troppo lento e doloroso, a un certo punto credo diventi più importante della tua singola carriera, dei tuoi propri obiettivi. Fare parte di una community ti dà una visione a lungo raggio, uno scopo a lungo, lunghissimo tempo, che va oltre la tua personale aspirazioni e le umane competizioni.

In tutto questo, ovvio, c’è poi la componente delle opportunità, che nascono quasi sempre da incontri, sinergie e comunioni di intenti, di cui community come WXI sono catalizzatori naturali.

 

Per ascoltare lo speech di Ilaria, non perdere l’occasione di partecipare al WomenX Impact Summit 2023.