Benvenuti nel format “Meet the Speaker”, un’occasione per approfondire il percorso professionale degli speaker che saranno presenti al WomenX Impact Summit 2023.

Oggi intervistiamo Bruna De Palo, Neuroscience-based Executive, Team & Career Coach, PCC.

Bruna De Palo

– Ciao Bruna, raccontaci qualcosa di te: com’è iniziata la tua carriera e quali sono stati gli step successivi del tuo percorso professionale?

È iniziata con una non-scelta! Avevo 20 anni ed un enorme bisogno di indipendenza quindi non mi sono fatta domande e saltai sul primo treno disponibile: finii, con mia gran fortuna, nel mondo dell’informatica. Grandi benefits, colleghi eccezionali, buon salario…presto però intuii che tutto questo si stava trasformando in una “gabbia dorata”, così dorata che non riuscivo nemmeno ad ipotizzare di lasciarla. 

Eppure tutti i giorni guardavo fuori dalla finestra sentivo che c’era vita là fuori, ma che io non potevo afferrarla perché ero chiusa tra quelle mura, dove oggi è uguale a ieri e a domani pure. Mi chiedevo spesso: Ma è davvero tutta qui la mia vita?

Col mutuo da pagare cambiare non era un’opzione. Per cosa poi? Sapevo fare solo quello. 

Solo dopo anni ho capito qual era il problema: in quell’ambiente mancavo IO. L’informatica non era il mio elemento pertanto lì non avevo modo di esprimere me stessa. I miei talenti, i miei valori, le mie convinzioni erano altre. Ecco da dove veniva quell’enorme frustrazione… senza potermi esprimere stavo dimenticando anche chi ero e lavoravo più come uno  Human Doing che lo Human Being che invece sono. 

Quando me ne sono resa conto sono letteralmente scappata a Londra, nella speranza che lontano dal mindset che mi aveva intrappolata in quel circolo vizioso potessi riconnettermi con me stessa e capire quale fosse la mia missione. 

E cosi è stato, non senza drammi, paure e resistenze. In questo viaggio nel trovare la mia missione ho capito che l’unico modo per sentirci vivi sul lavoro è trasformare il posto di lavoro in una piattaforma in cui, lavorando, onoriamo i nostri valori, esprimiamo i nostri doni, la nostra visione del mondo e tutto ciò che ci rende degli Human Beings.

Questa consapevolezza (racchiusa nel concetto “bring who you are into what you do” che è alla base del mio lavoro come coach) mi ha finalmente mostrato quale fosse la mia missione e mi ha dato la forza per fare un cambio a 360 gradi.

Oggi nel mio lavoro come Neuroscience-based Executive Coach, esprimo me stessa al 100%. In quello che faccio, e in come lo faccio, c’è Bruna. Non solo le sue skills. 

E fa una differenza enorme, non solo per me, ma soprattutto per i miei clienti, che beneficiano della mia energia, del mio intuito, della naturalezza con cui li sprono ad espandere la loro consapevolezza. 

– Com’è cambiato l’approccio generale allo studio del cervello nel corso degli anni?

Negli ultimi due decenni l’avanzamento della tecnologia ha portato ad enormi passi avanti nella comprensione delle funzioni cerebrali. L’introduzione di tecniche di imaging non invasive ha letteralmente rivoluzionato lo studio del cervello.

Mentre prima la nostra conoscenza si basava sull’osservazione dell’essere umano, oggi possiamo vedere in tempo reale cosa succede nel cervello in risposta a determinati stimoli.

Questo ha fatto sì che tante credenze del passato siano state smontate, sebbene alcune siano dure a morire, come ad esempio l’idea che l’emisfero sinistro si occupi di logica e quello destro di creatività! 

Inoltre oggi ci si concentra di più su processi mentali superiori come l’attenzione, la memoria, il linguaggio e la percezione e si cerca di comprendere come sono rappresentati e elaborati a livello cerebrale, considerando il cervello come un insieme di reti che collaborano tra loro continuamente

Un altro importante passo avanti è avvenuto nell’integrazione della neuroscienza con discipline diverse, come la psicologia, la biologia molecolare, la genetica e l’informatica, ampliando la comprensione dei processi cerebrali.

Una delle scoperte che ha riscosso più successo tra i non addetti ai lavori è la plasticità cerebrale (neuroplasticity), ovvero la capacità del cervello di cambiare e adattarsi. 

Comprendere questa capacità significa aprirsi al cambiamento, abbracciare l’idea che sia possibile, a qualsiasi età, cambiare, e che quella che proviamo è resistenza sì, ma non incapacità di cambiare. L’impatto che questa consapevolezza ha sulla vita delle persone è fenomenale tanto da cambiare l’approccio di molti alla vita stessa.

– Quali sono le tue speranze o aspettative per il futuro delle neuroscienze e in che direzione pensi che si svilupperà il settore?

Personalmente mi occupo di portare la conoscenza del funzionamento del cervello nelle aziende con l’obiettivo di aiutare le persone a capire meglio se stesse e come svolgere al meglio il proprio lavoro facendo leva sulle loro funzioni cerebrali.

La mia speranza è quindi che quante più persone possibili (soprattutto leader e, in generale, tutti coloro che sono genitori) possano avere accesso a questa consapevolezza.

Una cosa è certa: quando i miei clienti comprendono il funzionamento del loro cervello e in generale del proprio corpo, sono più facilmente in grado di controllare e cambiare il proprio comportamento. Sono più dedite al lavoro su se stesse e in generale più positive al riguardo perché sanno esattamente cosa stanno facendo e perché, dandogli una marcia in più in termini di motivazione e commitment. 

– In qualità di Career Coach, in che modo aiuti i tuoi clienti ad identificare i loro obiettivi di carriera e a sviluppare un piano d’azione per raggiungerli?

Il concetto fondamentale su cui il mio approccio si basa è che non dovremmo perseguire la felicità sul lavoro, concetto vago e poco sostenibile. Per definizione la felicità fluttua, dovremmo pertanto aspirare a sentirci vivi sul lavoro, a provare un “sense of aliveness”.

Il motivo? Quando ci sentiamo vivi siamo meno esposti al bello e brutto che ci circonda, siamo in pace con noi stessi qualunque cosa succeda, ma soprattutto ci sono tre aspetti che mi preme chiarire (ne parlo nel mio talk e workshop at WomenX Impact 2023 infatti).

Quando ci sentiamo vivi sul lavoro:

  • La nostra salute ne beneficia,
  • Alcune funzioni chiave del nostro cervello sono enfatizzate (ad esempio la memoria, le funzioni cognitive, il senso di collaborazione, l’intuito etc…)
  • Contribuiamo a rendere il mondo un posto migliore.

Per cui prima di parlare di promozioni, mercato del lavoro e obiettivi di carriera, porto i miei clienti a fare un viaggio bellissimo dentro loro stessi in cui scoprono chi sono davvero, come funzionano e qual è il loro elemento.
Tutto questo si trasforma poi in una “bussola” che ci dice quale ruolo, quale azienda, quale goal sia quello giusto per sentirsi vivi al lavoro, dare il meglio e godersi il percorso.

Il punto qui è conoscere se stessi per poter fare scelte in cui ci si possa esprimere e rimanere fedeli a se stessi. Come si può essere autentici, se non sappiamo davvero chi siamo, in cosa crediamo, come funzioniamo e cosa è davvero importante per noi?

E il successo? Quello vero, quello sostenibile, è dato dall’allineamento tra chi siamo, cosa e come lo facciamo. 

Seguendo questo metodo, ovvio ma affatto scontato, onoriamo la nostra vita e la nostra salute fisica e mentale. Smettiamo di lavorare come Human Doings e torniamo a vivere come Human Beings.

Questo è il mio desiderio più profondo per tutti noi e le generazioni a venire. 

Per ascoltare lo speech di Bruna, non perdere l’occasione di partecipare al WomenX Impact Summit 2023.