Spesso criticata dai movimenti animal-free, la pelle rappresenta in realtà uno dei più antichi e virtuosi esempi di economia circolare.

Fin dalle prime civiltà, l’uomo ha compreso l’importanza di valorizzare questo sottoprodotto dell’industria alimentare, trasformando quello che altrimenti sarebbe un rifiuto in un materiale pregiato e durevole. Questa pratica, perfezionata nel corso dei millenni, si è evoluta fino a diventare un modello di riferimento per la moderna economia circolare.

Il recupero e la lavorazione delle pelli grezze rappresentano un contributo significativo alla sostenibilità ambientale globale. A livello mondiale, il settore conciario recupera annualmente oltre 8 milioni di tonnellate di pelli grezze, prevenendo l’emissione di circa 5 milioni di tonnellate di gas serra con un impatto equivalente all’impatto di oltre un milione di automobili.

L’eccellenza italiana nella sostenibilità conciaria

L’industria conciaria italiana si è affermata da tempo come leader indiscusso nel panorama mondiale, rappresentando in termini di valore circa il 65% della produzione europea e il 25% di quella globale.

Questa leadership non si limita ai volumi produttivi, ma si estende all’innovazione e alla sostenibilità ambientale. A partire dai primi anni del nuovo secolo, il settore ha infatti intrapreso un percorso virtuoso di miglioramento continuo delle proprie performance ambientali. Una capacità di innovare e implementare soluzioni sostenibili che ha permesso al settore della pelle di superare il retaggio negativo del passato, posizionandosi come una best practice a livello globale.

 

Innovazione nei processi produttivi

Le moderne concerie hanno rivoluzionato i processi tradizionali attraverso l’implementazione di tecnologie all’avanguardia.

I sistemi di dosaggio automatico dei prodotti chimici hanno permesso di ridurre significativamente gli sprechi, mentre il monitoraggio in tempo reale dei parametri ambientali garantisce un controllo costante dell’impatto delle lavorazioni. I sistemi di recupero e purificazione dell’acqua, risorsa fondamentale nel processo di concia, permettono oggi di riutilizzare fino al 95% dei volumi impiegati (dati UNIC).

L’integrazione di impianti fotovoltaici consente di coprire una porzione significativa del fabbisogno energetico degli stabilimenti, mentre l’introduzione di concianti vegetali innovativi si sta gradualmente affiancando ai tradizionali agenti chimici.

Si esplorano inoltre nuovi prodotti realizzati a partire da materiali rigenerati. Un esempio è il progetto REVIVA di Gruppo Mastrotto (primo produttore italiano per fatturato): un materiale brevettato che nasce dal riutilizzo degli scarti della pelle, trasformandoli in un nuovo materiale circolare per il mondo del fashion​​.

La circolarità estesa: valorizzazione dei sottoprodotti

L’industria conciaria moderna ha sviluppato un sistema articolato di recupero e valorizzazione dei sottoprodotti che va ben oltre la semplice lavorazione della pelle. Il collagene estratto durante il processo trova applicazione nell’industria farmaceutica e cosmetica, mentre le proteine trovano impiego nella produzione di mangimi e fertilizzanti per l’agricoltura.

A livello nazionale, il 78% dei rifiuti derivanti dai processi produttivi è destinato a recupero, una percentuale che in alcuni casi raggiunge anche livelli più alti (in Gruppo Mastrotto il dato supera il 92%).

La concorrenza dei materiali alternativi

Il confronto con i materiali alternativi rappresenta una delle sfide più significative per il settore. Tuttavia, un’analisi approfondita rivela moltissimi vantaggi sostanziali della pelle in termini di sostenibilità.

I materiali sintetici, spesso presentati come alternative “etiche” alla pelle, sono solitamente realizzati a partire da polimeri derivati dal petrolio, come il PVC o il poliuretano, materiali non biodegradabili e con un impatto ambientale elevato​​. Con una vita media di utilizzo che supera i 20-30 anni, la pelle si dimostra inoltre nettamente superiore ai materiali sintetici, che spesso non superano i pochi anni di durata portando a una maggiore produzione di rifiuti​. La pelle è inoltre un materiale a base organica, rinnovabile e biodegradabile. Tutte caratteristiche che le fibre sintetiche, provenienti da fonti fossili, non possono ovviamente vantare.

Negli ultimi anni, il mercato ha visto l’emergere di materiali alternativi a base vegetale ricavati da scarti dell’industria alimentare come vinacce, ananas, funghi e mele, che rappresentano certamente un’interessante direzione di ricerca. Tuttavia, è importante notare che questi materiali richiedono l’utilizzo di leganti e finiture sintetiche per raggiungere caratteristiche prestazionali comparabili a quelle della pelle, compromettendone parzialmente il profilo di sostenibilità. Inoltre, la loro produzione su scala industriale è ancora limitata e la durata nel tempo è spesso molto breve.

La pelle mantiene quindi un vantaggio competitivo significativo in termini di prestazioni, durabilità e circolarità rispetto a tutte le alternative disponibili sul mercato.

Conclusioni e prospettive

L’industria conciaria rappresenta un caso esemplare di come tradizione e innovazione possano combinarsi per creare un modello di produzione sostenibile. La continua ricerca di soluzioni innovative, unita a un impegno concreto per la riduzione dell’impatto ambientale, sta trasformando questo settore millenario in un paradigma di economia circolare moderna.

È fondamentale che il consumatore finale riceva informazioni trasparenti e corrette sui benefici reali della pelle rispetto ai materiali sintetici, spesso erroneamente pubblicizzati come più ecologici​​.

Il futuro della pelle è circolare, e l’industria conciaria italiana ne è il protagonista indiscusso.

-Articolo powered by Gruppo Mastrotto sponsor di WomenX Impact Summit 2024.