Erika Cecchini vi dà il benvenuto nella rubrica Sinapsi!
Quando ci mettiamo alla prova con qualcosa di nuovo o riceviamo stimoli attraverso i sensi, nel nostro cervello si creano nuove connessioni: le sinapsi. Ogni volta che ripetiamo un’azione, queste connessioni si rafforzano, ampliando la nostra rete di conoscenze ed esperienze.
Proprio come le sinapsi, questa rubrica vuole creare collegamenti tra idee, esperienze e nuove prospettive. Parleremo di empowerment, di crescita personale e professionale.
Siete pronte a mettervi in gioco?
Il termine “network” è entrato nel linguaggio comune diversi anni fa. Se ne sente parlare soprattutto in ambito social, media e marketing, ma cosa significa veramente? Deriva dall’unione delle parole inglesi “net” (rete) e “work” (lavoro), indicando una rete di relazioni. Il networking non è limitato all’ambito puramente lavorativo né può essere ridotto alla semplice “vendita di se stessi”: va inteso come una rete di connessioni tra persone, in cui si costruiscono legami con intenzione, cura e gentilezza.
Perché il network conta più di quanto pensiamo
Mark Granovetter, sociologo e autore di “The Strength of Weak Ties”, ha dimostrato che il 66% delle persone trova lavoro grazie alle connessioni personali, di cui:
- solo il 17% tramite relazioni forti (es. amici stretti);
- il 55% tramite contatti occasionali (es. parrucchiera, barista);
- il 28% tramite relazioni con persone che si frequentano raramente.
Il dato più significativo (55%) è che la percentuale maggiore proviene da legami deboli: persone che incontriamo di tanto in tanto, ma che ci mettono in contatto con mondi nuovi. Ne consegue che non bisogna sottovalutare nessun incontro, nemmeno quelli più informali, perché proprio da lì possono nascere opportunità inaspettate.
A conferma dell’importanza del capitale relazionale, un articolo di LinkedIn del 2017 evidenzia che l’80% dei professionisti considera il networking un fattore essenziale per il successo nella carriera. Non solo, nel medesimo, è indicato come nell’anno precedente il 70% delle persone è stato assunto da un’azienda con cui aveva già dei contatti.
Dunque, i dati riflettono quanto oggi il capitale relazionale conti quanto (se non più) delle competenze tecniche.
Networking in presenza o online? La relazione cambia forma, ma non il valore
Anche Forbes ha evidenziato negli anni l’importanza del networking, mettendo a confronto il networking online, con quello in presenza. Già nel 2009 ha rilevato che più di otto leader su dieci ritengono gli incontri faccia a faccia fondamentali per costruire relazioni forti e durature. Oggi, questa percentuale è addirittura cresciuta: nel 2024 la rivista ha riportato una ricerca dell’università di Harvard secondo cui il 95% dei professionisti afferma che gli incontri dal vivo siano cruciali per creare e mantenere relazioni commerciali, mentre l’89% ritiene tali interazioni vitali per la finalizzazione degli accordi.
Tuttavia, il networking online ha ampliato enormemente l’accessibilità: possiamo raggiungere professioniste dall’altra parte del mondo, partecipare a community globali e collegarci a realtà altrimenti irraggiungibili. In questo contesto, il networking non è più solo scambio di contatti, ma un vero e proprio driver di apprendimento, innovazione e benessere organizzativo. Come spiega People Change 360, la modalità di fare rete è diventata “più fluida, gentile e trasversale” rispetto al passato.
Inoltre, in un articolo di aprile 2025, Forbes sottolinea che costruire relazioni intenzionali (circostanza facilitata dall’online) può aprire opportunità, creare collaborazioni trasformative e accelerare il successo professionale.
Il potere della gentilezza nel networking professionale
In uno dei già citati articoli, Forbes sottolinea come il networking con intenzione e gentilezza sia oggi più efficace della mera condivisione di biglietti da visita. Secondo la rivista, è arrivato il momento di spostarci dal networking transazionale a quello relazionale: meno contatti, più connessioni vere.
La gentilezza è infatti l’elemento che tiene insieme tutte le relazioni, professionali e personali.
Un networking gentile si fonda su:
- ascolto attivo;
- reciprocità;
- cura, come ringraziare sinceramente e ricordare piccoli dettagli.
Non si tratta, dunque, di “chiedere” subito, ma di offrire valore con autenticità. Le relazioni più solide non si costruiscono con fretta, ma con fiducia.
In questa prospettiva, Happy at Work conferma che la gentilezza è la strategia di networking più semplice e potente che le persone possano adottare. Inoltre, contribuisce a creare un ambiente di lavoro positivo.
Ogni connessione può fare la differenza
La teoria del mondo piccolo suggerisce che ogni persona è collegata a chiunque altra al mondo attraverso al massimo sei connessioni. Ma secondo uno studio di Facebook, oggi sono sufficienti in media 3,5 gradi di separazione per connettersi con chiunque grazie ai social.
Ciò significa che abbiamo molte più possibilità di quanto immaginiamo di entrare in contatto con persone “chiave” che possono aiutarci a crescere, e che possiamo aiutare a nostra volta. Non sottovalutare la collega, l’ex compagna di studi, la barista del coworking: tutti siamo nodi di una rete più grande, e potrebbe bastare un semplice gesto di gentilezza perché una connessione si trasformi in un’opportunità concreta.
Conclusione: crescere insieme, un contatto alla volta
Il networking non è una mera strategia “da carriera”, ma una pratica di presenza e consapevolezza.
Costruire connessioni significa vedere e farsi vedere, con intenzione e rispetto.
Piccole strategie quotidiane per mettere in pratica questo approccio sono:
- ascoltare davvero quando parli con qualcuno, senza pensare subito a cosa rispondere o ottenere;
- riflettere su cosa puoi offrire all’altro, anziché su cosa puoi ricevere;
- coltivare relazioni anche quando non ti servono per uno scopo immediato;
- ringraziare sempre per il tempo che ti viene dedicato.
Cosa farete per coltivare il vostro network in modo autentico e gentile?