Vi diamo il benvenuto in “Mamme Connesse”, la rubrica curata da Nicole Molteni, dedicata alle donne che hanno saputo riscrivere il proprio equilibrio tra carriera e maternità, grazie al digitale.

Uno spazio autentico dove raccontare storie di mamme che hanno saputo reinventarsi con il digitale. Donne che non si sono arrese ma hanno saputo trasformare una necessità in opportunità, costruendo il proprio percorso professionale, senza rinunciare alla presenza nella vita dei figli.

Quante volte ci chiediamo chi siamo davvero, al di là dei ruoli che ricopriamo ogni giorno?

Per Francesca Gallo questa domanda non è rimasta in sospeso.
È diventata una guida.

Madre di tre figli, professionista, donna empatica e determinata, Francesca ha scelto di ascoltarsi profondamente.

E da quell’ascolto è iniziato un cammino di consapevolezza che oggi è anche il cuore della sua professione: Mental Coach specializzata per donne e per adolescenti.

In questa intervista per la rubrica Mamme Connesse, ci racconta come è arrivata a trasformare una necessità personale in una nuova forma di equilibrio.

Un equilibrio interiore che si è fatto anche digitale grazie a un lavoro che unisce empatia, formazione e flessibilità.

Mental coach al femminile il percorso di francesca gallo

Francesca, chi sei oggi e che direzione hai dato alla tua vita professionale dopo essere diventata mamma?

Oggi sono tante cose e mi piace pensare che sarò sempre più cose.

Essere diventata mamma e aver dedicato tanto tempo all’accudimento dei miei tre figli per tanti anni, in modo direi continuativo, mi ha portata ad un certo punto a mettermi in discussione come DONNA.
Mi sono detta: “Sei una brava mamma, una brava dipendente (riferendomi al mio lavoro principale), ma chi sei oltre a questo?”

Cosa ti piace fare? Cosa ti interessa veramente? Cosa vuoi essere oltre che una brava mamma?

Queste sono le domande che mi risuonavano in testa e qui è venuto meno il mio equilibrio di mamma e lavoratrice a tempo pieno.

Mi sono messa in discussione e dopo un periodo tempestoso ho visto la luce e ho capito chi ero e cosa volevo diventare.
La mia forte empatia e la capacità di connettermi con gli altri mi hanno fatto capire in quale direzione volessi muovermi e in che modo potessi trasformare questi doni in un lavoro.

Quando hai sentito il bisogno di iniziare a formarti nel campo del Mental Coaching, e cosa ha motivato questa scelta?

È nato tutto quando mi sono sentita stufa di cambiare continuamente pannolini.
Mi sembrava che negli ultimi dieci anni della mia vita avessi fatto esclusivamente questo: ovviamente sto un po’ enfatizzando, ma di sicuro avevo dedicato poco tempo a me stessa.

E qui è nata la crisi.
Senza crisi non c’è cambiamento.

Non bisogna avere paura delle crisi perché sono un segnale che qualcosa non va e che è necessario apportare dei cambiamenti.
In quei momenti di difficoltà ho capito che grazie alla mia solarità e alla mia forza, potevo aiutare gli altri.
In tanti mi chiedevano consigli, e vedevo che il mio modo di aiutare serviva.
Mi ringraziavano. E allora mi son detta:  “Perché fare solo volontariato?”

Come sei riuscita a farlo diventare un lavoro?

Ho iniziato studiando psicologia e poi da lì sono approdata al coaching.
Ho trovato questo percorso più concreto e più calzante al mio modo di essere: pratico e concreto.

Mi sono specializzata in coaching al femminile, poi in coaching per adolescenti e infine sono approdata al group coaching.

Come riesci oggi a conciliare il tuo lavoro principale con l’attività di coaching? Sono mondi che si fondono o restano separati?

Il mio lavoro principale è diventato un part time.
Ciò mi permette di seguire bene il mio lavoro principale, il mio essere mamma, il mio lavoro come coach e il mio essere donna.

Mai dimenticare di prendersi tempo per se stesse.
Il primo passo è stare bene con noi.
Il sole siamo noi mi piace dire.
Tutto il resto ci ruota intorno.
Ma per poter dare luce dobbiamo stare bene.

I due lavori non restano separati perché i miei strumenti da coach sono fondamentali nel mio lavoro rivolto alle persone e al sociale.
Strumenti importanti anche per i rapporti di lavoro che curo giornalmente.

Perché il supporto del Mental Coach oggi è importante?

Perché viviamo in una società difficile, in corsa e di corsa.

Siamo soli, piccoli nuclei familiari, dove i nonni ancora lavorano.

Ci arrampichiamo sui vetri per gestire tutto e molte volte ci perdiamo in questo caos. E qui può intervenire un coach che ti aiuta a ritrovare la tua strada.

Ti aiuta a sciogliere il nodo della tua matassa. Ti aiuta a capire quali possono essere i tuoi valori, i tuoi talenti. A capire chi sei e cosa vuoi essere.

Una guida che con i tuoi mezzi, ti aiuta a crescere in consapevolezza. E sapere chi sei, sapere gestire e capire le emozioni che provi, imparare a comunicare con l’aiuto di un coach è un lavoro su se stesse rivoluzionario.

Pensa di accendere una sola lampadina e poi questa lampadina accende un’altra lampadina e via così via,

Ci si riempie di tante lampadine accese. E il mondo cambia.

Che ruolo ha avuto il tuo essere mamma nella tua decisione di cercare qualcosa di più ‘tuo’ sul piano professionale?

Il mio ruolo di mamma mi ha fatto sempre mettere in gioco perché crescere dei figli obbliga al cambiamento e alla crescita continua anche di te stessa.

È stato fondamentale per me essere diventata mamma. Mi ha spinto a mettermi in gioco e a voler capire chi ero oltre a questo.

Il coaching ha aiutato anche te a superare momenti difficili nella tua vita quotidiana di mamma e lavoratrice?

Assolutamente sì, sempre, anche io affronto momenti di crisi, come mamma, come donna, come lavoratrice.

Ma il coaching mi ha dato gli strumenti per attraversare queste crisi ed uscirne ogni volta cambiata e più forte.

Quali strumenti, tecniche o pratiche mentali usi e consigli per non perdere l’equilibrio?

Quando mi trovo in un momento di caos totale mi invito a fermarmi.

“Fermati Francesca altrimenti fai più danni. Respira, rallenta. Fermati. Fai ordine. Stendi una lista delle priorità.

Stai dentro questo disordine e cerca di sentire cosa sta succedendo!”

Scrivete, scrivete e scrivete. Scrivere aiuta a mettere ordine.

A capire quali sono le priorità e quali no. Aiuta tanto. Provate.

Come per la lista della spesa.

Il tuo target sono soprattutto le donne e gli adolescenti: come strutturi il percorso con loro grazie al digitale e quanto questo lavoro arricchisce sia i tuoi clienti che te?

Sì, mi occupo soprattutto di donne e ragazzi.

Di donne perché in quanto donna ho visto le difficoltà che dobbiamo affrontare e quanto la nostra autostima sia ancora bassa e non ci permetta di credere in quei talenti e quei valori che abbiamo e non vediamo.

E io voglio essere un aiuto, un faro che aiuti a portare alla luce i nostri punti di forza. Perché assieme possiamo creare una realtà migliore.

Per quanto riguarda il teen coaching, come madre ormai di tre adolescenti ho visto e toccato con mano quanto il periodo dell’adolescenza non venga affrontato come meriterebbe. Si aspetta che passi.

Quante volte abbiamo sentito dire: “è una fase, ci siamo passati tutti, passerà!”?

E no!! Non deve passare e basta. È una fase fondamentale da seguire.

Con il giusto equilibrio. In questa fase i ragazzi iniziano a disegnare quella che sarà la tela della loro vita. Il loro futuro.

Sono confusi, impauriti, spaventati da questo mondo. Hanno bisogno di buone guide.

Hanno bisogno di persone che li vedano, che li ascoltino, che li guidino e che diano loro la giusta libertà per esprimersi e capire come dipingere la loro tela. La loro tela, che è diversa dalla nostra.

Gli incontri oramai sono quasi tutti online. Diverso dalla presenza perché la percezione può essere diversa.

Un po’ di distanza lo schermo la crea ma si colma tra una seduta e l’altra.

Piano piano diventa tutto più naturale. Si trovano nuove modalità.

Il futuro è anche questo e si cambia.

Per quanto riguarda il mio arricchimento, qualsiasi relazione che nasce in modo empatico e autentico inevitabilmente arricchisce e accresce anche te. “Non si finisce mai di imparare”, come diceva il buon Seneca.

Ho visto che tratti anche il Group Coaching aziendale, puoi spiegarci di cosa si tratta e se anche questo può essere un supporto online?

Sì, con il group coaching in azienda lavoro appunto in gruppo, per ora con le donne che lavorano all’interno di diverse aziende.

Gli argomenti trattati sono tanti:

  • leadership,
  • empowerment femminile
  • comunicazione efficace
  • gestione delle emozioni
  • sindrome di Wonder Woman
  • autostima

Dopo aver concordato gli argomenti con il datore di lavoro e il gruppo con cui lavorare si inizia il percorso. Si definisce l’obiettivo da raggiungere.

E il tutto si svolge in diversi incontri. Uno conoscitivo, poi due/tre incontri in cui si sviluppa l’argomento e poi uno finale dopo qualche mese per verificare che l’obiettivo raggiunto sia mantenuto.

È fondamentale che questo servizio si diffonda all’interno delle aziende. Perché le persone che stanno bene con se stesse possono star meglio anche nel proprio ruolo all’interno del gruppo di lavoro.

Un lavoratore che sta bene lavora meglio e con più motivazione.

Le aziende dovrebbero investire su questo. Un lavoratore che sta bene è un lavoratore motivato.

Quali paure hai dovuto affrontare nel proporti in un nuovo ruolo professionale? E come le hai superate?

Molte paure, come la classica sindrome dell’impostore.

“Forse non sono capace, forse non so, forse è tutto nella mia testa ma non sono così brava… ” Come si supera? Con la pratica, l’azione. Ti devi buttare.

Cresci, impari e dai risultati capisci che hai tutte le capacità per riuscire. Mio padre diceva: “Chi si ferma è perduto!” Sante, sante parole.

Che consiglio daresti a una mamma che sente il bisogno di reinventarsi ma ha paura di sembrare ‘confusa’ o ‘non pronta’?

Mamma ascoltati, se senti questa cosa è perché ne hai davvero bisogno. Se capisci che hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a trovare la tua strada, allora cerca questa persona, posso essere io o un’altra. Ma trovala.

Non avere timore di chiedere aiuto.

Chiedere aiuto non significa essere dei perdenti. Tutti abbiamo bisogno di aiuto. Nessuno si salva da solo! E siamo tutti legati da un filo invisibile.

E ricorda che nessuno può aiutarti se non sei la prima a chiederlo! Nessuno ci legge nella mente.

Tre parole che oggi raccontano il tuo equilibrio tra maternità, carriera e crescita personale.

  1. Coraggio
  2. Equilibrio
  3. Volontà

Volontà di mettersi sempre in discussione e provare sempre nuove cose. La noia mi annoia!

Conclusione

Il percorso di Francesca Gallo non è una fuga da sé, ma un ritorno.

Un ricollegarsi al proprio centro, per poi tendere la mano agli altri. La sua storia ci ricorda che ascoltarsi non è egoismo, ma il primo atto di amore verso se stessi e verso il mondo.

In un’epoca dove tutto corre, Francesca ci invita a rallentare e riconnetterci.

Perché il cambiamento più autentico comincia da lì: da dentro.

Nicole Molteni