Questo articolo fa parte di Pillole di psicologia positiva, una rubrica a cura di Costanza Gallina, Formatrice di Soft Skills e Coach del Potenziale, per diffondere idee e strategie per promuovere il benessere personale e la felicità.

Quando chiedo “come stai?”, non lo faccio mai per rompere il ghiaccio: chiedo “come stai?” perché realmente mi interessa poter conoscere lo stato d’animo dell’altra persona.

Tuttavia, incontro spesso molte persone che sottovalutano questa domanda o che dopo averla fatta non danno importanza alla risposta che ricevono.

Partendo dal “come stai?”, se pronunciato con veridicità, con una coerenza tra ciò che il nostro corpo manifesta e la nostra bocca dice, allora l’altro può comprendere pienamente che si è lì davvero, concentrati e coinvolti, ed eviterà di rispondere con un banalissimo “bene”.

Per comunicare è necessario saper ascoltare: l’ascolto attivo è la capacità di porre attenzione alla comunicazione dell’altra persona, senza giudicare.

Secondo lo psicologo Carl Rogers, solo l’ascolto attivo permette di indurre un cambiamento nella persona con cui interagiamo, predisponendola a uno scambio positivo ed efficace.

L’ABC della comunicazione efficace

La comunicazione efficace è alla base di tutte le relazioni umane e nasce dal principio secondo cui, per interagire con gli altri,  dobbiamo innanzitutto avere l’intenzione di farci capire dalla persona che abbiamo davanti attraverso pensieri chiari e precisi, facendo attenzione a ogni aspetto della trasmissione del messaggio (tono della voce, silenzi, pause, etc.) e al risultato che si ottiene.

Per comunicare in maniera efficace è necessario curare le relazioni con gli altri. Come?

Imparando innanzitutto a riconoscere le proprie emozioni e a gestirle e trasformando i conflitti da distruttivi a costruttivi. Si tratta di competenze che vanno allenate, riconoscendo i propri limiti e provando a superarli.

Ecco quindi sei strategie da utilizzare per comunicare in maniera efficace:

  • Allenare l’ascolto attivo;
  • Sviluppare l’empatia;
  • Saper emozionare il nostro interlocutore durante il passaggio dell’informazione;
  • Mantenere coerenza tra linguaggio verbale e non verbale;
  • Utilizzare lo stile comunicativo assertivo;
  • Creare “rapporti” con il nostro interlocutore.

Se infatti si pretende sempre e solo di avere, di ricevere, le persone tenderanno a stancarsi di noi: ecco perché l’intelligenza emotiva è indispensabile quando si entra in relazione con l’altro.

Cos’è l’intelligenza emotiva?

L’intelligenza emotiva è una soft skill, un’abilità trasversale che diventa fondamentale nel saper costruire relazioni efficaci e positive nel corso della nostra vita e che fa parte di un percorso di sviluppo sano della persona.

Essere emotivamente intelligenti vuol dire riconoscere e gestire le proprie emozioni per poi poter riconoscere e imparare a gestire anche le emozioni delle altre persone.

La persona consapevole sa quali emozioni prova e dunque riesce a orientarsi con più facilità nelle relazioni.

Lo psicologo Daniel Goleman  descrive infatti l’intelligenza emotiva come la “capacità di motivare se stessi, persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo, evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare.”

L’intelligenza emotiva è composta a sua volta da cinque competenze:

  • Consapevolezza: vivere consapevolmente vuol dire cercare di essere consci di tutto ciò che riguarda le nostre azioni e i nostri obiettivi mettendo in atto strategie volte al raggiungimento di essi, al meglio delle nostre capacità.
  • Autocontrollo: saper limitare il bisogno di appagamento immediato e saper agire coerentemente con i nostri obiettivi.
  • Motivazione: comportamento volto a raggiungere i propri obiettivi che soddisfano bisogni di carattere sociale e culturale.
  • Empatia: capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona, capacità di “mettersi nei panni emotivi” del nostro interlocutore.
  • Abilità sociali: realizzare comportamenti finalizzati e adattati al vari contesti in cui ci troviamo.

L’importanza delle soft skills

Le competenze trasversali della persona sono state portate in luce nell’ultimo periodo: solo pochi anni fa le hard skills “la facevano da padrone”.

La nostra vita però è fatta di relazioni, di comunicazione, di emozioni, e allenare tutto ciò ci permette abbracciare il benessere.

Le competenze trasversali ci permettono di arricchire il nostro patrimonio personale con conoscenze, abilità e atteggiamenti che ci consentono di comportarci adeguatamente.

Ribalta il paradigma che ti tiene legato a cosa non funziona e concentrati invece su cosa è per te funzionale e fonte di benessere per attivare quella spirale virtuosa che ti porterà al successo e interrompere la spirale viziosa che non ti permette di spiccare il volo.

Ecco le 11 competenze trasversali individuate dall’Organizzazione mondiale della Sanità:

  1. Saper risolvere problemi
  2. Saper prendere decisioni
  3. Creatività
  4. Senso critico
  5. Autoconsapevolezza
  6. Capacità relazionali
  7. Comunicazione efficace
  8. Gestione delle emozioni
  9. Gestione dello stress
  10. Empatia
  11. Umorismo

In un periodo storico  caratterizzato da incertezza e cambiamenti spesso repentini come quello che stiamo vivendo, le soft skills assumono dunque un ruolo strategico per poter vivere bene, visto che, come teorizzava anche Charles Darwin quasi duecento anni fa:

“Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.”


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