Esperta di community organizing, attivista, modello di leadership al femminile: queste sono solo alcune delle caratteristiche di Federica Vinci, vicesindaca del Comune di Isernia.
Dopo aver vissuto all’estero ed essersi formata nelle migliori università,  è tornata ad Isernia per portare internazionalizzazione e una nuova prospettiva. E per questo, siamo andate ad intervistarla.
Ciao Federica! Innanzitutto, chi sei e cosa fai nella vita?
Mi chiamo Federica Vinci, ho 28 anni, sono isernina, molisana ed europea. Sono la co-presidente di Volt Italia e vicesindaca di Isernia.
Come ti sei avvicinata al community organizing e come questo ha cambiato il tuo approccio alla leadership?
Ho conosciuto il community organizing una fredda sera invernale a Bucarest. Eravamo 80 membri di Volt in una stanza, quando venne a parlare un certo Zack Exley, che poi ho scoperto essere uno dei maggiori esperti di Community Organizing al mondo. Ci spiegò come organizzare le persone per risolvere i loro problemi e creare “empowerment”, quindi dare loro potere anziché soluzioni. Ci fece capire che lavorare con le nostre comunità anziché semplicemente proporgli programmi prestampati avrebbe potuto rendere la politica molto più aperta e partecipativa. Ci disse che il leader non è colui o colei che comanda un branco di pecore, un salvatore o una salvatrice che da soli ci portano verso la luce, ma leader sono coloro che lavorano con le persone per permettere loro di raggiungere i propri obiettivi, insieme.  Me ne innamorai subito.
Da allora il mio approccio alla leaership è cambiato radicalmente: dal voler essere “un faro” ho capito che non c’è niente di più nobile che lavorare dal basso, con le persone, per conoscere il loro potenziale e supportarle nel farle brillare. Allargare la leadership, creare più leader possibili per un cambiamento concreto, questa è la vera rivoluzione.
Come ha influito il tuo essere donna nel tuo percorso, ci sono stati momenti in cui hai avuto problemi?
I problemi, le discriminazioni ci sono state, ci sono e ci saranno sempre. Dal mansplaining, al sentirsi dire che “se non fosse per le quote di genere, tu non saresti dove sei”, ai buffetti sulle guance, alle richieste di fare passi indietro o passi di lato, alle imposizioni di “calmarmi” perché troppo estroversa, troppo giovane, troppo donna, ogni giorno è fatto di tante piccole aggressioni o reminder che sei donna, quasi come fosse un macigno da portare sulle spalle e non una semplice condizione biologica.
Non so se dire che sia mai stato un problema, di certo la differenza si sente, così come si sentono le mille camice in più che devo sudare per dimostrare quanto valgo. Eppure, credo non ci sia modo migliore per combattere le discriminazioni di genere in politica che iniziare a ricoprire quei ruoli che ad oggi sono ad appannaggio esclusivo degli uomini. Mi si dice oggi che suona male dovermi chiamare “vicesindaca”: io rispondo che dobbiamo solo farci l’abitudine, così come dobbiamo fare l’abitudine a vedere più donne in ruoli di potere. La nostra generazione è ancora lontana dal vedere donne a carico di amministrazioni o partiti come normali: siamo le apripista, sarà faticoso, ma è solo così che per le nostre figlie, forse, chiamare una donna assessora o sindaca sarà l’assoluta normalità.
Quale consiglio daresti ad una giovane donna che vuole implementare la propria leadership?
Non avere paura. Mai. Non lasciare che nessuno ti dica quanto tu valga, cosa tu puoi fare, cosa non puoi fare. Non permettere a nessuno di “calmarti” solo perché spaventati dalla luce che hai. Se hai una passione, seguila fino in fondo e lascia che a guidarti sia la speranza del sogno che vuoi realizzare e non la paura di non riuscirci. Noi non abbiamo limiti, se non quelli che ci lasciamo imporre dagli altri. Abbiamo bisogno di coraggio e forza, non siamo sole: se hai dubbi, paure, se stai per fare un passo indietro, fermati, respira e se serve mandami un messaggio su Instagram! Abbiamo bisogno di più donne in qualunque posizione di leadership: sosteniamoci a vicenda e diamoci coraggio, c’è un mondo che ancora non è pronto ma deve imparare ad accoglierci, rispettarci e sta a noi fare sì che ciò accada.
Grazie Federica Vinci per i tuoi consigli! È arrivato il momento delle donne!

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