Negli ultimi anni, la FIFA e la UEFA hanno dato vita a una battaglia per riconoscere il professionismo sportivo delle atlete, imponendo ai club maschili di istituire una squadra femminile e organizzando grandi campagne mediatiche, come dimostra Queens of Football, diffusa celebrare la nuova Champions League Femminile.

Anche le federazioni sportive italiane prevedono di dare il via al professionismo negli sport femminili entro il 31 dicembre 2022.

Ma ti sei mai chiesto perché è così importante riconoscere il professionismo delle atlete?

Ecco 3 motivi per cui il riconoscimento delle pari opportunità nello sport è diventato un obiettivo da raggiungere il prima possibile.

#1 Stop alla fuga di talenti

Gli sport femminili in Italia sono penalizzati a causa di regolamenti obsoleti: proprio per questo molte atlete si trasferiscono all’estero dove il riconoscimento del professionismo sportivo permette di ottenere delle garanzie economiche.

Nel nostro paese infatti gli ingaggi per le atlete sono regolati da accordi di tipo economico stipulati dalle Norme Organizzative Interne della FIGC. Queste norme impongono un limite nella sottoscrizione degli accordi, ad esempio le società di calcio femminile non possono stipulare accordi che prevedono importi superiori a  30.658 euro. Tuttavia, alcune calciatrici possono percepire dei bonus o dei rimborsi legati all’indennità alla trasferta o all’attività agonistica.

La scarsa esposizione mediatica in Italia allontana gli sponsor che non vedono un investimento nello sport femminile a causa della mancanza dei fondi e delle risorse per aumentare il livello delle squadre, che a loro volta non riescono a passare dal dilettantismo al professionismo.

Lo sport femminile negli USA, a causa di questioni sociali e culturali differenti, si trova invece in una posizione più avanzata rispetto a quello europeo. Gli investimenti sono maggiori e lo dimostra il successo che la NWSL e la WNBA, rispettivamente i campionati di calcio e basket femminili, hanno avuto durante il periodo di pandemia, portando la NBA a investire grosse somme di denaro nel basket femminile.

#2 Chiave per l’integrazione sociale

Lo sport è un mezzo di integrazione di genere e culturale utile per abbattere le differenze e promuovere l’importanza della diversità e dell’inclusione.

A tal proposito, Bebe Vio, campionessa in carica di fioretto individuale paraolimpico, ha creato la Bebe Vio Academy in partnership con Nike, organizzata e gestita dall’Associazione art4sport onlus. Questa Academy è nata con lo scopo di promuovere lo sport paraolimpico e di renderlo accessibile a tutte e a tutti.

“Questo richiederà uno slancio culturale, un cambio di mentalità e tanta energia che arriverà soprattutto dai bambini” ha spiegato Bebe Vio durante l’evento di lancio della sua Academy. Infatti, il suo progetto è rivolto principalmente ai bambini con disabilità fisiche, ma anche ai giovani senza disabilità che vogliono mettersi in gioco e sperimentare alcune discipline sportive nella loro versione paraolimpica.

In questo modo, lo sport diventa uno strumento di cambiamento, di integrazione sociale e di educazione molto potente in cui le differenze e le difficoltà vengono meno.

#3 Migliora la leadership

“In questa società non ci si aspetta che le donne possano essere le leader del futuro o le CEO del futuro. Questa narrazione deve cambiare”, ha spiegato Serena Williams, tennista e attivista statunitense in un’intervista per Vogue UK.

Lo sport è un’arma potente perché aiuta le ragazze e le donne ad affermarsi e a crescere più sicure di se stesse e delle proprie capacità.

Quali sono gli atteggiamenti e i comportamenti che lo sport permette di sviluppare per diventare una leader?

  • Fiducia
  • Determinazione
  • Resilienza
  • Determinazione
  • Passione
  • Leadership

Le atlete sfidano i pregiudizi di genere in settori tradizionalmente maschili e sfidano l’atteggiamento più diffuso sulle capacità di leadership delle donne, che spesso non sono considerate in grado di prendere decisioni importanti.

Promuovere le pari opportunità non rappresenta solo un vantaggio per il movimento sportivo, ma per tutta la società: un’occasione per trasformare le differenze in risorse in ottica di partecipazione e cooperazione.

Chiara Russo


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