Vi diamo il benvenuto nella rubrica Warriors, lo spazio del blog ideato e curato da Graziana Gesualdo, dedicato alle donne guerriere, a chi affronta le proprie battaglie con coraggio e determinazione.
Oggi sono felice di intervistare Daniela Demuro, Social Media Specialist e Copywriter freelance, che, dopo aver tanto viaggiato, insieme al suo compagno Antonio ha dato vita al blog “Mindontheroad”, un percorso di crescita personale e professionale che nasce con l’obiettivo di avvicinare le persone al nomadismo digitale.
Ciao Daniela, benvenuta! Grazie per aver deciso di condividere con noi parte del tuo percorso di crescita. Raccontaci qualcosa di te.
«Ciao Graziana, innanzitutto ti ringrazio per avermi dato la possibilità di raccontarmi. Sono Daniela e non mi piace definirmi con una sola parola perché sento di essere tante cose e, soprattutto, sento l’esigenza di non identificarmi con il mio lavoro. Mi occupo di Social Media Marketing, Copywriting e Content Creation, sono una persona molto curiosa, mi piace scrivere e creare e ho tanti interessi che vanno dalla voglia di scoprire il mondo al food, passioni che ho deciso di unire e che oggi sono il mio lavoro.»
Quali sono le sfide più grandi che hai affrontato nella tua vita?
«Ti ringrazio per questa domanda, interessante quanto difficile.
Beh, posso dire di aver affrontato diverse battaglie nella mia vita. La sfida più grande è stata di sicuro far fronte alla morte di mia madre: avevo sei anni quando si è ammalata e ho vissuto tutto il periodo della sua malattia. Essendo molto piccola, è stato difficile dare un nome a quello che sentivo e, nei cinque anni successivi alla sua scomparsa, ho cercato in tutti i modi di metabolizzare il tutto: provavo un senso di solitudine costante e un sentimento di rabbia nei confronti del mondo per quella che, secondo me, era una grande ingiustizia. Questa è stata la prima grande battaglia che ho dovuto affrontare.
Un’altra sfida importante è stata capire chi fossi e cosa volessi fare nella vita. Vedevo gli altri intorno a me avere le idee molto chiare, soprattutto all’università. Quando ho concluso gli studi in Economia e Gestione dei Servizi Turistici, i miei amici erano sicuri della strada che avrebbero intrapreso, mentre io mi sentivo confusa, volevo fare tante cose. A quel punto ho deciso di partire per fare un’esperienza come Au Pair a Londra e andare alla ricerca di me stessa.»
Hai avuto la possibilità di vivere e lavorare in una città poliedrica e multiculturale come Londra. Cosa hai portato con te di ritorno da questa esperienza?
«Londra è la città che mi ha permesso di mettermi in gioco al 100% e di conoscere lati di me che non sapevo di avere. Ho frequentato una scuola internazionale e il confronto con persone provenienti da ogni parte del mondo mi ha dato la possibilità di comprendere quanto sia stimolante e arricchente la diversità, quanto sia bello avere modi di pensare e di vivere diversi.
L’esperienza a Londra mi ha insegnato un’altra grande lezione di vita, ovvero l’importanza di trovare il giusto equilibrio tra vita privata e professionale: la mia host family era benestante e il padre della bambina di cui mi occupavo, investitore bancario, trascorreva la gran parte del tempo in ufficio con il grande rammarico di non veder crescere sua figlia. Questo mi ha portato a fermarmi a riflettere: la carriera è un aspetto molto importante nella vita di una persona, ma è giusto riuscire a trovare un sano equilibrio tra vita personale e professionale.»
Abbandonare la comfort zone e iniziare una nuova avventura, soprattutto all’estero, non è semplice come può sembrare. Ci sono stati dei momenti in cui hai pensato di tornare sui tuoi passi? Su cosa o su chi hai fatto affidamento?
«Sono sempre stata molto determinata e sicura di voler fare questa esperienza, infatti ho iniziato a cercare la mia host family prima di finire gli studi. La mia curiosità è sempre stata il motore delle mie scelte: quando ero piccola ogni estate partivo per un viaggio studio all’estero e questo mi ha dato l’opportunità di interfacciarmi sin da subito con altre culture e con diversi modi di pensare. Ero già stata a Londra e sognavo di tornarci.
Trovare una famiglia non è stato affatto semplice: ho iniziato a cercarla a luglio e l’ho trovata solo a novembre. Quando ho fatto il biglietto e sono partita ero al settimo cielo, ma una volta arrivata a destinazione ho trovato un contesto con mentalità e ritmi molto diversi rispetto ai miei. All’inizio è stato difficile integrarmi, ma non ho mai pensato di tornare indietro. Ci sono stati dei momenti di difficoltà, ma in quei casi cercavo di soffermarmi sul perché fossi lì e su quanto quei “momenti no” potessero darmi la giusta spinta per andare avanti. In più, dalla mia parte, avevo le mie sorelle e le mie amiche che sapevano benissimo quanto questa esperienza fosse importante per me e che continuavano a ripetermi che ce l’avrei fatta.»
Dopo l’esperienza da dipendente, oggi lavori da freelance. Quali difficoltà hai incontrato sperimentando entrambe le tipologie di lavoro e come le hai superate?
«Ciò che mi stava stretto del lavoro da dipendente era dover rispettare determinate regole e non avere un margine di libertà di orari. Questa libertà l’ho trovata nel lavoro da freelance, nel quale sono partita da zero, e qui ho scoperto l’altro lato della medaglia perché questo grande vantaggio porta con sé anche diverse responsabilità.
Il mio primo anno da freelance non è stato una passeggiata: nei primi 10 mesi ho avuto una confusione mentale che non mi ha permesso di dare il giusto spazio alla mia vita privata e la sfida più importante, in questo senso, è stata fare chiarezza e trovare del tempo da dedicare alle mie passioni che mi hanno permesso di dare una svolta al lavoro e quindi alla mia produttività.»
Com’è nata l’idea del blog “Mindontheroad”?
«L’idea del blog è nata un po’ per gioco. Avevo in mente già da tempo di aprirne uno per parlare di imprenditorialità e mindset al femminile, ma questo progetto non è andato in porto. Qualche tempo dopo ho conosciuto Antonio. Quando abbiamo iniziato a pensare all’idea del blog non eravamo ancora una coppia ma avevamo trovato dei punti in comune, tra tutti la voglia di viaggiare e scoprire il mondo. Il blog nasce dalla voglia di raccontarci e di poter essere d’ispirazione per tutti coloro che vogliono intraprendere un percorso di vita anticonvenzionale, in particolare modo per chi vuole diventare un nomade digitale e vivere viaggiando.»
Nella tua “battaglia” al conformismo, ci saranno state delle “armi” imprescindibili, quali?
«La mia “arma” principale è stata ed è l’amore, l’amore per la vita e l’amore che ho riscoperto per me stessa. La morte di mia madre mi ha portato in un primo tempo a volermi autodistruggere perché non riuscivo ad affrontare questo vuoto enorme. Con il tempo sono riuscita a ripartire da me, cercando di cogliere il bello che la vita mi aveva dato.
Altre due “armi” fondamentali sono la gentilezza e la compassione. Dovremmo smettere di giudicare la vita e le scelte degli altri. Sono fermamente convinta, infatti, che fermarsi e cercare di capire cosa sta affrontando un’altra persona ci aiuterebbe a guardare le cose da un altro punto di vista, a rivedere le nostre posizioni. Alcune battaglie purtroppo sono inevitabili, ma se riuscissimo ad essere gentili, in primis con noi stessi e poi con chi ci è accanto, di sicuro le affronteremmo nel migliore dei modi.»
Hai fatto tanta strada per arrivare dove sei oggi e di sicuro il futuro ti riserverà altre avventure entusiasmanti che faranno di te una “nuova” Daniela. Come ti vedi tra dieci anni?
«Sinceramente non saprei darti una risposta. Guardandomi indietro mi rendo conto di come le cose siano cambiate tantissimo già negli ultimi due anni quindi mi risulta difficile immaginarmi tra dieci anni. Sicuramente vorrei essere una persona più forte, mi piacerebbe affrontare la vita con più serenità, godermela, sapendo di aver raggiunto già grandi obiettivi. Mi piacerebbe tanto riuscire a visitare l’Asia e tra dieci anni mi auguro di aver già visitato tutti i continenti. Tra i miei sogni c’è sicuramente quello di crescere molto professionalmente, e perché no, avere una mia attività.»
Se dovessi elencare 5 consigli per chi si trova nella tua stessa situazione, quali sarebbero?
«Il primo consiglio che darei sarebbe sicuramente fermarsi e chiedersi: “chi sono? quali sono i miei obiettivi nella vita? per cosa mi batte davvero il cuore?”
Smettere di paragonarsi agli altri è di sicuro il secondo consiglio che darei e questo vale nell’ambito personale e professionale: ognuno di noi è diverso e ha un percorso a sé, paragonarsi agli altri non ha senso, anzi ci fa male. Piuttosto è bene confrontarsi con se stessi, sfidare i propri limiti e valorizzare le proprie conquiste.
Terzo: coltivare l’amor proprio e apprezzare le piccole cose.
Essere resilienti è un altro grande consiglio che darei perché, dopotutto, i momenti difficili servono per ricordarci che abbiamo sempre qualcosa da imparare.
L’ultimo consiglio, non per importanza, è non perdere mai la speranza: le cose belle, prima o poi, arrivano per tutti.»
Grazie per aver condiviso con noi una parte importante della tua vita, Daniela. Sono certa che il tuo racconto aiuterà moltǝ di noi a sentirsi meno solǝ.
«Grazie a te, Graziana, e a WomenX Impact per avermi dato l’opportunità di raccontarmi. Spero che la mia testimonianza possa essere di incoraggiamento per tante persone.»
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