RUBRICA “SORELLANZA” WOMEN X IMPACT

La rubrica ” Sorellanza” a cura di Alessandra Quaranta, presenta un format di interviste rivolto a professioniste attive nella divulgazione e sensibilizzazione di tematiche inerenti alla parità di genere e all’empowerment femminile, che quotidianamente si impegnano nel far rete e creare una “sorellanza” per progetti di crescita comuni in chiave femminile.

Per il suo essere di ispirazione e la profondità della sua scrittura “femminista”, sono orgogliosa di aver coinvolto in questa intervista la giornalista JENNIFER GUERRA.

 

Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, ha scritto per L’Espresso, Sette, La Stampa, Fanpage e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.

 

Giornalista, scrittrice, attivista di tematiche femministe. Chi è Jennifer?

Sono una giornalista e mi occupo prevalentemente di questioni di genere e femminismo. Non amo definirmi attivista perché non mi piace che si dia a questa parola una connotazione “professionale” e tendo a tenere separato l’attivismo che pratico nella vita quotidiana dal mio lavoro e dalla mia immagine pubblica.

Che significato ha per te la parola “sorellanza”?

Per me significa riconoscersi in una storia comune, ritrovare pezzi di me stessa nelle altre donne.

Ti ricordi quando e per quale “battaglia” hai iniziato ad essere un’attivista per la parità di genere? Non c’è stato un evento scatenante. Il mio interesse per il femminismo è nato spontaneamente ed è stato un avvicinamento graduale, che ha informato la mia vita pian piano.

Quali sono state le risorse (libri, persone) che ti hanno supportato o ispirato nella consapevolezza della parità di genere? Devo molto a un blog che si chiamava Soft Revolution Zine e che mi ha educata a un sacco di tematiche femministe. Era uno spazio pensato per le ragazze, che all’epoca (parlo del 2013-2014) era qualcosa di molto innovativo, mentre oggi può sembrare più scontato. Da lì poi ho cominciato a leggere e studiare il pensiero femminista, partendo dai classici: De Beauvoir, Lonzi, Federici.

Per tua esperienza, in Italia esiste un reale problema di rappresentazione delle donne da parte dei media o è il modello educativo a essere patriarcale e sessista? Secondo me non è tanto un problema di rappresentazione quanto più un problema di accesso ai media: finché le donne che producono cultura e informazione saranno poche e non avranno potere di decidere, la narrazione non cambierà mai, perché sarà sempre esterna, mai autonoma.

Nel tuo percorso da professionista e da attivista, qual è stato il traguardo di cui sei più orgogliosa? Sicuramente la mia inchiesta sul cimitero dei feti, che ha ottenuto l’attenzione della stampa internazionale e ha contribuito a far scoppiare il caso.

 L’essere donna è stato mai un ostacolo nella tua carriera?

Credo di occupare una posizione “fortunata”, perché parlando di femminismo ho il campo abbastanza sgombro dalla competizione maschile. Però essere una donna giovane che tratta questi argomenti non è facile nel mondo del giornalismo italiano, che è ancora molto gerarchico e autoreferenziale. Credo che il problema più grosso per me sia quello della credibilità: spesso ho l’impressione di faticare molto di più nell’essere presa sul serio. Faccio un esempio: nonostante abbia scritto due libri e lavori per importanti testate, c’è chi mi chiama “influencer”, solo perché sono una donna che ha un seguito importante su Instagram. Nessun mio collega giornalista, a parità di follower, viene chiamato influencer.

Ritieni che l’Italia stia cambiando mentalità, riguardo al ruolo della donna in posizioni di vertice, e se sì, in che modo?

Non credo, perché nonostante i cambiamenti dal punto di vista formale (penso alle quote di genere o alla recente legge sul gender pay gap) esistono ancora problemi strutturali che rendono difficile la vita di una donna nel mondo del lavoro in ogni momento della sua carriera, a prescindere dalla posizione occupata. A questo si aggiungono stereotipi culturali duri a morire, come il fatto che le donne siano incapaci di collaborare fra di loro o che siano poco autorevoli.

Qual è il messaggio più potente che vorresti arrivasse alle donne che ci leggono?

Che è importante lottare per realizzare i desideri di tutte, anche quando non corrispondono ai nostri.

Women X Impact Challenge: indicaci 3 attiviste che secondo te possono essere un modello per la nostra community Women x Impact da taggare e invitare nelle prossime interviste!

Selena Pastorino (filosofa, @ selena_pastorino), Elisa Belotti (giornalista, @_elisabelotti), Silvia Semenzin (sociologa, @silviasemenzin_).

 

Grazie Jennifer per il tuo contributo alla nostra community Women X Impact!

Alessandra Quaranta


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