Quelle che rivoluzioneranno la nostra società e ci porteranno ad un nuovo concetto di futuro, più libero, inclusivo e privo, un giorno, di gender gap
Report statistici, numeri, analisi e percentuali. Queste fredde mura testuali continuano ad apparirci estremamente vuote, glaciali, lontane da noi e da quella porzione di mondo che ci riguarda direttamente.
Davanti a queste la reazione istintiva è il disinteresse, il distacco, la noia.
Nulla di più sbagliato.
Lo sappiamo, le donne che scelgono indirizzi di studi STEM sono veramente poche e la lacuna non è solo italiana, come sottolinea anche l’ultimo rapporto Ocse, ma la verità è che questi “freddi numeri” sono tutt’altro che impersonali.
Ognuno di questi numeri rappresenta una donna, una storia, una vita, un’opportunità di mettere in atto quella piccola rivoluzione personale che può diventare stimolo per le nuove generazioni. Un’opportunità per cambiare il mondo. Credimi, non sto esagerando: comprendere le dinamiche attuali, e come queste siano correlate a cicli socio-economici e socio-politici, può portarti ad una serie di domande in grado di farti avanzare verso una vantaggiosa consapevolezza.
Proprio come scritto nel libro “I principi per affrontare il nuovo ordine mondiale”, di Ray Dalio (leggendario investitore e autore di acclamati best seller), comprendere in quale delle 6 fasi del “Big cycle” si trova il tuo Paese, può permetterti di avere una panoramica estesa in grado di farti prendere decisioni ottimali per il tuo futuro.
Secondo quanto analizzato da Dalio, ci sono schemi ricorrenti e relazioni causa-effetto alla base dei principali spostamenti della ricchezza e del potere negli ultimi cinquecento anni.
Analizzando queste fasi, infatti, è possibile ideare una progettazione consona a tutelare la tua (e nostra) “condizione” di donna in quanto categoria discriminata, formalizzare ed intraprendere azioni a tutela del tuo futuro che, inevitabilmente, viene costruito partendo dalle scelte di studio e lavoro.
Ad esempio, perché riteniamo così importante questa rubrica? Perché sproniamo le donne a studiare materie STEM? Semplicemente, sono il futuro, e la prossima grande occasione del femminismo passerà inevitabilmente dalle materie STEM. Queste saranno in grado di offrire le migliori condizioni economiche alle donne, fonte della futura rivalsa sociale per che tutte auspichiamo.
Quelle che saranno aperte dalle materie STEM, inoltre, sono posizioni lavorative che avranno un’importanza cruciale nella transizione ecologica, che potrebbe portare entro il 2050 a 60 milioni di nuovi posti di lavoro: è quindi consigliabile adoperarsi affinché a beneficiare delle opportunità date dai green jobs siano il maggior numero di donne possibile.
Le 12 eccellenze che stanno cambiando l’Italia
Fortunatamente, in Italia, ci sono alcune eccezioni che rappresentano il futuro e l’eccellenza visionaria di un Paese che ha ancora tanto da dimostrare: in dodici università italiane specializzate in materie STEM (su un centinaio tra nazionali, pubbliche, private e telematiche) ci sono più studentesse che studenti, secondo l’indagine di Talents Venture.
Tra le università che vantano questo prestigioso primato troviamo:
1. L’università San Raffaele di Milano: quello con più donne iscritte, precisamente il 78%;
2. Segue l’Università degli Studi di Teramo, con il 67%;
3. Al terzo posto di questo lodevole podio troviamo invece l’Università Campus Bio-medico di Roma, dove le donne sono il 61%.
Seguono poi, in ordine casuale:
4. Università degli Studi di Urbino Carlo Bo;
5. Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro;
6. Università degli Studi della Tuscia;
7. Università del Piemonte Orientale;
8. Università Telematica San Raffaele Roma;
9. Università degli studi di Foggia;
10. Università degli Studi di Ferrara;
11. Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano;
12. Università Iuav di Venezia, l’istituto universitario di architettura.
Un gioco di specchi
Nel gioco degli specchi in cui l’oggi influenza il domani, definire il proprio futuro attraverso la presenza di modelli di riferimento è fondamentale: guardare al settore della scienza e della tecnologia e trovare così poche donne, soprattutto nelle posizioni apicali, rende difficile immaginare un futuro per sé. Proprio per questo, è importante che ciascuna prenda consapevolezza del proprio ruolo sociale come individuo, come parte di una collettività che necessita di modelli per uscire dal baratro della mediocrità mentale, quella che comporta stereotipi e gabbie graffianti come le dinamiche che attivano gli articolati processi legati al gender gap.
Quante volte, se fai parte del sensazionale mondo delle materie STEM, ti è capitato di entrare in una stanza, una stanza dove hai il diritto di entrare, dove hai lottato per arrivare, solo per sentirti piccola, invisibile, sottostimata, quasi “trapassata” dagli sguardi altrui come se non fossi invisibile perché, ammettiamolo, eri l’unica donna nella stanza.
Ora basta essere “l’unica donna nella stanza”.
O almeno, se ti trovi nelle condizioni di farlo e senti che la tua indole ti permette questo atteggiamento, non esserlo con vittimismo, in maniera lasciva.
Sii quella donna che apre la porta della stanza alle altre, quella che incoraggia dibattiti al riguardo, quella che non ha paura di sembrare “spocchiosa” solo perché rivendica il ruolo per cui ha studiato e lavorato, quello per cui un uomo non deve “scusarsi”
Non devi necessariamente essere la protagonista del film: puoi essere la voce che ispira e porta al cambiamento, ad avere fiducia, a credere nel futuro, nel fatto che le cose possano cambiare.

Dal film “The Post”, capolavoro di Spielberg del 2017.
4 donne alla guida delle 5 migliori università al mondo

-La foto è puramente rappresentativa, non rappresenta le persone nominate nell’articolo-
Un’appagante news dal mondo universitario arriva anche dal resto del mondo: a guidare 4 delle migliori 5 università al mondo ci sono, per la prima volta, delle donne.
Secondo i dati del World University Rankings 2023 stilato ogni anno dal Times Higher Education (The) le università di Oxford, Harvard, Cambridge e l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts (MIT) vedranno una donna al vertice entro luglio di quest’anno.
La presenza di donne a questi vertici è gradualmente in aumento: circa del 12% rispetto all’anno scorso.
Alla guida della migliore università al mondo, quella di Oxford, è attualmente la Dott.ssa Tracey (Irene Tracey). A partire da luglio 2023 la Dott.ssa Gay (Claudine Gay) assumerà invece il ruolo di rettrice ad Harvard (seconda in classifica), e la Dott.ssa Prentice (Deborah Prentice) andrà alla guida di Cambridge (terza in classifica). Alle queste si aggiunge la Dott.ssa Kornbluth (Sally Kornbluth) attualmente rettrice dell’MIT, quinta istituzione in classifica.
L’alta presenza femminile ai vertici nella lista dei migliori 200 atenei comprende: Stati Uniti, con 16 donne su 58 università, seguono la Francia (3 su 5), i Paesi Bassi (5 su 10) e il Regno Unito (8 su 28).
A queste splendide notizie vanno aggiunte la nomina della neuroscienziata Nancy Ip a presidente dell’Università di Scienza e Tecnologia di Hong Kong. Prima donna a ricoprire questa carica di leadership in una delle 200 migliori università della regione negli ultimi cinque anni, e il fondamentale ruolo politico di Hana Abdullah Al-Nuaim alla guida della più grande università dell’Arabia Saudita.
Il prossimo step?
Continuare ad occupare i posti che ci meritiamo, e aprire la “stanza” alle nostre sorelle, prestando attenzione a prendere consapevolezza dei privilegi di cui godono le donne bianche e cisgender.
Dobbiamo ricordarci che la vera lotta femminista, per essere tale, deve essere interrazziale e intersezionale.
Come ha commentato anche Rosa Ellis, redattrice delle classifiche del Times Higher Education: “È un peccato che ci sia un ma, però va sottolineato che solo il 24% delle 200 migliori università è guidato da donne. Inoltre, delle stesse, appena il 2,5% è guidato da donne di colore”.
Questo fatto però non deve scoraggiarci o farci demordere. Il cambiamento è in atto e ognuna di noi, con le proprie scelte di studio e lavorative, può contribuire ad influenzare positivamente il futuro della nostra società.
#StudyResponsably
Baroni Sara, giornalista digital-femminista