Benvenuti e benvenute nella rubrica #MeetTheSpeaker, l’occasione giusta per conoscere meglio le professioniste parteciperanno a WomenXImpact il 18-19-20 Novembre 2021 al FICO Eataly Bologna e Online.

Nel 2018,  a pochi anni dalla laurea in Economia e nel mezzo di una carriera già avviata nel mondo della consulenza, Cornelia Pop si trasferisce nella New York Area. Ma nella città che non dorme mai, le difficoltà lavorative e personali non mancano. Avendo vissuto in prima persona le sfide di un trasferimento inaspettato, Cornelia decide di fondare Italian Women USA, una community per le donne italiane negli Stati Uniti: uno spazio sicuro dove scambiarsi idee, esperienze e favorire il networking.

Oggi, Italian Women USA è uno dei community partner di WomenXImpact. Per raccontarvi meglio del progetto, abbiamo deciso di intervistare Cornelia per voi!

Buona lettura!

Ciao Cornelia! Iniziamo con una domanda un po’ “a trabocchetto”: cosa volevi fare da grande, quando eri piccola? E quando sei uscita dall’università? 

Quando ero piccola, non ricordo di aver avuto un’idea precisa di cosa volessi fare da grande, però mi ricordo  che sognavo di fare qualcosa che aiutasse le persone a migliorare la propria condizione sociale.

Uno dei ricordi  più forti che mi ritorna in mente (e che spero ancora di realizzare un giorno) è che volevo creare creare una  struttura per supportare tutti i ragazzi maggiorenni che dovevano lasciare l’orfanotrofio perché avevano raggiunto la  maggiore età. Si lo so, può sembrare una cosa molto grande, ma ai tempi, quando studiavo alle elementari in  Romania, dove sono nata e cresciuta per qualche anno, avevo in classe diversi compagni orfani.  

Quando sono uscita dall’università, dove mi sono laureata in economia e gestione delle imprese, avevo le idee  molto più chiare. Nonostante la mia passione per la ragioneria e l’economia, avevo deciso infatti di voler lavorare nelle risorse umane, per migliorare l’esperienza dei dipendenti all’interno delle imprese.

Come è nata la tua passione per l’America e quando hai deciso di andare a vivere a New York? 

L’amore per gli Stati Uniti si è insediato fin da piccola, grazie ai numerosi film americani. Un po’ come è successo  a tutta la nostra generazione, no?

La decisione di andare a vivere a New York è stata improvvisa: mio marito ha  ricevuto un’offerta di lavoro da un’azienda con sede a New York a settembre 2018. Due anni prima di fare questa  scelta, avevamo fatto il viaggio di nozze in California e poi a New York (di cui mi sono completamente  innamorata), ma mai avrei pensato che un giorno quel sogno si sarebbe tramutato in realtà due anni dopo.

Quali sono stati i vantaggi e gli svantaggi del trasferimento in America per una giovane professionista  come te? 

Il trasferimento a New York non è stato, almeno all’inizio, una scelta azzeccata a livello professionale.  Nonostante la forte motivazione che sentivo, mi sono chiesta tantissime volte se avessi fatto la scelta giusta. Ho  dovuto mettere la mia carriera in pausa per almeno un anno prima di ricevere il permesso di lavoro e ricercare  attivamente un nuovo lavoro a New York. Per lavorare negli Stati Uniti, infatti, è necessario ottenere il permesso  di lavoro; non basta semplicemente avere un visto.  

Ero cosciente del fatto che la mia scelta fosse stata presa principalmente per migliorare la qualità della vita e per soddisfare il mio forte desiderio di vivere un’esperienza all’estero. 

La ricerca del lavoro non è stata per nulla semplice, poiché ero una giovane professionista con 3-4 anni di esperienza,  ma nessuna negli Stati Uniti. Ho scoperto ben presto che il mio approccio “europeo” alla ricerca  del lavoro non andava bene: a partire dall’impostazione del CV fino alla metodologia con cui vengono fatte le application online. L’80% delle assunzioni nelle aziende avviene grazie ai referral piuttosto che sul semplice  invio del CV. Negli Stati Uniti è fondamentale lo sviluppo del proprio network professionale. 

Bisogna inoltre dover iniziare a fare un vero e proprio lavoro su se stessi, diventando davvero consapevoli di chi si  è e quali sono i propri obiettivi professionali a medio-lungo termine. Bisogna imparare a raccontarsi agli altri. Il  primo passo è definire un proprio pitch personale, in cui racconti in tre minuti chi sei, cosa hai fatto e i tuoi  interessi. Non deve risultare un racconto generico, ma deve essere supportato da numeri.  

Uno dei vantaggi (o svantaggi!) più grandi che ho riscontrato nel trasferirmi qui è l’opportunità di reinventarsi.  Riflettere e capire che cosa si desidera davvero fare nella propria vita, e poi lanciarsi a farlo senza paura di sentirsi  giudicati o di fallire.

Parlaci dell’Italian Women USA Community: come è nata l’idea di creare questa community? Qual è il suo  obiettivo? Chi collabora con te? Quali saranno i prossimi passi per la community? 

IWUSA è la prima Community di donne italiane negli Stati Uniti con la missione di creare un ambiente sicuro  in cui i propri membri possano condividere le loro esperienze e mettere le loro expertise a disposizione. La Community promuove iniziative che mirano a supportare la crescita personale e professionale dei suoi membri tra cui meet-up virtuali ed in presenza, workshop di sviluppo professionale e personale, la Community Facebook  con oltre 3000 membri, il nuovo gruppo IWUSA @Work e più di una decina di Ambassadors locali che promuovono eventi sul territorio, e molto altro!

La Community è nata da un bisogno non solo mio, ma che sentivo fosse di tutte le donne con cui entravo in  contatto: l’esigenza di connettersi e confrontarsi con persone che vivono un’esperienza simile. Appena arrivata  negli Stati Uniti a Novembre 2018, ho cercato di collegarmi ed entrare in contatto con altre donne italiane in America su Instagram. Pian pianino ho iniziato a conoscere molte di loro a New York ed in generale negli Stati  Uniti. 

Da giugno 2020 si è creato un team che ad oggi conta dieci donne, membri della Community, che hanno deciso  di contribuire con il proprio tempo e la propria expertise, perché credono nel valore che la Community sta  creando per i propri membri. 

Con il team abbiamo tantissimi progetti per il 2021: gli industry networking circles tra membri, il programma di  mentorship, il supporto ai business ed anche collaborazioni con aziende italiane che desiderano farsi conoscere  sul mercato statunitense e tanto altro ancora. Solo a giugno scorso eravamo 500 ed oggi contiamo 3000  membri e +8000 followers sui social. 

Cosa diresti alla te di dieci anni fa? E alla te del 2031? 

Una delle domande più difficili a cui rispondere!

Alla me di dieci anni fa direi di credere di più in se stessa e di seguire ciò che sente dentro e meno quello che  dicono gli altri. 

Alle me del futuro direi che la carriera è sicuramente importante, ma lo è ancora di più fare la differenza,  continuando a supportare le donne a raggiungere i loro obiettivi, qualsiasi essi siano. Questo è ciò che mi dà la  carica e l’energia giusta!

Raccontaci perché hai deciso di collaborare con WomenXImpact e perché, secondo te, altre persone  dovrebbero farlo. 

Ho scoperto di WomenXImpact su LinkedIn e mi sono subito andata ad informare sul sito per capire meglio di  cosa si trattasse. Nel giro di qualche giorno ho comprato il biglietto per partecipare almeno virtualmente all’evento. Mi ha colpito perché è il primo evento in Italia di empowerment femminile di questa portata e che  ha lo scopo di supportare le donne a superare i limiti imposti dall’esterno o che spesso si impongono da sole.  

Ho sempre creduto nel potere della condivisione, nel supportare gli altri a raggiungere i propri obiettivi, nel fare  rete e nel circondarsi di persone positive ed energiche. Credo che WomenXImpact sia un’occasione unica per  lasciarsi ispirare e conoscere altre donne in gamba, che possono motivarti e supportarti nel tuo percorso  personale e professionale.  

Sono davvero excited, come si dice qui,  dal fatto che la nostra Community possa contribuire a far conoscere WomenXImpact  oltre oceano e sono certa che arricchirà moltissimo tutte le persone che decideranno di partecipare.

Tutte le interviste sono opera di  Roberta Cavaglià, contributor per Wired, Linkiesta e Rivista Studio e fondatrice del progetto di divulgazione Flair.

 


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