La protagonista di questa intervista è Doriana Anderegg, ViceDirettrice della ITCoreGroup Academy e  Founder di @First Blush, che abbiamo il piacere di avere tra i Gold Sponsor del nostro evento.

Come nasce l’idea di fondare @FirstBlush e come hai scelto questo nome così particolare?

Ho iniziato a pensare a @FirstBlush a Marzo 2020, in piena pandemia. Stavo lavorando ad un altro progetto aziendale e ho cominciato, in maniera molto naturale, a riflettere su quelle che erano le mie competenze, su ciò che mi piaceva e a come potevo unire tutto questo in un servizio, un qualcosa che effettivamente potesse aiutare gli altri.

Non sono mai stata una persona dagli interessi verticali, mi piacciono davvero 1.000 cose e questa è la mia forza. Spazio dal coaching all’HR, dall’insegnamento alla nutrizione, dal canto alla progettazione, dalla consulenza di immagine alla sartoria. Core di tutto è il mio amore sconfinato per risolvere i problemi degli altri e organizzare attività, progetti e servizi in maniera efficace ed efficiente.

Così, mi sono ritrovata a pensare: “non sarebbe meraviglioso avere qualcuno che mi aiuti a capire, definire e raggiungere i miei obiettivi? Non sarebbe fantastico avere qualcuno che mi aiuti a trovare i professionisti adatti a me per farlo?”.

Detto, fatto.

Le competenze da consulente e da coach mi aiutano nella prima fase di ascolto e definizione degli obiettivi. L’intuito e l’esperienza come HR mi permettono di trovare il match perfetto fra cliente e professionista. Per ogni servizio infatti, c’è un professionista o più, dedicati. Io unisco i puntini, creo unione, faccio da PM tra le parti e semplifico la vita sia al professionista, sia al cliente. Erogo personalmente anche alcuni servizi, quali le consulenze di carriera e il coaching.

Perché @FirstBlush? Sarò onesta, il primo nome era Anderegg Consulting ma era banale e non contemplava altro al di fuori della consulenza. Inizialmente non avevo ancora un’idea precisa, per cui ho pensato ad un nome che potesse adattarsi a tutti, ma soprattutto che avesse un significato per me.

At first blush è un’idioma inglese che significa “a prima vista”. Visto che mi fregio di avere un grande intuito mi è sembrato un nome perfetto. A prima vista capisco le tue necessità, a prima vista faremo chiarezza su quello che desideri e sugli obiettivi da raggiungere, a prima vista è inteso anche come “subito”, “senza errore”. A prima vista troverò la proposta giusta per te, a prima vista farò il matching perfetto con il/i professionisti/a migliori/e per le tue esigenze. A prima vista è l’amore, in ultimo. @FirstBlush è il tuo sguardo a prima vista, è il tuo amore a prima vista.

Chi fa parte della squadra di professionisti di @FirstBlush e come funziona il tuo metodo di selezione?

Con i professionisti si deve creare un rapporto di fiducia, di rispetto, di condivisione di valori. Io credo tantissimo in quello che sto creando e non lavoro per interessi puramente economici. Non perdo tempo a contrattare con il professionista che vuole tanto dando poco. Non vado al risparmio. Io pretendo e prometto soddisfazione ai clienti. Il nostro è un servizio custom, e un servizio di questo tipo richiede flessibilità, passione e professionalità.

I professionisti che lavorano con me sono persone tenaci e con una grande passione per il loro lavoro. Ho creato bellissime collaborazioni con professionisti giovani, con voglia di fare bene e con il desiderio di crearsi un’identità ben precisa. È meraviglioso che un progetto nuovo incontri e aiuti giovani professionisti. Tutto è nato per caso inizialmente. Oggi però cresciamo insieme.

Nella squadra abbiamo il core team composto da me, Lorenzo, Valeria, Laura, Cristina, Johanna e Maria.

Quasi tutte donne come vedi, l’unico uomo è mio marito ed è un enorme valore aggiunto oltreché un grandissimo professionista.

Al di fuori del core team ci sono gli altri professionisti che fanno parte del network, ovvero, coloro che lavorano come freelance e con i quali collaboro.

Ho diversi professionisti per ogni area, proprio perché ogni cliente ha le sue esigenze: geografiche, relazionali e personali. Per cui, non è detto che ciò che va bene per me, sia l’ideale per te. Il mio compito è capire quale dei professionisti meglio si adatta alla personalità e alle esigenze del cliente.

Per concludere, come seleziono? Mi guardo in giro, prendo contatti e faccio due lunghe chiacchiere. Mi fido molto del mio istinto e capisco abbastanza in fretta se una persona può essere allineata a me e al mio progetto.

Quali sono i servizi più richiesti e che feedback hai ricevuto dai tuoi primi clienti?

I servizi più richiesti ad oggi sono: il coaching, le consulenze di carriera, le consulenze business e il personal training. Stanno prendendo piede anche i servizi digital (web design, editing testi, copywriting) e la consulenza strategica.

I feedback sono molto positivi, sembra scontato dirlo ma è così. La cosa più apprezzata è proprio l’attenzione nel capire in che direzione andare. Il primo approccio si basa sul coaching puro, faccio molte domande, comprendo la situazione e capisco insieme al cliente dove vuole arrivare. Da qui, tutto è in discesa. La consulenza mi aiuta ad indirizzarlo verso il servizio corretto in base all’obiettivo o agli obiettivi che ha.

La definizione dell’offerta, del servizio per me è vitale, così come i follow-up continui al cliente e ai professionisti. La comunicazione è preziosa in questo caso. Il servizio custom e a più livelli richiede un’attenzione estrema.

@FirstBlush non è il tuo unico lavoro: sei anche ViceDirettrice della ITCoreGroup Academy ed HR & Service Manager di ITCoreGroup. Come riesci a gestire al meglio il tuo tempo e le tue priorità?

ITCore mi ha insegnato ad essere davvero multitasking e a gestire tempi e urgenze. Lavoro per obiettivi e organizzo le mie giornate in base alle priorità. Ovviamente la mia giornata non è di 8 ore, ma almeno di 12! Non ho uno schema preciso nell’organizzarmi, seguo il flusso in maniera abbastanza istintiva, corro quando c’è da correre, ragiono e mi fermo quando devo progettare.

Le serate e i weekend sono per il back office, la progettazione e le consulenze; la mattina presto (prima delle 9:00) e le pause pranzo sono spesso dedicate al coaching. Poi, tutto muta e nulla è fisso. Mi organizzo in base alle necessità del momento.

Incredibile ma vero ho il tempo per allenarmi e per pensare a progetti nuovi e qui il merito è anche e soprattutto di mio marito che mi aiuta tantissimo con la gestione della casa e dei nostri 3 cani. Sono molto fortunata.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Bella domanda! Innanzitutto sono tanti e sto cercando di farli convogliare in una direzione comune.

@FirstBlush sta creando diversi progetti paralleli nei quali viene investita una quota di capitale. Te li anticipo ora: sto creando la sezione apposita sul sito, ma ti posso dire gli ambiti: tutela degli animali, sostenibilità, musica, consapevolezza ed editoria.

First of all, il primo step è far crescere @FirstBlush e darle ancor di più un’impronta e una struttura. Nel mentre lavoro e strutturo gli altri progetti e mi apro ad un ventaglio di opportunità per differenziare e costruire un qualcosa che possa rimanere nel tempo. Non voglio un’azienda che si concentri solamente sul business, vorrei un’azienda capace di aprirsi a progetti utili per la società e capaci di fare la differenza.

Conosco e sto conoscendo persone straordinarie con le quali entro immediatamente in connessione e con le quali vorrei costruire qualcosa e anzi, stiamo costruendo qualcosa di tangibile anche a livello emozionale ed evolutivo.

Quando e perché hai capito che volevi fare un progetto solo tuo?

Un pochino ti ho risposto nella prima domanda, ma questa mi apre altri cassetti.

Da sempre credo, ma non ne ero consapevole o, come dice una mia amica e coach straordinaria, non era il momento.

Ho intrapreso molte strade nella mia vita e la costante era la noia. Dopo un po’ mi annoiavo, non ero più motivata, mi svegliavo e non ero contenta. Ho lasciato ottimi lavori e una carriera avviata perché sono convinta che nessun lavoro meriti la mediocrità. Io, inevitabilmente, ad un certo punto lo diventavo.

Ho fatto molta fatica a trovare la mia strada e ancora oggi non è finita questa ricerca personale.

In ITCore ho imparato e sto imparando moltissimo. Ho sviluppato competenze straordinarie, ma, ancor di più, ho scoperto cosa so fare e ho messo in campo le mie potenzialità in maniera naturale.

Sono curiosa e sono ambiziosa nel senso meno competitivo del termine. Non faccio la gara con gli altri, ma con me. Pretendo molto da me e stessa e ho capito che la mia tendenza alla noia è in realtà una risorsa.

Oggi, se mi annoio creo: progetti, collaborazioni, corsi… qualsiasi cosa mi venga in mente e, con l’esperienza, ho imparato a far quadrare tutto sotto un cappello comune.

Quindi, tornando al perché voglio qualcosa di mio. Voglio qualcosa di mio e l’ho voluto con ogni fibra di me perché adesso è il momento di metterci la mia impronta, la mia firma. Adesso è il momento di crescere e di prendermi carico di tutte le responsabilità che questa scelta comporta.

Non posso più stare dietro qualcuno, non posso più seguire la vision di qualcuno. Non posso perché la mia adesso sta urlando e vuole uscire e devo darle spazio.

Hai dei soci/supporter, persone che ti stanno aiutando a creare e fra crescere questo progetto?

Non ho ancora dei soci ma sto valutando come muovermi anche su questo fronte. Se trovare un professionista è complesso, trovare un/a socio/a richiede un’attenzione smisurata (e anche un po’ di fortuna!).

Bisogna valutare diversi aspetti e ponderare bene. Al momento ho persone con le quali collaboro, un team eccezionale e tante porte aperte. Il resto, se sarà, verrà col tempo; non voglio e non cerco forzature. Per ore riesco a gestire tutto e come dicevo poc’anzi, mio marito è una grande spalla e, anche se non legalmente, è il mio primo socio e il mio più grande fan.

Cosa ne pensi dell’imprenditoria femminile? Come consideri la tua esperienza come imprenditrice donna e che cosa cambieresti o miglioreresti?

A costo di essere impopolare devo dirti che non ho mai fatto distinzione fra imprenditoria femminile e imprenditoria maschile. Credo nella parità di opportunità data dalle competenze e dalle capacità, credo che con l’impegno e la costanza si possa arrivare lontano e credo che definire obiettivi, step intermedi ed essere sempre pronti all’imprevisto, al cambio rotta, vada oltre un’etichetta rosa o blu.

Ognuno di noi fatica per raggiungere degli obiettivi, ognuno di noi ha sogni da realizzare, ognuno di noi ha alle spalle delusioni, ognuno di noi è una persona con una storia.

Parlare di imprenditoria femminile crea una distinzione di genere che non comprendo. È un’etichetta che, all’interno della società in cui viviamo, non trova ragione d’esistere. Siamo donne occidentali, donne europee che vivono in un clima favorevole alla parità. Prima di noi, qualcuno si è battuto per questi diritti di cui godiamo ogni giorno. Parlare, oggi, qui, di imprenditoria femminile, mette un’etichetta di genere ormai superata.

Ci sono donne in altre parti del mondo, e la situazione politica afghana ne è un triste esempio, che non hanno una voce, che vorrebbero potersi permettere il lusso di parlare di imprenditoria femminile, che vorrebbero semplicemente avere dei diritti. Noi, oggi, possiamo davvero fare qualcosa per dare eco a quella voce e a tante altre.

Quello che possiamo fare oggi noi imprenditrici e imprenditori è enorme.

Che questi network rosa siano aiuto concreto per chi non può permettersi di stare davanti ad un pc a discutere di etichette, che siano sostegno per chi non ha il diritto di pensare ad un’elevazione del suo genere, che siano forza per chi, per il solo fatto di essere donna, non può essere nulla se non ciò che un uomo ha deciso.


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