Nasce oggi una nuova rubrica del blog WomenX Impact: Recensioni in Rosa, a cura di Alessandra Carminati che selezionerà e recensirà per voi i migliori libri, film o serie TV in cui spicca una figura femminile.

La Biblioteca di Mezzanotte”, scritto dall’inglese Matt Haig, è uno di quei romanzi che riescono a far leva su sentimenti universali, sentimenti che, almeno una volta, abbiamo provato, che riusciamo a comprendere e che sviluppano la nostra empatia nei confronti della storia e, in questo caso, della protagonista.

Come giustamente ha fatto notare un autore del calibro di Neil Gaiman: “Matt Haig ha un dono: l’empatia per la condizione umana, per le sue luci e le sue ombre, di cui usa l’intero spettro per costruire meravigliose storie”.

Questo romanzo, che diverte e commuove al tempo stesso, ne è la prova.

Pubblicato in Italia dalle Edizioni e/o nel novembre 2020, dopo l’enorme successo ottenuto sul mercato inglese, il libro di Haig ha scalato velocemente le classifiche di vendita anche nel nostro Paese.

La storia, in sé, mi ha ricordato in parte Sliding Doors, in parte le lezioni di fisica del liceo, lezioni che affrontavano la teoria dei mondi possibili, ognuno frutto appunto di una possibilità, di una scelta fatta o non fatta.

 

Una protagonista che si rimprovera le scelte fatte in passato

La protagonista, Nora Seed, è una giovane donna inglese di trentacinque anni, profondamente insoddisfatta della propria vita.

Non ha un fidanzato, ha un lavoro mediocre che non la rende felice (e che perde praticamente subito), vive con un gatto (che purtroppo non fa una bella fine), la sua vita sociale è nulla… Insomma, Nora è tutto tranne che una persona felice. Inoltre, come se non bastasse, si rimprovera di essere la causa dei propri guai per non aver saputo fare le scelte giuste al momento giusto, per non aver sfruttato nessuno dei suoi potenziali talenti.

È certa che, se quelle scelte le avesse fatte, se non si fossero tramutate in rimpianti, la sua vita avrebbe preso una piega diversa, sarebbe stata una vincente.

Invece si sente così sopraffatta dalla realtà che la circonda da arrivare al punto di decidere di farla finita, ed è proprio da qui che la storia vera e propria inizia a prendere forma.

Nora e la Biblioteca di Mezzanotte

Nora scopre che, sospeso tra la vita e la morte, esiste un luogo magico e misterioso: la Biblioteca di Mezzanotte.

Una biblioteca fuori dell’ordinario, la cui esistenza sembra legata a un filo sottilissimo (la mezzanotte, appunto), e in cui la protagonista ritrova Mrs. Elm, la bibliotecaria della scuola che frequentava da ragazzina, il cui ruolo in questo contesto è quello di aiutarla a capire le regole e il funzionamento di un luogo così incantato.

Finché il tempo resterà fermo sulla mezzanotte, Nora potrà avvicinarsi agli infiniti libri che vede allineati su file e file interminabili di scaffali, sceglierne uno e… leggerlo.

Come è facile intuire, quelli che Nora vede non sono libri comuni; ognuno di loro, una volta aperto, le permetterà di tuffarsi letteralmente nelle diverse vite (e versioni di sé) che avrebbe potuto avere se…:

…Se avesse sposato il fidanzato storico, anziché lasciarlo…

…Se fosse diventata la campionessa di nuoto che tutti, soprattutto suo padre, si aspettavano diventasse, invece di abbandonare lo sport…

…Se fosse rimasta nel gruppo musicale con suo fratello, invece di deluderlo e ridursi ad avere con lui un rapporto distaccato…

…Se avesse fatto la glaciologa al Polo, invece di accantonare quel progetto…

…Se fosse andata in Australia con la sua migliore amica…

…Se avesse preso il caffè con quell’uomo interessante che l’aveva invitata, invece di rimandare…

Un libro alla volta, Nora si ritrova ad affrontare i suoi maggiori rimpianti, e a vivere quelle vite alternative su cui spesso si era interrogata.

E se il luogo in cui si vuole andare è quello da cui si voleva fuggire?

Inutile dire che nessuna di queste vite possibili è esattamente come Nora se la sarebbe aspettata.

Non è necessariamente né più felice né più realizzata in nessuna di loro, ognuna ha dei lati “oscuri”, dei rovesci della medaglia, degli aspetti negativi.

Neppure quella apparentemente “perfetta” la rende davvero appagata, forse perché un unico concetto di perfezione non esiste e la perfezione stessa è un’utopia.

Come se non bastasse, Nora comprende che scelte diverse avrebbero avuto impatto non solo sulla sua vita, ma anche su quella di altre persone, con esiti imprevedibili.

Il finale, senza andare troppo nel dettaglio, è facile da intuire.

Nora sceglierà di tornare a vivere la vita da cui voleva inizialmente accomiatarsi, vedendola per quello che è davvero e riconoscendone, dopo qualche piccolo colpo di scena (e alcuni chiarimenti a lungo evitati), non solo i difetti e i fallimenti, ma anche quelle piccole grandi vittorie di cui non si era neppure resa conto.

L’esperienza con la Biblioteca di Mezzanotte le ha aperto gli occhi, facendole capire che la sua vita non è un fallimento, ha tanto potenziale davanti a sé… le basterà smettere di guardarsi indietro, iniziare a lottare per quello che vuole accettandosi, perdonandosi e volendosi più bene.

 

Perché il romanzo affascina così tanto: lo stile di Haig e la necessità di cambiare la nostra prospettiva

La scrittura di Matt Haig risulta scorrevole per tutta la durata del libro, l’autore è capace di trattare temi importanti, come la depressione iniziale della protagonista, in modo delicato e non banale. Il suo stile si potrebbe definire classico, il ritmo della narrazione è accattivante, grazie anche all’alternarsi di capitoli molto brevi ad altri più lunghi e intensi, che mantengono alta l’attenzione di chi legge.

Personalmente, ho amato molto il libro perché trovo che l’autore sia riuscito, attraverso la storia di Nora, a toccare corde universali.

Chi di noi non ha rimpianti? Chi di noi, soprattutto nei momenti no, non si chiede cosa sarebbe successo se avesse fatto scelte diverse? O se avesse preso una decisione, invece di continuare a rimandarla e poi abbandonarla definitivamente?

Cosa faremmo se avessimo la possibilità di schiacciare un tasto e annullare i nostri errori, o alterare le nostre scelte? Lo useremmo, o ne avremmo timore?

La storia di Nora ci aiuta in qualche modo a ritrovare la grinta perduta, ci ricorda che, a volte, cambiare la prospettiva è fondamentale per andare avanti.

Haig, che da giovane ha sofferto di depressione, ci fa capire quanto sia inutile sentirsi sopraffatti dalle piccole sconfitte della vita, perché in fondo, molto più spesso di quanto crediamo, tendiamo a sopravvalutare il passato, a essere vittime dei nostri rimpianti.

La morale di questa favola moderna

Quello che l’esperienza di Nora ci insegna è che tutte le nostre scelte, giuste o sbagliate che siano state, ci hanno portato dove siamo ora, ad essere le persone che siamo oggi.

Forse non tutte hanno avuto gli esiti sperati, o forse erano giuste per le persone che eravamo e non per quelle che siamo poi diventate ma… le abbiamo fatte e non possiamo cambiarle.

Inutile rimuginarci sopra, inutile pensare a quello che non abbiamo fatto, perché non è detto che scelte diverse ci avrebbero reso necessariamente più felici.

La storia di Nora sembra quasi una favola moderna, una favola che, con la sua morale, ci aiuta a ristabilire le nostre priorità, a ricordarci che il passato ormai è passato ed è il futuro che ci aspetta là fuori, e che vale la pena affrontarlo con fiducia, senza guardarsi indietro.

Ci aspetteranno altre scelte? Sicuramente sì.

Sbaglieremo? A volte ci sembrerà di sì, a volte di no, a volte non sapremo mai se avremo fatto la scelta giusta perché forse non ne esiste una soltanto…

L’importante è avere il coraggio di farle, le nostre scelte. Sempre.

 

Alessandra Carminati


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