Il romanzo “Nessun Dove” di Neil Gaiman è il protagonista di questa nuova puntata della rubrica Recensioni in Rosa, a cura di Alessandra Carminati, che lo ha letto e recensito per noi. Si tratta di un’opera fuori dall’ordinario che, con estrema fantasia, ci catapulta in un mondo fantastico, facendoci anche riflettere.

Neil Gaiman è uno di quegli autori che non cessa mai di stupire per la sua straordinaria immaginazione, la sua capacità di vedere oltre, di trasformare la realtà, di giocarci, di rileggerla e reinterpretarla.

Riesce a fondere insieme elementi apparentemente distanti tra loro, ricombinandoli in qualcosa di assurdamente poetico. Un po’ come giocare con un caleidoscopio per poi restare intrappolati nelle mille possibili combinazioni create dai suoi cristalli colorati.

Recentemente il suo nome è tornato alla ribalta in occasione dell’uscita su Netflix di “The Sandman”, adattamento della popolare serie di fumetti da lui scritta, pubblicata dalla DC Comics tra il 1988 e il 1996.

Tuttavia, non è di questa seppur affascinante serie che voglio parlare, ma bensì di un suo romanzo altrettanto celebre, Nessun Dove”, a mio parere una delle opere più originali e profonde dello scrittore inglese.

La genesi del romanzo

Nessun Dove”, nella versione originale “Neverwhere”, nasce inizialmente come sceneggiatura per una serie televisiva mandata in onda dalla BBC Two nel “lontano” 1996.

Per quanto Gaiman fosse abbastanza soddisfatto della serie, allo stesso tempo, almeno secondo quanto lui stesso confessa nel prologo all’edizione definitiva del romanzo, era in parte infastidito dal fatto che molte scene da lui scritte venissero in seguito tagliate, o anche solo parzialmente modificate.

Gaiman ammette che riportare sullo schermo tutto quello che aveva in testa era oggettivamente un compito arduo e complesso, da questa consapevolezza maturò quindi la decisione di scrivere un libro che mantenesse sì la trama della serie, ma in cui potesse inserire anche tutto quello che non aveva trovato spazio sullo schermo, dando finalmente libero sfogo alla sua fantasia, non rinunciando a niente, neppure a una battuta.

Il romanzo “Nessun Dove venne pubblicato per la prima volta quando la serie televisiva stava ancora andando in onda, e si dimostrò fin da subito un’opera particolare, capace di rispecchiare la volontà dell’autore di creare qualcosa che potesse rappresentare, ed essere, per il pubblico adulto quello che classici come “Alice nel Paese delle Meraviglie” o “Il Mago di Oz” sono per i bambini.

Alla prima versione “inglese” del romanzo seguì una seconda versione “americana”, approfondita e ampliata con maggiori dettagli che potessero aiutare i lettori americani a meglio comprendere la topografia di Londra (che nel romanzo ha un ruolo oserei dire fondamentale). Queste due versioni sono state poi rivedute, modificate e integrate in una versione definitiva, pubblicata in Italia da Fanucci nel 2008.

Richard e le “porte” …

Il romanzo si apre con un prologo piuttosto “banale”. Facciamo la conoscenza di Richard Mayhew, un giovane scozzese che sta festeggiando con gli amici al pub l’ultima sera a casa: il giorno seguente si metterà in viaggio dalla Scozia a Londra, dove lo attende una nuova vita e un lavoro che, almeno sulla carta, sembra fatto apposta per lui.

Niente di strano, niente di fuori dal comune.

Eppure Gaiman riesce anche in questa apparente normalità a gettare qualche indizio bizzarro, “stonato”, qualcosa che appare fuori posto.

Richard si trova infatti a scambiare qualche parola fuori dal pub con una donna singolare, una senza tetto probabilmente, che gli rivolge parole sibilline leggendogli la mano, mettendolo in guardia dalle “porte”, prima di scomparire nella notte sotto la pioggia, armata di un ombrello bianco che riproduce le linee metropolitane di Londra, donatole da Richard stesso affinché si ripari dall’acqua.

L’ombrello bianco, le parole enigmatiche… dettagli singolari in questo incontro che riportano inesorabilmente alla memoria l’immagine di Alice e del Bianconiglio.

Qualcosa, insomma, ci fa capire già fin da queste poche righe che la storia di Richard sarà tutto fuorché banale.

La scena cambia repentinamente e, nel primo capitolo, ritroviamo Richard ormai da qualche anno a Londra: si è ambientato, ha un lavoro discreto, una fidanzata un po’ esigente che vorrebbe lui fosse un tantino più ambizioso ma, tutto sommato, si ritiene soddisfatto.

Una vita tranquilla che scorre su un binario altrettanto tranquillo, almeno fino a quando una sera si ritrova di fronte una ragazza ferita e decide di aiutarla.

Poco importa se per farlo deve piantare in asso la sua fidanzata (che lo sta trascinando a una cena che potrebbe influenzare il suo futuro), poco importa se a parte lui quasi nessuno sembra vedere la ragazza ferita: Richard ha una coscienza e sa che la cosa giusta da fare è aiutare la giovane in difficoltà.

La porta a casa sua (lei rifiuta categoricamente di recarsi in ospedale), le presta le prime cure ma il giorno dopo la giovane, che scopriamo chiamarsi Porta (proprio così, la traduzione dall’inglese Door è corretta!), si accomiata, lasciando Richard alla sua solita routine.

O così crede… Presto infatti si accorge che nessuno sembra più in grado di vederlo, né in ufficio né in qualsiasi altro luogo.

È come se non fosse mai esistito. Persino il suo appartamento viene invaso da un agente immobiliare che lo mostra a potenziali nuovi inquilini; Richard è lì, in mezzo a loro, ma nessuno lo vede né lo sente.

A questo punto capisce di dover ritrovare Porta e chiederle spiegazioni: vuole riavere la sua vita e sente che è lei la causa di quello che gli sta capitando.

Peccato che non sia il solo a cercare la ragazza.

Londra Sotto

Richard non è invisibile per tutti, qualcuno sembra ancora accorgersi della sua presenza.

Seguendo uno di questi rari individui, un vagabondo che sembra sapere come aiutarlo, Richard si trova catapultato in una realtà parallela (o forse sarebbe più corretto dire speculare): Londra Sotto.

Londra Sotto potrebbe essere l’equivalente del Paese delle Meraviglie per Alice o di Oz per Dorothy ma, nel caso di Richard, è più un mondo popolato di personaggi bizzarri, gente che “è caduta dalle fenditure. Vagabondi forse, esseri dimenticati o appartenenti a realtà antiche perse nell’oblio.

A Londra Sotto, Richard trova una vera comunità di Frati Neri a Blackfriars, scopre che esiste un Ponte della Notte (frutto quest’ultimo di un gioco di parole che trasforma Knightsbridge in Night’s Bridge), si trova ad avere a che fare con tentacoli minacciosi che fuoriescono dal vuoto tra metropolitana e banchina (il suggerimento “mind the gap” non è mai stato così azzeccato…).

Ma non è tutto: a Londra Sotto i Ratti sono estremamente importanti, un aristocratico conte con la sua corte bizzarra occupa un vagone della metropolitana a Earl’s Court…ed esiste un angelo di nome Islington.

È come se ogni aspetto, o luogo, della Londra Sopra che tutti conosciamo avesse un suo corrispettivo in qualche modo più inquietante, e spesso pericoloso, nella Londra Sotto.

Gaiman gioca con i nomi delle fermate della metropolitana di Londra, con i nomi dei luoghi, con il folclore locale, con le storie più classiche (tira in ballo persino Atlantide) e rimescola il tutto nella creazione di questo luogo-non-luogo le cui regole sfuggono la logica corrente.

Nonostante lo smarrimento iniziale, tuttavia, Richard riesce a ritrovare Porta e, insieme, si mettono alla ricerca di chi ha sterminato la famiglia della ragazza (e cerca di uccidere anche lei). Dovranno affrontare una serie di peripezie e difficoltà e incontreranno lungo il percorso personaggi di ogni sorta: la cacciatrice Hunter, il Marchese de Carabas (strizzata d’occhi alla favola del “Gatto con gli Stivali”), Old Bailey, i due sicari Croup e Vandemar (agghiaccianti), Lady Serpentine….

Impossibile citarli tutti ma divertentissimo vedere come luoghi celebri di Londra vengano tramutati in personaggi veri e propri.

Tra colpi di scena rocamboleschi, scoperte inquietanti e tradimenti inaspettati, Richard e Porta arriveranno al confronto finale con i loro nemici, confronto che dovranno vincere se vogliono, nel caso di Richard soprattutto, riappropriarsi delle loro vite.

Alla fine, una volta tornato “visibile” e alla sua vita abituale nella Londra Sopra, Richard dovrà decidere se è davvero lì il suo posto o se ascoltare il richiamo che Londra Sotto esercita ancora su di lui.

Personaggi femminili originali

Non è la prima volta che mi capita di notare come i personaggi femminili creati dalla penna di Gaiman siano oltremodo originali (basti pensare alla stella Yvaine di “Stardust“, altro suo celebre romanzo).

In “Nessun Dove“, escludendo forse la fidanzata di Richard, che nelle sue poche apparizioni all’interno del romanzo non riesce a colpire particolarmente, le altre donne con cui Richard si troverà ad avere a che fare hanno tutte caratteri originalissimi e peculiarità notevoli.

Partendo dalla giovane Porta, unica superstite della sua famiglia, dotata dell’incredibile potere di “aprire passaggi” ovunque, di creare appunto porte che collegano tra loro mondi anche diversissimi.

Porta è tenace, vuole vendicare la sua famiglia, capire cosa sta succedendo nel suo mondo, portare avanti l’eredità morale del padre, riunire Londra Sotto portandovi pace.

Se questo non bastasse a rendere il suo personaggio interessante, personalmente trovo che anche la decisione di Gaiman di affidare a un personaggio femminile il potere di collegare realtà, trovare passaggi dove non ce ne sono, sia estremamente significativa.

Oltre a lei Richard avrà a che fare con Hunter, cacciatore di Londra Sotto dalla fama leggendaria che più volte gli salverà la vita e che non è un uomo come potremmo aspettarci, ma una donna. Una donna forte, che combatte, volitiva.

Tutti i personaggi femminili, anche quelli secondari, hanno qualcosa di eccezionale a loro modo, sempre.

Richard cambia in gran parte grazie al confronto con loro, nel bene e nel male.

Stile e fantasia

Neil Gaiman ha uno stile di scrittura oserei dire unico, capace di assorbire completamente l’attenzione del lettore e di trasportarlo in veri e propri viaggi di fantasia.

L’uso sapiente delle parole, la capacità di descrivere cose e persone attraverso paragoni insoliti e ricchi di immaginazione, il potere di rendere plausibili e reali anche gli elementi più assurdamente impensabili… tutti ingredienti, questi, che rientrano credo in tutte le storie di Gaiman, “Nessun Dove” non fa eccezione.

Numerose anche le citazioni letterarie (tra queste, oltre al nome scelto per il Marchese de Carabas, colpisce particolarmente una a un racconto di Edgar Allan Poe piuttosto noto), i giochi di parole arguti, il riferimento a miti antichi e folclore.

La scrittura di Gaiman riesce a creare qualcosa di originale prendendo spunto da diverse fonti di ispirazione e il risultato è una narrazione unica nel suo genere.

Tuttavia, non è soltanto lo stile che colpisce.

Nell’introduzione alla versione definitiva Gaiman afferma: “…volevo parlare di coloro che sono caduti in disgrazia e sono stati defraudati di tutto, usando lo specchio della fantasia, che a volte può mostrarci cose che ci sono passate davanti agli occhi milioni di volte senza che le vedessimo realmente.

In effetti, a ben guardare, Londra Sotto non è per niente un paese fatato, è un posto pericoloso, sovente ostile, e coloro che vi abitano ne sono ben consapevoli.

Nel momento in cui Richard entra in contatto con Porta è come se fosse costretto ad abbandonare il suo mondo, la diciamo “confortevole” Londra Sopra: nessuno lo vede, lo sente, lo percepisce. Di colpo è catapultato ai margini della società. Pochi del mondo di Sopra lo vedono ancora, e questi sono principalmente dei vagabondi, dei senzatetto, a loro volta a malapena notati da chi passa loro accanto.

Londra Sotto pullula di personaggi che sono spariti da Londra Sopra, dimenticati, che si trovano a vivere una realtà completamente diversa.

Nella narrazione si alternano momenti divertenti ad altri innegabilmente più tristi, situazioni che spesso non hanno una spiegazione logica, e altre che di fatto mascherano con la fantasia una realtà difficile.

Certo, si può leggere la storia solo come il classico viaggio di un anti-eroe che impara a diventare coraggioso, evolvendo lungo il percorso; è facile riconoscere in Richard il tipico ritratto dell’uomo qualunque gettato in un’impresa più grande di lui (aiutato a venirne fuori da donne coraggiose). Eppure, al lettore attento, Nessun Dove” offre anche un ritratto della società moderna con tutti i suoi chiaroscuri, un invito a riflettere.

A prescindere dallo stato d’animo con cui ci si avvicina alla lettura e dalla lezione che ne vorremo trarre, rimane innegabile la potenza dell’immaginazione di Gaiman e la sua capacità di creare storie che non fanno restare indifferenti.

 

Alessandra Carminati

 

 


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