Il romanzo “Delitti a Fleat House” unico di genere poliziesco scritto da Lucinda Riley, è protagonista di questa nuova puntata della rubrica Recensioni in Rosa, a cura di Alessandra Carminati, che lo ha letto e recensito per noi. Una storia coinvolgente e ricca di colpi di scena che ci regala una protagonista davvero memorabile.

Scritto nel 2006, “Delitti a Fleat House” è stato dato alle stampe nel 2022, dopo la morte dell’autrice Lucinda Riley e per volontà dei suoi figli.

Si tratta dell’unico poliziesco scaturito dalla penna della prolifica autrice irlandese, la cui fama si lega soprattutto alla serie di libri narranti la saga delle Sette Sorelle e a moltissimi altri romanzi di carattere principalmente storico-sentimentale.

Prefazione e postfazione sono a cura del figlio Harry, il quale non solo ricorda la madre e ne elogia il carattere e la passione per la scrittura con estrema dolcezza, ma spiega anche il desiderio della famiglia di mantenere il libro esattamente come Lucinda Riley lo aveva lasciato, senza sottoporlo a eccessivi stravolgimenti o ammodernamenti. La scelta di effettuare un editing leggerissimo rivela pertanto la volontà di mantenere intatta la voce di Lucinda con l’intento di preservarne il più possibile la memoria.

Una detective riluttante

La trama di “Delitti a Fleat House” ripercorre abbastanza fedelmente lo schema tipico di un romanzo poliziesco.

La brillante detective Jazmine “Jazz” Hunter ha abbandonato una promettente carriera nella polizia londinese per prendersi un periodo sabbatico in Italia, spinta in questa decisione impulsiva dal tradimento del marito (tra l’altro in forze nel suo stesso distretto) con una giovane collega.

Una volta rimesso piede sul suolo britannico, Jazz decide di ricostruirsi una vita nel Norfolk, lontana il più possibile da Londra e dall’ormai ex marito: non vuole assolutamente tornare al suo vecchio lavoro, tanto più che anche i rapporti con gli (ex) colleghi sono ormai deteriorati, in quanto Jazz li ritiene colpevoli di averle nascosto la verità (in sostanza i tradimenti del marito erano noti a tutti, tranne che a lei).

Tuttavia il suo capo, ancora tale in quanto si è ben guardato dall’accettare ufficialmente le dimissioni di Jazz che lo porterebbero a perdere un elemento estremamente valido della sua squadra, la raggiunge nel suo cottage sperduto per convincerla ad accettare un caso proprio lì vicino, certo che questo la farà riflettere sulla sua volontà di lasciare definitivamente la carriera di detective.

Jazz, seppur con una certa riluttanza, accetta l’incarico e si trova di colpo invischiata in un caso apparentemente semplice ma, in realtà, molto più intricato di quanto potesse aspettarsi.

Da qui in poi la trama si infittisce.

Un caso poco chiaro

L’incarico di Jazz ha a che fare con la morte improvvisa di Charlie Cavendish, un diciottenne carismatico e abituato a divertirsi, il cui cadavere è stato ritrovato nel dormitorio di Fleat House, un’austera costruzione collegata alla prestigiosa St. Stephen School.

Il ragazzo soffriva di epilessia e, inizialmente, la sua morte viene attribuita né più né meno che a un tragico incidente, almeno fino a quando non appare chiaro dai risultati dell’autopsia che il giovane ha ingerito due pasticche di aspirina, a cui era fortemente allergico, al posto delle sue medicine abituali.

Pare altamente improbabile, se non addirittura impossibile, che Charlie abbia commesso un simile errore di proposito: il ragazzo sapeva benissimo di essere allergico all’aspirina, il sospetto è quindi quello che qualcuno abbia sostituito le pillole ma chi e, soprattutto, perché?

Almeno all’apparenza, Charlie non aveva nemici, eppure… Eppure pian piano emerge il ritratto spietato di un ragazzo ricco e viziato, abituato a fare il bullo con i più deboli e a comportarsi persino con gli amici come se tutto gli fosse dovuto: un ragazzo forse più temuto che realmente amato.

Se da una parte il preside dell’istituto, un omino titubante e dal carattere debole, fa di tutto per restare appeso alla sottile speranza che niente di sospetto si celi dietro la morte di Charlie e vorrebbe che il buon nome della scuola non venisse intaccato da alcuno scandalo, dall’altra Jazz capisce in fretta che qualcosa non quadra e ben presto i fatti le danno ragione.

A complicare la faccenda, già di per sé intricata e delicata, il ritrovamento di un secondo cadavere a poca distanza dalla scoperta di quello di Charlie. Stavolta si tratta del professor Hugh Daneman, morto suicida. Daneman era uno studioso stimato e benvoluto da colleghi e alunni, ma era anche uno dei responsabili di Fleat House e, in quanto tale, avrebbe potuto facilmente sostituire le pillole di Charlie. Possibile che sia stato lui e abbia poi deciso di uccidersi per il rimorso?

Jazz non ne è sicura, crede fermamente che ci sia molto altro su cui indagare e su cui far luce. È convinta che un giovane alunno, Rory Millar, sappia qualcosa e vorrebbe interrogarlo.

Rory, ragazzino fragile e timido, era il bersaglio preferito delle angherie di Charlie, ma prima che Jazz riesca a parlargli, Rory fugge da scuola, con l’intento di recarsi dal padre, peccato che di entrambi si perdano poi le tracce.

Jazz a questo punto deve fare del suo meglio per districarsi tra piste diverse, apparentemente scollegate tra loro.

Il passato ritorna

Più Jazz prosegue con le indagini, più i suoi dubbi aumentano e danno vita a una serie di domande a cui appare difficile fornire una risposta. Fleat House nasconde numerosi segreti tra le sue mura e, pian piano, vengono svelati alcuni macabri retroscena risalenti al passato, verità scomode per cui sembra finalmente giunto il momento di venire alla luce.

Jazz scopre che, solo venticinque anni prima, un ragazzo vittima di bullismo si era impiccato nelle cantine dell’austera dimora e che, forse, è possibile che quel terribile fatto sia collegato, in maniera insospettabile, alle recenti tragedie.

E il giovane Rory Millar? Di cosa ha davvero paura? Qual è il motivo che lo ha spinto a fuggire dalla scuola e a chiedere aiuto al padre David?

Proprio il padre di Rory diventa un ulteriore sospettato: David Millar infatti è un ex broker londinese, divenuto irascibile e dedito all’alcol a seguito del licenziamento e di un brutto divorzio. L’uomo nutre per il figlio Rory un amore incondizionato, il ragazzo è tutto per lui, è possibile che in preda ai fumi dell’alcol si sia vendicato di chi angariava il figlio?

E la famiglia di Charlie Cavendish, la vittima? Qualcosa sfugge nel loro comportamento, cosa nascondono? Conoscevano la vera natura di Charlie? Il suo carattere prepotente?

Jazz si rende conto che il passato sta tornando anzi, forse non è mai stato seppellito del tutto e quello che sta accadendo a Fleat House mostra profondi legami con avvenimenti accaduti anni prima; sembra quasi che un sasso sia stato gettato in acque apparentemente tranquille, e che a causa di ciò quelle stesse acque ora si ritrovano agitate da una serie di cerchi concentrici che si diffondono pian piano su tutta la loro superficie.

Se il caso non le lascia tregua, e complica di non poco la sua vita professionale, Jazz deve anche affrontare problemi di carattere più personale: il cottage isolato che ha scelto come sua nuova dimora è completamente da ristrutturare (e lei deve star dietro per quanto possibile ai lavori), il padre anziano viene ricoverato in ospedale, l’ex-marito viene spedito nel Norfolk per affiancarla nelle indagini e fa di tutto per convincerla a tornare con lui mentre cerca di “rubarle” la scena e trovare in fretta un perfetto colpevole, senza chiedersi se sia quello giusto.

Fortunatamente, Jazz è forte, tenace e lotta strenuamente per portare a galla la verità.

Passo dopo passo, riuscirà a mettere insieme una storia complessa, in cui eventi passati e presenti si intrecciano indissolubilmente.

Inutile dire che l’esperienza la porta a riflettere anche sul suo futuro e sulla sua carriera. Vale la pena abbandonarla completamente per non dover aver a che fare con un marito fedifrago?

Anche questa domanda, ovviamente, troverà risposta e il modo in cui Jazz sceglierà di rispondere lascerà i lettori soddisfatti.

Jazz

Delitti a Fleat House” deve gran parte del suo fascino al personaggio principale, la brillante detective Jazz Hunter.

Jazz affascina per quel suo miscuglio di pragmatismo ed empatia, per la sua capacità di comprendere le persone con cui si trova ad avere a che fare e per riuscire a metterle a loro agio quel tanto che basta per permettere loro di aprirsi, di svelare pian piano i loro segreti.

Non è perfetta e non è infallibile: di fronte al tradimento del marito ha scelto di mollare tutto e partire e si rifiuta, almeno inizialmente, di tornare a lavorare per la polizia.

È una donna ferita, che sta rimettendo insieme i pezzi della sua vita e che può contare su poche persone fidate che la sostengono: i genitori soprattutto e un vecchio collega che la stima molto e che la affianca nell’indagine a Fleat House.

Il suo è un carattere in cui è facile immedesimarsi proprio per le contraddizioni che lo rendono credibile.

Jazz non ha tutte le risposte ma continua a farsi domande, non accetta la “strada facile” neppure quando questa la porterebbe ad avere un colpevole perfetto servito su un piatto d’argento.

La natura umana è complessa, molto più di quello che sembra, ed è su questo principio che Jazz porta avanti le indagini, cercando a ogni passo di portare alla luce gli elementi meno ovvi ma più significativi per la risoluzione del caso.

Questo equilibrio tra forza e fragilità, paura e coraggio, voglia di agire e voglia di mollare tutto la rende enormemente carismatica, ci porta a fare il tifo per lei e a rispettare le sue scelte e i suoi modi, a comprenderli persino, quasi avessimo a che fare con una persona reale e non con un personaggio letterario.

Nel creare il personaggio di Jazz, Lucinda Riley ha fatto un lavoro egregio, ci si affeziona immediatamente alla sua personalità sfaccettata e per questo riusciamo facilmente a immaginarla alle prese con nuove avventure e nuovi casi da risolvere.

Lo stile di Lucinda Riley e i temi affrontati

Pur essendo questo romanzo l’unico poliziesco scritto dalla Riley, l’autrice mostra anche in questo genere uno stile di scrittura fresco e scorrevole.

La capacità di cogliere l’atmosfera di un luogo, di renderla protagonista al pari di un personaggio, l’attenzione ai dettagli, la cura nella creazione di personaggi sfaccettati ed estremamente reali, sono elementi chiave dello stile dell’autrice e sono tutti presenti in “Delitti a Fleat House”.

Tuttavia, seppur mantenendo uno schema da poliziesco classico, con tanto di diversi personaggi che via via vengono considerati come possibili colpevoli e per questo interrogati, il romanzo offre anche elementi originali, in primis nella scelta di una detective donna che si trova a dover gestire magagne personali e professionali insieme.  Jazz lo fa al meglio delle sue capacità, spesso faticando, ma senza mai arrendersi, consapevole che in gioco ci sono tanti interessi e che portare alla luce la verità non è un compito facile.

Tra i temi affrontati emerge il bullismo, le angherie che i ragazzi più forti e popolari fanno subire ai più deboli e che non vengono realmente punite dal corpo docente ma considerate quasi alla stregua di “riti di passaggio”.

Ragazzi come Charlie Cavendish possono permettersi di maltrattare i compagni perché popolari, ricchi, altolocati, provenienti da famiglie ben inserite nella società e su cui la scuola conta per ottenere donazioni e aiuti.

In modo ironico e sottile la Riley punta il dito su quanto spesso le apparenze contino più dei fatti, su quanto sia necessario in certi ambienti soffocare gli scandali sul nascere per mantenere intatto il “buon nome” e la reputazione.

Le regole ci sono, ma non necessariamente sono uguali o valgono per tutti.

Un altro tema importante è quello riguardante la difficoltà per una donna di farsi strada in un ambiente prettamente maschile.

Jazz è una detective eccezionale eppure è il marito fedifrago a ottenere la promozione prima di lei e a mettersi in competizione perché infastidito dalla sua bravura. La tradisce e lei molla tutto, e al distretto nessuno sembra prendere le sue parti: tutti sapevano ma tacevano.

Certo, il suo capo la va a recuperare nel Norfolk ma il suo avanzamento di carriera al distretto è ormai improbabile.

E che dire dell’ex marito e della sua ricomparsa nel Norfolk? La condiscendenza con cui la tratta sul lavoro e la superficialità nel voler assicurare velocemente un colpevole alla giustizia stridono con la reale dedizione di Jazz al caso.

Eppure… eppure mostrano un pregiudizio all’opera: una donna detective sicuramente capisce meno di un uomo, non ha la stessa grinta, si fa influenzare dalla sua emotività.

Jazz si prenderà la rivincita, ovvio, ma la descrizione del suo rapporto con l’ex e di come sia stato logorato anche dalla competizione lavorativa sono temi decisamente attuali nell’epoca moderna.

Delitti a Fleat House” è decisamente un romanzo molto ben scritto, soddisfa sia per lo schema da classico poliziesco sia per il taglio femminile, ma realistico, che la scrittrice ha conferito alla narrazione.

Da leggere tutto d’un fiato.

Alessandra Carminati


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