Il Festival della Canzone italiana è da sempre un contenitore di emozioni, energia e talento, un’occasione per scoprire artisti emergenti, ripercorrere la storia della musica italiana e condividere importanti messaggi e spunti di riflessione.

La 73esima edizione del Festival, tenutasi da martedì 7 a sabato 11 febbraio, ha visto la partecipazione di artisti e co-conduttrici che hanno lasciato il segno lanciando messaggi sociali di grande impatto e affidando ad un evento di spicco come Sanremo una carica emotiva e comunicativa di alto livello.

I temi affrontati durante le 5 serate del Festival sono stati diversi e hanno toccato corde molto delicate: il monologo di Roberto Benigni ha evidenziato l’importanza della libertà, il discorso di Chiara Ferragni si è incentrato su lavoro e disparità di genere, il monologo di Francesca Fagnani ha posto l’accento sulla rieducazione nelle carceri, l’inno alla libertà di Pegah Moshir Pour ha manifestato l’importanza di un diritto molto spesso sottovalutato, il discorso di Paola Egonu su razzismo e inclusione ha toccato tasti molto delicati e il monologo di Chiara Francini sulla maternità mancata ha scardinato uno dei grandi tabù della nostra società.

 

Libertà – Roberto Benigni

Roberto Benigni ha salutato il pubblico dell’Ariston e il presidente Sergio Mattarella (per la prima volta a Sanremo) con un omaggio alla nostra Costituzione.

Descrivendo la Costituzione italiana come “un’opera d’arte”, Benigni ha sottolineato la semplicità e la bellezza dell’articolo 21, pilastro di ogni tipo di libertà.

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.  Attraverso questo passaggio, Benigni ha ribadito che la Costituzione è la concretizzazione di un sogno, la liberazione da un incubo chiamato “paura del potere”, la consapevolezza che un modo più giusto esiste e che la violenza in ogni sua forma è sempre da condannare.

 

Lavoro e disparità di genere – Chiara Ferragni

Chiara Ferragni, in una lettera indirizzata alla “piccola Chiara”, ha raccontato le insicurezze e i momenti di difficoltà che l’hanno portata ad essere la donna che è oggi. 

Riavvolgendo il nastro della sua vita e ripensando a tutte le volte in cui non si è sentita “abbastanza”, Chiara ha invitato tutte le donne in ascolto a credere sempre in se stesse e a vedere nelle proprie umane fragilità un motivo in più per combattere e per farcela.

Parlando della figura della donna lavoratrice ha sottolineato che nella nostra società la figura femminile è ancora troppo spesso vittima di ingiustizie morali ed economiche e che ognuna di noi deve fare qualcosa nel proprio piccolo per distruggere questi ostacoli.

 

Rieducazione nelle carceri – Francesca Fagnani 

Francesca Fagnani ha portato a Sanremo le parole dei ragazzi del carcere minorile di Nisida sottolineando le parole e gli sguardi dei ragazzini di 15 e 18 che, nonostante la loro apparente spavalderia, mostrano un chiaro bisogno di aiuto pur non sapendo con precisione a chi rivolgersi.

Fagnani ha spiegato l’importanza di combattere la dispersione scolastica perché una società più giusta, un Paese democratico offre a tutti le stesse opportunità e non permette a nessun ragazzo di sentirsi solo o abbandonato.

In Italia il carcere è una forma di punizione che non sempre ha l’obiettivo di rieducare. Bisogna offrire ai detenuti la possibilità di uscire dal carcere come persone migliori. 

 

“Donna, vita, libertà”Pegah Moshir Pour

L’attivista iraniana Pegah Moshir Pour ha portato sul palco dell’Ariston il concetto di libertà, un diritto che per molte persone nel mondo è un miraggio, un lusso, un diritto non garantito a tutti. In Iran, infatti, una donna non potrebbe parlare di diritti umani da un palco perché, se lo facesse, verrebbe arrestata o addirittura uccisa.

Dal palco dell’Ariston Pegah Moshir Pour insieme a Drusilla Foer, sulle note di Baraye, l’inno della rivoluzione scatenata dall’uccisione di Mahsa Amini, tifa per tutte le libertà negate, per la libertà delle donne iraniane, dei bambini, dei più di 18.000 intellettuali, dissidenti e prigionieri politici della prigione di Evin che non hanno potuto cantare, ballare e manifestare il loro pensiero.

 “La musica è un diritto umano”: con questa frase Pegah Moshir Pour ha evidenziato cosa significa vivere in un Paese libero.

 

Razzismo e inclusione – Paola Egonu

In questo monologo la pallavolista italiana Paola Egonu ha parlato della bellezza della diversità, affermando che il suo essere diversa è ciò che la rende fiera della donna che è perché la diversità di ognuno di noi corrisponde alla nostra unicità.

Con orgoglio ha raccontato il suo viaggio con la maglia della nazionale italiana, un percorso lungo e faticoso che la rende ogni giorno fiera di vivere in un Paese come l’Italia.

Da vera sportiva, ha raccontato di aver perso più partite di quante ne abbia vinte e ha sottolineato l’importanza delle sconfitte in ogni percorso umano e professionale: essere sconfitti non equivale ad essere perdenti perché dai fallimenti più grandi possono nascere grandi vittorie. 

 

Maternità mancata – Chiara Francini 

In una lettera ad un bambino mai avuto, Chiara Francini ha raccontato la sua esperienza di donna non madre e ha scardinato uno dei grandi tabù della nostra società: la maternità mancata.

La nostra società ci pone dei paletti, delle tappe obbligatorie e dei traguardi che ci danno la certezza di essere diventati “grandi”. Questi paletti molto spesso per una donna corrispondono ad avere un figlio: per molte donne avere un figlio è la realizzazione di un sogno, ciò che le rende donne con la D maiuscola. 

Chiara Francini ha restituito importanza e dignità a tutte quelle donne che scelgono di non avere un figlio o che non possono avere figli e che molto spesso si sentono sbagliate, insicure, spaventate, in colpa per come la società le etichetta.

 

Conclusioni

In questa edizione di Sanremo ci si è schierati a favore dei diritti umani, della parità di genere e dell’inclusività, pilastri della libertà troppo spesso sottovaluti che noi di WomenXImpact sosteniamo ogni giorno.

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Graziana Gesualdo