Un anno fa, grazie a un’idea di Alessandra Carminati, nasceva la rubrica Recensioni in Rosa.  Da vera appassionata di letteratura e cinema,  da un anno a questa parte Alessandra  ci propone le sue recensioni di  libri, film e serie televisive che la colpiscono e la  affascinano, condividendo con noi la sua passione per la narrazione in tutte le sue forme.  Protagonista stavolta è  “La ragazza della palude” di Delia Owens, in una recensione da leggere tutta d’un fiato.

Romanzo d’esordio della zoologa Delia Owens, pubblicato per la prima volta negli USA dalla casa editrice Putnam nel 2018, La ragazza della palude (titolo originale “Where the Crawdads Sing”) ha scalato velocemente le classifiche di vendita, riuscendo a battere autori del calibro di John Grisham, Stephen King e Margaret Atwood. Un successo strepitoso che ha portato alla vendita dei diritti in quarantun Paesi e che ha attirato l’attenzione di Reese Witherspoon, sempre alla ricerca di soggetti con personaggi femminili forti per trasporli sullo schermo.

Risultati oltremodo stupefacenti per un’autrice che, di fatto, non si era mai cimentata prima con la narrativa ma che, in passato, ha pubblicato numerosi studi sull’ecologia comportamentale della fauna selvatica africana su riviste professionali, tra cui Nature, e ha contribuito a scrivere articoli per testate quali Natural History e International Wildlife.

Metà thriller e metà romanzo di formazione, il romanzo della Owens è ambientato nelle paludi del North Carolina, in un arco di tempo che va dagli anni ’50 agli anni ’60. Poco lontano dalle paludi, una piccola città abitata principalmente da pescatori dove circolano strane voci su una ragazza che, dall’età di sei anni, si aggira completamente sola tra canali e canneti: la Ragazza della Palude appunto.

La Ragazza della Palude

Kya Clark ha sei anni quando vede la madre, con indosso le sue scarpe di coccodrillo e con in mano una valigia, allontanarsi, senza voltarsi indietro, dalla baracca nella palude in cui vive la famiglia Clark.

La piccola segue con gli occhi la figura materna fin quando la vegetazione la nasconde completamente al suo sguardo di bambina ma, dentro di sé, crede che si tratti di un’assenza momentanea, che la madre ritornerà a prendersi cura di lei; per questo la aspetta, seduta sugli scalini esterni della baracca, speranzosa, almeno all’inizio.

Kya è l’ultima di cinque figli, le sorelle e il fratello più grande hanno già lasciato la palude e lei a malapena ne ricorda, a dimostrazione della sua innocenza di bambina, i soprannomi più che i nomi. Nella baracca con lei è rimasto Jodie, il fratello di pochi anni più grande e il padre, un uomo dedito all’alcol, e piuttosto violento, che si arrangia a vivere con la pensione offerta ai reduci di guerra.

In poco tempo la bambina capisce che la madre non ha intenzione di tornare e comincia quindi a fare del suo meglio per cercare di sopravvivere, tra maldestri tentativi di cucinare quel poco cibo che trova in casa e desiderio vitale di non scontrarsi con la rabbia del padre.

Persino Jodie l’abbandona a sé stessa, poco dopo la partenza della madre, incapace di sopportare per un minuto di più la vita grama di quel posto e la violenza del capofamiglia.

A Kya non resta altro che rimboccarsi le maniche e imparare a vivere nella palude, a conoscerla tanto profondamente da sviluppare una vera e propria simbiosi, un rapporto a dir poco viscerale, con la sua fauna e la sua flora.

I gabbiani, che nutre amorevolmente, diventano gli amici a cui si rivolge per sfogarsi e raccontare le sue confidenze, certa che non la tradiranno. Impara a riconoscere tutte le diverse specie di uccelli e di insetti che la circondano, studia i loro comportamenti e le loro peculiarità; rispetta i singoli fili d’erba, le foglie degli alberi, la vita brulicante che la circonda e la protegge dal mondo esterno.

Sì perché quelli che abitano nella piccola città del North Carolina ai margini della palude non si addentrano nel regno di Kya, da sempre associato alla feccia, a loschi figuri che sceglievano di vivere ai limiti della legalità, e per questo motivo Kya riesce a crescere tenendosi lontana da chi non sembra volerla accogliere. La sua è un’esistenza che la tiene isolata, che la porta a scrutare sospettosa gli estranei, a tenersene alla larga, incapace di sentirsi a suo agio nei rapporti sociali.

Viene fatto un misero tentativo per portarla a scuola ma, dopo un solo giorno e dopo aver assaggiato la cattiveria dei compagni che la deridono, la bambina fuggirà nella sua palude, non facendosi più trovare quando gli assistenti sociali proveranno a cercarla di nuovo, prima di arrendersi del tutto.

La palude per Kya diventa sempre più una madre, una maestra e un rifugio, unica costante della sua vita.

Il padre, dopo un breve periodo di pace e di riavvicinamento, tornerà a essere una figura assente, fino a scomparire anche lui dalla sua vita, lasciando la ragazzina completamente sola.

Un omicidio?

Il romanzo segue due linee temporali: da una parte seguiamo Kya che pian piano cresce, diventa sempre più autonoma e selvaggia, dall’altra siamo riportati a forza all’anno 1969, al ritrovamento del cadavere del giovane Chase Andrews nella palude e alle indagini per capire se la sua morte sia stata il frutto di un incidente o di un omicidio.

La narrazione ci permette quindi di seguire contemporaneamente sia la crescita di Kya, i piccoli ma significativi episodi che segnano il suo percorso di scoperta di sé e del mondo e la sua fatica a trovarsi a suo agio con le persone, che le indagini sull’omicidio di Chase, che vedono purtroppo in Kya la principale sospettata.

È facile immergersi nella storia di Kya e affezionarsi a lei. Per quanto rifugga il contatto umano e si nutra della sua solitudine, Kya resta comunque una ragazza che spicca per la sua forza e il suo coraggio. I suoi rapporti principali con la comunità si riducono a quelli con il vecchio Jumpin’ e sua moglie Mabel, che la aiutano come possono, spesso offrendole ciò di cui ha bisogno (materie prime, abiti…) in cambio di quanto Kya riesce a pescare dalla palude. Oltre a Jumpin’ e Mabel, Kya si avvicina a Tate Walker un ragazzo poco più grande di lei che, con grande pazienda, riuscirà a superare l’innata diffidenza della ragazza, insegnandole a leggere e scrivere. Se Tate è la prima cotta di Kya (diventata ormai una ragazza dalla bellezza innegabile), è anche vero che lui dovrà allontanarsi da lei per andare al college, lasciandola di nuovo con l’amaro in bocca e la sensazione, per lei non facile da gestire, di essere stata abbandonata ancora una volta.

È qui che entra in scena Chase Andrews, il ragazzo d’oro del paese, il classico giovanotto bello e aitante, che porta con sé la promessa di sicuro successo.

Chase rimane colpito da Kya e fa di tutto per corteggiarla, riuscendo infine a convincerla delle sue buone intenzioni e seducendola.

Peccato che Chase non sia onesto e che i suoi reali propositi siano tutto fuorché buoni. Kya non è una ragazza che lui possa sposare o far conoscere ai suoi, con lei vuole solo divertirsi e, una volta raggiunto il suo scopo, la molla senza farsi troppi scrupoli.

Le due linee temporali a questo si ricongiungono: Kya è sospettata di aver ucciso Chase perché lui si è preso gioco di lei, lasciandola e sposando un’altra.

A suo favore non gioca né il pregiudizio né la sfiducia generale con cui l’intera comunità l’ha sempre trattata.

Il processo

Inutile dire che i sospetti su Kya portano al suo inevitabile arresto e al processo.

La vediamo soffrire confinata in cella ma, allo stesso tempo, l’esperienza sembra forgiarne ulteriormente la forza di carattere.

Dalla sua parte ci sono Jumpin’, Mabel, Tate (tornato in città per lavorare come biologo e ancora innamorato di lei) ma anche Jodie, il fratello ritrovato e il suo editore, perché nel frattempo Kya, spronata da Tate, è anche diventata una scrittrice: pubblica libri accompagnati da disegni bellissimi sulla sua palude, sulle mille forme di vita animale e vegetale che la popolano.

Proprio l’editore sembra essere il suo alibi perfetto: quando Chase è stato ucciso lei era fuori città per incontrarsi con lui e parlare del suo ultimo libro.

Anche Tom Milton, noto avvocato in pensione, decide di schierarsi dalla parte di Kya. È stata veramente la ragazza a uccidere Chase o l’accusa sta cercando di leggere ogni prova come un segno della sua colpevolezza, forse forzando gli indizi?

Milton fa di tutto per difendere Kya e farla scagionare, per fare in modo che alla Ragazza della Palude sia fatta finalmente giustizia e che venga vista per quello che è: non un mostro o uno scherzo della natura ma una donna forte, unica nel suo genere. Una donna che è stata in grado di crescere nonostante le avversità, trasformando ogni difficoltà in una vittoria.

Chase Andrews probabilmente è stato vittima di uno sfortunato incidente, gli indizi che accuserebbero Kya sono troppo deboli, le prove circostanziali…

Il processo si chiude.

Kya ha modo di tornare a vivere nella sua palude, stavolta con Tate, circondata da persone che la amano. Piano piano, pur restando sempre ai margini della società, riuscirà anche a fare degli sforzi per aprirsi, permettendo a chi la ama di starle davvero vicino.

La verità, quella che il lettore scoprirà alla fine del romanzo, resterà confinata nella palude. Un segreto in più che si perderà tra le acque selvagge, lontano, “dove cantano i gamberi…” come suggerisce il titolo originale del romanzo.

E, forse, è meglio così.

 

Un romanzo incredibile

La ragazza della palude” è un romanzo a dir poco incredibile.

La competenza e le conoscenze zoologiche dell’autrice rendono le descrizioni della palude, e la palude stessa, un personaggio vibrante, una vera e propria madre per Kya, capace di accoglierla e proteggerla.

Kya stessa è un carattere unico, sfaccettato, complesso.

Se all’inizio è solo una bambina spaurita, titubante, pian piano la vediamo crescere, diventare prima una ragazzina tenace e piena di risorse, e infine una giovane donna autonoma, libera, incurante del giudizio altrui.

Come lei stessa dirà, non è lei che odia la gente del paese, sono loro che l’hanno sempre tenuta ai margini, tanto da farle capire in fretta di poter contare solo su sé stessa, sulle sue forze.

Forse non è causale che chi si interessi davvero a lei siano Mabel e Jumpin’, entrambi membri della comunità nera e, quindi, in qualche modo emarginati anche loro (seppur in maniera minore e molto diversa) e Tate, un ragazzo sveglio che ha imparato fin da piccolo a ragionare con la sua testa e a capire cosa sia importante e cosa no. Jumpin’, Mabel e Tate sono personaggi non completamente inseriti negli schemi della comunità e che riescono per questo ad avvicinarsi a Kya.

Per Chase invece Kya è una sfida, ne è affascinato ma non ha neppure interesse a comprenderla davvero.

La penna della Owens tratteggia queste dinamiche con estrema maestria, riusciamo quasi sempre a far vedere e percepire la realtà attraverso gli occhi di Kya e attraverso il suo modo speciale di confrontarsi con essa; quasi la studiasse come studia gli animali della sua palude, animali che hanno per lei a volte più senso degli esseri umani.

La doppia linea temporale non disturba, anzi spesso i capitoli relativi all’anno dell’omicidio acquistano senso proprio perché preceduti o seguiti da quelli che raccontano la crescita di Kya; epidosi e dettagli offrono una chiave di lettura per quello che accade dopo.

La parte finale, dopo il processo, fornirà qualche cenno sul futuro di Kya e dei suoi amici, piccole note che aiuteranno a chiudere il cerchio e a rispondere a qualche domanda.

Un libro poetico, a volte amaro a volte dolcissimo.

Una scrittura in grado di evocare immagini potenti e sentimenti altrettanto forti.

Una lettura consigliatissima, dal libro è stato poi effettivamente tratto un film molto apprezzato (prodotto proprio dalla Witherspoon). Sicuramente da recuperare anche l’adattamento cinematografico, ma consiglio di leggere prima il romanzo per la sua capacità di lasciare senza parole in ogni riga, non soltanto nei colpi di scena.

Alessandra Carminati