In questa puntata della rubrica Recensioni in Rosa, stavolta sono presi in considerazione i romanzi di Alice Basso con protagonista Anita Bo, eroina fuori del comune nella Torino del 1935.

Alessandra Carminati ci fornisce una panoramica sui libri finora pubblicati che raccontano le vicende di Anita, giovane coraggiosa e brillante  che, ispirata dai detective dei racconti che tanto ama, scopre di avere un talento per le indagini e la ricerca della verità a tutti i costi.

Alice Basso è una scrittrice di grande talento, nonché prolifica.

Dopo aver esordito nel 2015 con il primo volume di quella che è poi diventata una pentalogia dedicata al personaggio della Ghostwriter Vani Sarca, nel 2020 è tornata alla ribalta con una nuova serie, stavolta a sfondo storico, la cui protagonista è un’altra donna formidabile: la torinese Anita Bo.

Finora sono stati pubblicati quattro libri che vedono Anita protagonista, nell’ordine troviamo: “Il morso della vipera”, “Il grido della rosa”, “Una stella senza luce” e, freschissimo di uscita nelle librerie (è infatti disponibile dal 16 maggio) quello che, presumibilmente, dovrebbe essere il penultimo della serie, “Le aquile della notte”, titolo che incuriosisce non poco.

Inutile dire che, avendo letteralmente divorato i primi tre, sicuramente mi affretterò a leggerlo!

Un’ambientazione insolita

Fin dal primissimo libro, oltre a fare la conoscenza dei personaggi principali che ritroveremo nella serie, a colpire è anche la scelta del periodo storico in cui le vicende di Anita sono ambientate: il ventennio fascista.

Anita è una giovane donna che si ritrova a vivere nella Torino del 1935, la sua storia si intreccia inesorabilmente con le difficoltà proprie dell’epoca, viste e vissute attraverso il suo sguardo attento e battagliero.

Alice Basso è bravissima a mantenere il tono della narrazione in modo tale che questo risulti fresco e scorrevole ma, nello stesso tempo, riesce a tratteggiare in maniera tutt’altro che banale un periodo storico complesso e ambiguo, in cui era difficilissimo muoversi.

Uno stile di scrittura unico che incastra perfettamente la storia personale di Anita con il contesto storico ben più ampio che la circonda, senza per questo risultare pesante o noioso.

Leggendo si ha quasi l’impressione che ogni parola, ogni dettaglio, si combinino insieme alla perfezione nella creazione di un puzzle di ampio respiro.

Inoltre, vicende storiche sul cui sfondo si muove Anita, dettagli e particolari di fatti accaduti realmente vengono documentati dall’autrice in ricchissime note e bibliografie di approfondimento alla fine di ogni volume, note che non solo dimostrano l’attenzione e la cura della Basso nel compiere le sue ricerche ma sono vere e proprie chicche per chi volesse approfondire eventi e tematiche.

Anita Bo

Anita Bo è la protagonista indiscussa, il personaggio attorno al quale si snoda l’intera narrazione.

Nel primo libro la Basso la presenta come una giovane ragazza di vent’anni, estremamente bella e avvenente, che aiuta i genitori nella tabaccheria di famiglia e che sta aspettando che il fidanzato Corrado (un marcantonio biondo tanto ingenuo quanto insulso) le chieda di sposarlo.

Anita è consapevole del suo aspetto, che usa spesso a suo vantaggio e, se anche non ha mai amato molto studiare, è indubbiamente una ragazza sveglia e curiosa.

Forse per questo, quando Corrado le chiede finalmente di sposarlo, Anita ha un tentennamento improvviso e inaspettato: di colpo si prefigura una vita relegata al ruolo di casalinga segregata in casa a curare i figli (Corrado ne vorrebbe sei, ne ha già scelto persino i nomi…).

Sulla spinta di un’illuminazione (forse uno slancio di ribellione), Anita chiede quindi a Corrado sei mesi di tempo prima di compiere il fatidico passo: sei mesi in cui potrà mettersi alla prova lavorando, un lavoro “vero”, non quello poco impegnativo e scontato nella tabaccheria di famiglia. Un’esperienza questa che, almeno così dice al fidanzato perplesso, la aiuterà senz’altro anche nel suo ruolo futuro di madre e moglie, la renderà pronta ad affrontare al meglio il compito di educare i figli.

Sebbene un po’ spiazzato, di fronte a tale logica stringente, Corrado non può che accettare.

Ed è così che Anita trova un vero e proprio impiego, ricorrendo a dirla tutta più alla sua astuzia che alle sue reali competenze, e viene assunta come dattilografa presso “Saturnalia”, una rivista che traduce e pubblica i racconti gialli che appaiono sulla testata americana “Black Mask”. Inoltre, su “Saturnalia” trovano spazio anche orrende storie “poliziesche”, farcite di retorica fascista, che hanno come protagonista il noiosissimo e pedantissimo Commissario Bonomo.

Ben presto Anita si scopre ad amare profondamente quello che fa, anche per le pieghe inattese che prende il suo lavoro…

Saturnalia

Nella redazione di “Saturnalia”, Anita si trova ad avere a che fare con il proprietario Monné e, soprattutto, con Sebastiano Satta Ascona il quale, oltre a tradurre i racconti di “Black Mask” che il suo amico Julian porta dall’America, è autore delle raccapriccianti storie del Commissario Bonomo.

Se all’inizio Anita ritiene Sebastiano un fervente simpatizzante fascista, proprio in virtù del suo essere l’autore di storie altamente approvate dal regime, ben presto deve ricredersi, e lo fa scoprendo una verità piuttosto scomoda, e tutt’altro che scontata, che fa luce sulle reali motivazioni del comportamento di Ascona.

Scrivere le storie di Bonomo, infatti, è per Sebastiano l’unico modo per permettere alla rivista di non finire nel mirino della censura e, quindi, non solo di continuare a vivere ma anche di diffondere un certo tipo di letteratura straniera, quei gialli che all’epoca non erano molto ben visti (non si voleva, tra le varie motivazioni di tale antipatia del regime, che l’opinione pubblica parlasse di delitti e di violenze).

Ma l’enigmatico Sebastiano ha ragioni anche molto più personali per recitare la parte del sostenitore del regime, ragioni che si trova a dover confessare proprio ad Anita, ottenendone la stima e il rispetto.

A poco a poco quella tra Sebastiano e Anita diventa una collaborazione estremamente produttiva, basata sull’ ammirazione reciproca. Seppure i loro siano due caratteri diametralmente opposti, riescono a capirsi alla perfezione, un’intesa che fa emergere il meglio di entrambi.

Una cooperazione tale che li spinge ad “agire”, a mettersi in gioco, arrivando a creare un autore fittizio, tale John Dorcas Smith, attraverso le cui storie i due “complici” possono denunciare i soprusi e le ingiustizie che, sotto il regime, passano sotto silenzio o vengono brutalmente messi a tacere.

Storie che Sebastiano e Anita scrivono insieme, veri e propri partner in crime, camuffando nomi italiani in nomi stranieri, ambientando le vicende in una città americana inventata di sana pianta… Vicende che, per chi ha orecchie per intendere, presentano numerosissime analogie con recenti fatti scottanti di cronaca torinesi.

Anita e Sabastiano si imbarcano così in una serie di avventure, improvvisandosi ogni volta detective e coinvolgendo piano piano anche i loro più cari amici: Julian per Sebastiano e Clara e Candida per Anita (rispettivamente la brillantissima amica del cuore e la ex professoressa di dattilografia, donna della Torino bene dalla mentalità aperta e moderna che legge di nascosto libri proibiti dal regime).

Sia Anita che Sebastiano sono consapevoli dei rischi che corrono, e che fanno correre ai loro amici, ma il bisogno di fare giustizia, di agire anche se solo nel loro piccolo, diventa sempre più impellente ed entrambi si rendono conto, libro dopo libro, di non poter più rinunciare a essere John Dorcas Smith.

In sottofondo, a chi legge resta da capire come Anita potrà affrontare il matrimonio con Corrado, che sembra avvicinarsi inesorabilmente…

Una volta sposata, infatti, tutti si aspettano che Anita lascerà il lavoro, cosa non facile ora che ne è così coinvolta e ancora più difficile se considera i sentimenti sempre più forti che stanno inesorabilmente nascendo tra lei e Sebastiano, a sua volta alle prese con una situazione personale a dir poco complessa.

Di libro in libro si resta con il fiato sospeso, ci si affeziona ai personaggi e non si vede l’ora di sapere cosa succederà e come i due risolveranno l’intricata situazione, professionale ma anche personale, in cui si sono imbarcati.

Verranno scoperti? Riusciranno ad ammettere apertamente i loro sentimenti? Cosa ne sarà di “Saturnalia”? Quanto potranno rischiare?

Domande che tengono alta l’attenzione e portano a divorare un libro dopo l’altro, facendo il tifo per quell’uragano di forza che è Anita.

Le tematiche affrontate

Se le indagini di Sebastiano e Anita e il sentimento che, seppure facciano di tutto per negare, li lega sempre più sono il cuore delle vicende narrate dalla Basso, è altrettanto vero che ogni romanzo tratta una tematica importante, ancora più forte e d’impatto in quanto inserita in un contesto storico dove alcune libertà, soprattutto femminili, erano tutt’altro che scontate.

Nel primo volume, “Il morso della vipera”, l’attenzione si concentra sulla difficoltà per una donna di ottenere una certa emancipazione tramite il lavoro.

Nel 1935 le donne hanno un ruolo ben definito nella società, devono essere mogli e madri, e il fatto che desiderino lavorare non è poi così ben visto.

Pochi sono i ruoli a cui possono ambire e, in ogni caso, ci si aspetta che una volta sposate smettano di lavorare per dedicarsi solo ed esclusivamente alla famiglia e alla casa.

Si affronta anche il tema della giustizia, quanto sia difficile per chi è più debole far ascoltare la propria voce, proprio per questo Sebastiano e Anita “creano” John Dorcas Smith.

Nel secondo volume, “Il grido della rosa”, tramite la storia di alcune ragazze madri, si affronta il tema del giudizio morale, spesso spietato, che la società riservava alle ragazze in difficoltà, spesso ritenute uniche colpevoli della situazione in cui si trovavano.

Una stella senza luce” invece riporta alla ribalta la memoria della Torino dell’epoca d’oro del cinema, un’epoca di sogni andati perduti, lasciando dietro di sé disincanto e amarezza e fornendo un paragone fin troppo amaro con la Torino dell’epoca fascista.

In quanto all’ultimo, almeno per ora, volume “Le aquile della notte”, benché non lo abbia ancora letto, sono certa che anche in questo l’autrice affronterà, attraverso la scusa delle indagini di Sebastiano e Anita, un altro aspetto o un’altra tematica importante e che farà riflettere.

I libri della Basso non deludono mai, lo stile, la capacità di creare personaggi unici e di far immergere il lettore nel mondo che descrive sono unici.

Letture consigliatissime che creano vera e propria dipendenza!

 

Alessandra Carminati