Benvenuti nel format “Meet the Speaker”, un’occasione per approfondire il percorso professionale degli speaker che saranno presenti al WomenX Impact Summit 2023.

Oggi intervistiamo Chiara Relandini, Solutions Architect @ Amazon Web Services Italia.

Chiara Relandini

– Ciao Chiara, com’è iniziata la tua carriera?


Ho iniziato a lavorare poco più di due anni fa. Stavo finendo il mio percorso di studi al Politecnico di Milano con un progetto di tesi focalizzato sulla robotica e le reti neurali, ma ero tornata a vivere con la mia famiglia a Roma durante il periodo della pandemia. Non conoscevo ancora il mondo del lavoro e avevo paura che fosse difficile cogliere una buona opportunità, quindi decisi di iniziare a cercare prima della fine degli studi.


Dopo qualche colloquio, ricordo di aver ricevuto due offerte: una a Roma da una multinazionale americana dell’informatica e una a Milano da una piccola azienda informatica, giovane e dinamica. Le certezze non erano le stesse, ma attirata dalla sfida, decisi di accettare l’offerta a Milano. 
Per qualche mese ho portato avanti studio e lavoro e ho trovato particolarmente difficile conciliare le due cose, soprattutto perché un nuovo lavoro, il primo per altro, richiede molte energie. Però l’esperienza mi ha permesso di acquisire competenze e scoprire come lavorare in team, e soprattutto di maturare sicurezza nelle mie conoscenze e abilità. Sono cresciuta da un punto di vista professionale, ma anche personale.


Dopo poco più di un anno di lavoro, una compagna di università mi chiese se fossi interessata a candidarmi per una posizione in Amazon Web Services (AWS). Fino a quel momento avevo sempre pensato che le Big Tech fossero in qualche modo irraggiungibili, ma entusiasmata da una nuova sfida decisi di tentare. Quando mi dissero che ero entrata pensai quasi che fosse incredibile, ancora dovevo acquisire un po’ di sicurezza in me stessa.


Ho iniziato a lavorare in AWS qualche mese più tardi, e sto tuttora maturando e imparando. Trovo che questa azienda e le persone che ci lavorano abbiano tantissimo da insegnarmi ogni giorno, sia per quanto riguarda le competenze tecniche sia per le capacità personali.

– Hai avuto mentor o figure di riferimento nel tuo percorso professionale?


Durante tutto il mio percorso ho avuto tantissime persone intorno che mi hanno stimolato e incoraggiato. Persone che hanno visto le mie potenzialità e hanno tracciato una strada che potessi seguire. In particolare, donne forti che ho preso come esempio e che ho ammirato per la loro professionalità e forza di volontà, già a partire dagli anni passati a scuola. Penso che sia importante vedere figure di successo in cui in parte ti puoi rispecchiare, anche in ambiti diversi. Perché è l’attitudine a fare la differenza e a portarti ad acquisire una determinata maturità e un approccio professionale che ti avvicina al successo personale. 


Poi c’è la sfera personale. È importante sapere che le persone a cui tieni ti supportano, e io sono stata fortunata ad avere una famiglia che lo ha fatto fin da subito. Inoltre, la figura di mio padre ha influito sulle mie scelte professionali molto più di quanto potessi immaginare. All’inizio pensavo di dovermi distanziare per trovare la mia strada, ma il suo esempio mi ha guidato fino ad intraprendere lo stesso percorso professionale che aveva scelto lui.

– Hai mai subìto discriminazioni in quanto donna nel tuo settore? Se sì, come le hai affrontate?


Non mi sono mai sentita apertamente discriminata. Certo è che i numeri spesso parlano da soli e il fatto stesso di sentirsi l’unica donna in un gruppo completamente maschile o quasi, scoraggia dal mettersi in mostra o cercare di distinguersi. Ma forse è proprio quel sentimento di ribellione contro un sistema che sembra non essere favorevole, ad avermi spinto a dare il meglio. Ad esempio, quando ho iniziato a lavorare non ero l’unica donna, ma sicuramente una delle pochissime con un ruolo tecnico. La maggior parte del tempo questa differenza non si sentiva, ma in alcune occasioni risultava chiaro quanto fossimo una minoranza. È facile farci l’abitudine, e in realtà non mi sono mai trovata a disagio perché i ragazzi, per lo più giovani, con cui ho condiviso quelle esperienze non mi hanno mai trattato in modo diverso. Ma la motivazione iniziale fa la differenza per superare la paura di poter ricevere un trattamento diverso e scoprire che a volte basta solo affrontare quell’incertezza. E questo accade anche grazie all’attenzione che sempre più viene posta dalla società e da community come WXI su questi temi.

– Quali sono, secondo te, i punti di forza di una community come quella di WXI?


Credo che sia importante avere esempi al femminile che possano stimolare donne e ragazze, per vedere che è possibile avere successo anche in un sistema che ancora non le rappresenta quanto dovrebbe, ma che ci sta lavorando. Spesso è più facile evitare di mettersi alla prova, pensare che l’obiettivo sia impossibile da raggiungere, e se non abbiamo davanti agli occhi un esempio della sua fattibilità, è possibile che non ci proveremo mai. Figure di riferimento dentro una community come quella di WXI indicano la strada da seguire e aiutano a prendere consapevolezza delle nostre potenzialità.

Per ascoltare lo speech di Chiara, non perdere l’occasione di partecipare al WomenX Impact Summit 2023.