“Pineapple Street” esordio letterario della scrittrice americana Jenny Jackson: una lettura accattivante in equilibrio tra toni comici e arguta critica. Alessandra Carminati ce ne parla in questa nuova puntata della sua rubrica Recensioni in Rosa.

Pineapple Street”, libro d’esordio della scrittrice americana Jenny Jackson, colpisce per lo stile arguto e la capacità di inquadrare la storia di tre donne, tra loro molto diverse, legate chi per nascita chi per matrimonio a una delle famiglie più facoltose degli Stati Uniti.

Pubblicato in Italia da Rizzoli, il romanzo ha tutte le caratteristiche di una vivace “commedia di classe” che, tuttavia, si tiene in equilibrio perfettamente tra toni comici e ironici e toni molto più riflessivi, persino intransigenti, toni che non si fanno scrupoli a puntare il dito sugli aspetti più anacronistici legati alla vita di chi appartiene all’1% più ricco del mondo.

Gli Stockton

Gli Stockton, immobiliaristi da generazioni, fanno parte di quella piccolissima percentuale di estremamente ricchi e privilegiati, la loro è una ricchezza antica e a dir poco immensa, che non fa che crescere.

Sono la crema dell’alta società newyorkese e la loro vita scorre all’apparenza perfetta.

Le uniche preoccupazioni sembrano essere, per la matriarca Tilda, le cene a tema da organizzare, le partite a tennis da giocare, le riunioni ai vari circoli…

Eppure, nonostante questa apparente bolla di perfezione che li circonda, scavando un po’ al di sotto della superficie, le prime crepe appaiono.

Ed è attraverso le storie intrecciate di tre donne Stockton che queste crepe emergono, e che ci permettono di conoscere la realtà oltre l’apparenza.

I capitoli, infatti, si alternano per seguire le vicende tra loro collegate di Sasha, Stockton acquisita in quanto moglie di Cord Stockton (il primogenito che porta avanti gli affari di famiglia), e di Darley e Georgiana, sorelle di Cord.

Tre figure femminili a prima vista molto diverse tra loro ma accomunate da una certa fragilità e dall’incapacità di affermare il loro ruolo, di far sentire la loro voce.

Donne poste di fronte a scelte che non sanno bene come affrontare, o che le lasciano bloccate in improbabili impasse, almeno fino a quando si troveranno costrette ad agire e a prendere posizioni che non credevano di poter mai prendere.

Sasha

Sasha è la vera e propria outsider, entrata a far parte della famiglia Stockton in quanto moglie di Cord, fatica a farsi accettare dalle cognate e a comprendere le dinamiche, a volte veramente incomprensibili, della famiglia.

Proviene da una famiglia ben lontana dall’alta società newyorkese, alcuni flashback sul suo passato ci mostrano difficoltà che ha affrontato, momenti difficili, persino una storia d’amore finita piuttosto male…

Insomma, una donna concreta che ha saputo ritagliarsi una sua attività a New York mostrando un vero e proprio talento artistico.

Tuttavia, nonostante abbia sposato Cord per amore (all’inizio della loro relazione neppure aveva capito quanto lui fosse ricco), le cognate Darley e Georgiana la tengono ai margini, definendola tra loro una “cacciatrice di dote” e, in generale, guardandola dall’alto in basso.

Non aiuta che persino la suocera Tilda le faccia pesare la sua inadeguatezza, per esempio nel preparare grandi cene, e che abbia sì offerto a lei e a Cord la storica dimora di famiglia di Pineapple Street ma aspettandosi che i due sposini non ne modifichino neppure un dettaglio.

Sasha, quindi, si trova a vivere in un’imponente edificio arredato come ai tempi in cui Cord e le sorelle erano ragazzini, con le stanze delle ragazze ancora piene zeppe dei loro cimeli, delle loro cose…Immutabile, intoccabile.

Persino le tende alle finestre devono restare le stesse. Non che Tilda si opponga direttamente ai cambiamenti ma, non appena Sasha accenna a delle alternative, la suocera la blocca, facendole capire che quello che Sasha propone non sarebbe, di fatto, adatto alla casa e alla sua gloriosa storia.

L’insofferenza di Sasha è palese, ma viene vista come una forma di ingratitudine dalle cognate.

I tentativi di farsi accettare la porteranno a scontrarsi con la realtà, con l’ostracismo di cui è fatta oggetto, fino a quando non prenderà posizione e non affronterà la famiglia di Cord di petto, sostenuta dal marito che finalmente comprenderà le difficoltà della moglie nell’inserirsi in quella che per lui era invece una realtà semplice, consolidata, mai messa in discussione.

Darley

Darley, sorella di Cord, ha fatto una scelta ben precisa per seguire il suo cuore.

Si è sposata con Malcolm, di origine asiatica, e ha messo al mondo due figli.

Nonostante gli studi brillanti e la carriera già ben avviata, ha deciso di lasciare il lavoro per dedicarsi interamente ai figli.

Il marito, estremamente intelligente e gran lavoratore, ha una posizione lavorativa eccellente e guadagna benissimo per entrambi; la scelta di Darley è quindi stata consapevole e voluta.

Vivono in un appartamento bellissimo, i figli seppur piccoli possono permettersi scuole e vacanze favolose ma… tutto crolla quando Malcolm perde il lavoro.

Nonostante i numeri e le capacità Malcolm non ha i “contatti giusti”, non fa parte dell’élite e pertanto, quando sul lavoro un collega incapace, ma rampollo di una  famiglia simile per pedigree agli Stockton, commette un errore clamoroso, è Malcolm a doverne fare le spese e a essere poco cerimoniosamente licenziato.

Peccato che, per dimostrare di amare profondamente il futuro marito, Darley si fosse rifiutata di fargli firmare un accordo prematrimoniale, perdendo così di fatto accesso alla sua eredità e alla sua parte di fondi familiari.

Non sono ancora a corto di soldi, ma se Malcolm non troverà presto un nuovo lavoro non potranno continuare a permettersi il tenore di vita a cui erano abituati e Malcolm, proprio per essere diventato capro espiatorio di una débâcle colossale, fatica a trovare chi gli dia una seconda possibilità.

In preda allo sconforto, e in parte pentita di aver messo da parte la carriera (e forse di non aver fatto firmare a Malcolm l’accordo matrimoniale), Darley si avvicina alla cognata Sasha, nonostante continui a considerarla una sorta di outsider.

Parlare alla famiglia delle sue difficoltà non è neppure contemplato, Darley ha un rapporto più materno e affettuoso con i genitori di Malcolm che con i suoi e sua madre Tilda è troppo occupata con i suoi impegni mondani per sostenere la figlia o percepirne lo stato d’animo.

Tra alti e bassi Darley affronta la situazione complessa in cui si è trovata, mantenendo intatto il supporto al marito e riconfermando le sue priorità.

I chiarimenti con la famiglia ci saranno, ma li affronterà con una forza e una sicurezza ritrovate che la porteranno a mettere definitivamente da parte le ipocrisie dietro cui si trincerava.

Georgiana

Georgiana è la piccola della famiglia Stockton. Nonostante abbia ventisei anni la giovane donna è ancora molto immatura e viziatissima.

Lavora per un’organizzazione no-profit, ma il suo non si può definire proprio un lavoro, sembra quasi lo reputi un modo per occupare il tempo.

I rapporti con la famiglia sono caratterizzati da una certa superficialità, con la madre Tilda si confronta di fatto solo sul campo da tennis (e i commenti che questa le rivolge hanno a che fare con il gioco o con la forma fisica), con la sorella e il fratello invece non pare avere terreno di conversazione.

Un personaggio fortemente egocentrico, capace di vedere solo quello che la circonda e la interessa in prima persona.

Inutile dire che anche in amore non mostra grande maturità: si prende una cotta (con atteggiamenti da liceale impacciata) per il capo, che reputa una sorta di eroe.

Brady infatti ha girato il mondo, sempre impegnato in cause umanitarie, e Georgiana è attratta da questo personaggio che vede maturo, romantico, capace…

I due iniziano una relazione (galeotte le partite di tennis) che sembra essere perfetta, fino a che Georgiana non scopre che Brady è sposato.

Potrebbe chiudere con lui ma, mostrando di nuovo grande confusione, decide di continuare: lo ama e questo le basta.

Peccato che un incidente aereo durante una spedizione umanitaria ponga fine alla loro relazione clandestina.

Perdere Brady è per Georgiana devastante ma, non avendo parlato con nessuno della loro storia, non può neppure farsi consolare.

La sua fragilità la porta a consumare il dolore nell’alcol, tramutandosi in una donna rancorosa e pronta a sfogare la sua rabbia con chi la circonda, non ultima Sasha con cui, forse pentendosene, si era confidata.

La situazione esploderà durante un ritrovo di famiglia, portando alla luce recriminazioni e verità che da tempo aspettavano di uscire allo scoperto.

L’arco narrativo di Georgiana si conclude con una nuova acquisita consapevolezza: abbandonati gli atteggiamenti infantili la giovane donna deciderà di seguire l’esempio di un vecchio compagno di classe, tramutandosi in una sorta di filantropa e investendo il suo patrimonio in cause umanitarie.

Un cambio di rotta totale, da rampolla viziata a donna che decide di guardarsi davvero intorno e di uscire dalla sua bolla di privilegi.

La morale…

Sasha, Darley, Georgiana… tre donne, tre storie che si intrecciano, tre archi narrativi che si sviluppano autonomamente pur restando intrinsecamente legati.

Sasha da outsider riuscirà a farsi accettare e a far sentire la sua voce, ad affermare la sua personalità: non è una cacciatrice di dote, è una donna che ha saputo realizzarsi e che vuole condurre la sua vita matrimoniale senza sentirsi costantemente giudicata dalla suocera o dalle cognate. Il suo percorso la vede confrontarsi con il suo passato, con suo marito e, soprattutto, con Darley e Georgiana che sapranno finalmente apprezzarla e considerarla una “di famiglia”.

Darley, una donna capace di affrontare difficoltà impreviste, di condividerle e di non nasconderle, una donna orgogliosa che sa chiedere scusa, che ammette i suoi errori. Ha messo l’amore e la fiducia nel marito al primo posto, eppure tentenna quando si tratta di condividere con la famiglia la brutta situazione in cui si trova Malcolm, almeno fino a quando non si accorge dei limiti degli Stockton e li accetta per quello che sono, rifiutandosi di rincorrere una perfezione che non esiste.

Infine Georgiana, l’arco narrativo più estremo, forse persino troppo, eppure… eppure in linea con il suo carattere impetuoso.

Riuscirà con fatica a vedersi per quello che è realmente, con pregi e difetti, e cercherà di cambiare, di mettersi in discussione, di scusarsi persino. La sua ribellione finale è l’emblema di una nuova generazione che si pone domande, anche etiche, che i suoi predecessori forse non si ponevano.

Tre donne brillanti, a loro modo uniche, capaci alla fine di trovarsi e di comprendere i reciproci percorsi.

Alcune cose non cambieranno mai: Tilda Stockton e il marito Chip, bloccati nel loro mondo e incapaci di vederne i difetti, per certi versi avranno sempre un lato surreale, un po’ al di fuori della realtà, ma né Sasha, né Darley né Georgiana se ne sentiranno più soffocate.

Hanno imparato ad accettarsi e ad accettare, lottando al tempo stesso per le loro identità e per quello che vogliono realizzare.

Stile e impressioni

Come opera prima “Pineapple Street” mi ha molto colpita. Lo stile è accattivante, l’autrice riesce a passare da Sasha a Darley a Georgiana intrecciando le loro vicende in maniera naturale e in grado di far divorare letteralmente le pagine.

Ci si affeziona a queste tre donne, con i loro pregi e i loro difetti, si tifa per loro, si vuol sapere cosa succederà poi…

Jenny Jackson ci apre le porte del mondo dorato dell’élite newyorkese, e al tempo stesso ce ne mostra con sottile ironia le incongruenze e le assurdità.

Eppure, nonostante i personaggi appartengano a un mondo privilegiato, quella che emerge maggiormente è la loro umanità, e le loro paure e le loro manie li avvicinano a chi legge anziché allontanarli.

Scegliere tre punti di vista, tre figure così diverse tra loro, rende la narrazione ancora più completa, ci permette di conoscere meglio non solo i personaggi ma anche il mondo in cui si muovono e le regole spesso ingiuste che lo caratterizzano (basti pensare a quello che succede a Malcolm, altro grande outsider insieme a Sasha).

Un buon libro, in cui diversi sono gli spunti che emergono e che suggerirebbero nuove storie da raccontare, da approfondire…

Bella anche la descrizione di Pineapple Street, un luogo che diventa quasi un personaggio, un punto di riferimento e un amico.

 

Alessandra Carminati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.