Benvenutə in “LeadHer”, rubrica curata da Serena Marmo
Professionista nel settore Tech & Digital e voce appassionata per l’empowerment femminile in ambito STEM. Questo spazio è dedicato a esplorare come valorizzare il talento e ispirare il cambiamento personale e professionale superando sfumature di genere, generazione o background
Nuovo anno, tempo di buoni propositi. Perché non approfittarne per fissare gli obiettivi che vogliamo raggiungere? Che siano personali o professionali, la definizione di obiettivi efficaci non è qualcosa che si possa improvvisare, richiede tempo e metodo. Tempo per fare il punto dello status quo e del purpose che ci muove, metodo per identificare méta, direzione e strumenti concreti per raggiungere le milestones intermedie.
Il ruolo chiave degli obiettivi
Avere una chiara destinazione dà una percezione di senso e di scopo all’agire quotidiano, motivandoci nei momenti di frustrazione o di maggiore stanchezza e dandoci occasioni per celebrare piccoli e grandi risultati. Ci permette, quindi, di affrontare le responsabilità spinti da una motivazione più ampia rispetto al risultato immediato e inserendo in un quadro più esteso anche quelle attività meno coinvolgenti, ma necessarie. Il senso di compiutezza e di orgoglio dato dal risultato raggiunto è la percezione a cui tendiamo per natura. Parafrasando la coach Devienne:
Le donne (e aggiungerei, gli uomini) di successo hanno ben chiaro ciò che vogliono e sanno perché lo vogliono. Conoscono precisamente le ragioni per cui agiscono in un determinato modo, così come quelli che potrebbero essere gli ostacoli da affrontare lungo il percorso.
Avere quindi un obiettivo chiaro è fondamentale per agire in modo consapevole e mirato, verso una precisa direzione.
La regola delle 3 P
Recentemente il linguaggio positivo ha superato i confini della neurolinguistica per diventare un tema di divulgazione molto apprezzato e dibattuto. Prendere consapevolezza di come possiamo consciamente comunicare gli stessi messaggi, ma in modo più efficace, ci dà gli strumenti per cambiare la prospettiva che abbiamo su noi stessi, tanto interiormente, quanto esteriormente nel relazionarci con l’altro. Le parole che ascoltiamo e che pronunciamo producono un effetto molto potente sulle nostre emozioni e – di conseguenza – sul nostro agire.
“Non ti preoccupare” è un’esortazione che vuole generare un effetto positivo nell’interlocutore. Al contrario però, chi ascolta mette inconsciamente tra parentesi il “non” registrando dentro di sé la possibilità che ci sia qualcosa per cui potrebbe doversi preoccupare. Diverso è invece l’effetto dell’esortazione “Puoi stare tranquillo” che nell’interlocutore apre alla possibilità di lasciar andare e di accogliere qualcosa di positivo. Il messaggio che si vuole trasmettere è lo stesso, ma la scelta attenta delle parole ne trasforma drasticamente il percepito.
Come spiega Borzacchiello, il cervello è un meccanismo cibernetico che si muove in direzioni precise quando ha un obiettivo ben definito da raggiungere. Dal momento che ogni parola è collegata a un’immagine, imparare a utilizzare le parole in forma positiva e proattiva consente di definire chiaramente la direzione e di metterci in moto verso di essa.
Ecco che formulare obiettivi positivi e precisi è l’approccio migliore per identificare la méta e darci modo di visualizzare concretamente i passi da compiere per raggiungerla. Come vedremo più avanti, questo ci dà modo di misurare i risultati ottenuti per capire come ci stiamo muovendo rispetto alla nostra strategia, su quali aspetti serve eventualmente una maggiore attenzione e come possiamo modificare il nostro agito in relazione all’andamento.
Per esempio, è molto più efficace dire “Voglio imparare l’inglese e il francese a livello professionale per diventare key account del settore beauty” rispetto a “Non voglio più ricoprire la posizione attuale e sentirmi in imbarazzo con clienti stranieri”. Non trovi?
Al contempo, per evitare frustrazione e investire al meglio il proprio potenziale, gli obiettivi definiti devono essere possibili. Ciò significa avere un quadro realistico e oggettivo del gap tra la situazione di partenza e la méta di arrivo, oltre che considerare in modo analitico le condizioni contestuali (per esempio, le tempistiche entro cui vogliamo raggiungere l’obiettivo, le competenze che ne sono prerequisito, le opportunità socio-economiche in cui ci andremmo a inserire). Volendo essere intellettualmente onesti con noi stessi, possiamo definire quali sono le ambizioni effettivamente irrealistiche e quali sono invece quelle che richiedono una pianificazione adeguata con sotto-obiettivi intermedi.
Be SMART
Il percorso per raggiungere un obiettivo non è uno sprint, quanto più una maratona. In questo senso, per mantenere l’orientamento e il contatto consapevole con la direzione intrapresa, la segnaletica di percorso gioca un ruolo essenziale. Ecco che definire degli indicatori puntuali intermedi ci dà modo di verificare come stiamo procedendo e di adottare – ove necessario – degli accorgimenti per tornare lungo la strada principale.
Adottando la metodologia SMART obiettivi e indicatori vengono determinati in modo chiaro e realistico, così da costruire efficaci tappe intermedie che siano concrete e allineate all’obiettivo principale.
Secondo l’acronimo che dà il nome a questo approccio, obiettivi e indicatori devono essere: specifici, misurabili, sostenibili (achievable), realistici e definiti nel tempo (time-bound). Vediamoli più nel dettaglio.
- Specifico: come anticipato, identificare in modo puntuale l’ambizione consente di focalizzarsi su questa avendone ben chiaro il perimetro. Se si è troppo vaghi, risulta difficile concentrarsi; se si è troppo generici, diventa difficoltoso misurare i progressi. È come provare a scalare una montagna senza aver definito con precisione la méta di arrivo e il percorso di cui si vogliono seguire le indicazioni: il rischio è arrivare impreparati, con poche provviste e in balìa del meteo. Un obiettivo specifico permette invece di concentrarsi su ciò che è necessario per realizzarlo, assegnando le opportune priorità e potendo valutare adeguatamente il prosieguo per eventuali aggiustamenti in itinere.
- Misurabile: senza misurazione, non è possibile confermare la direzione. Valutare i progressi fatti in termini di completamento e di qualità dei risultati ottenuti è indispensabile per verificare come stiamo avanzando verso la nostra méta e se sono necessari degli adeguamenti. In caso di obiettivi di team, questo criterio è imprescindibile per mantenere allineato il gruppo di lavoro, così che ognuno abbia una comprensione oggettiva dell’avanzamento e si possano condividere aggiustamenti alla traiettoria e/ o all’approccio. Riprendendo l’esempio della montagna, non è sufficiente guardare la vetta per stabilire il risultato da raggiungere, ma serve fare ricerche per avere dati di riferimento sui tempi e le distanze di percorrenza, definire i km da percorrere all’ora e misurare l’effettiva aderenza al piano iniziale durante il percorso.
- Sostenibile (Achievable): Per avere il pieno controllo sulla realizzabilità del traguardo, questo deve essere alla nostra portata, deve cioè rappresentare un’aspirazione realistica. Questa caratteristica pone l’accento su un aspetto soft, ossia la motivazione personale e/ o di team lungo il percorso. In tal senso, è importante chiarire quali sono potenziali limiti interni ed esterni, per mantenere sostenibile l’ambizione. Una tattica molto utile consiste nel fissare micro-obiettivi intermedi, che possono coincidere con la realizzazione dei prerequisiti necessari all’obiettivo finale. Per esempio, l’arrivo alla vetta della montagna che stiamo scalando, può essere suddiviso in momenti intermedi, come il raggiungimento di un luogo panoramico o il pranzo in baita, così che ciascuno possa essere celebrato come risultato in itinere.
- Realistico: La definizione degli obiettivi SMART richiede un adeguato bilanciamento di diversi aspetti: devono essere pertinenti alla strategia di lungo termine perché ne venga compresa e condivisa la necessità; accessibili, ma non troppo semplicistici, perché si mantenga la giusta motivazione lungo il percorso; rilevanti per lo sviluppo personale e/ o professionale per mantenere l’ingaggio. Scalare l’Everest alla prima esperienza di trekking non risponde a questi criteri, mentre sarebbe più saggio definire mete di complessità progressiva e un piano di allenamento adeguato.
- Definito nel tempo (Time-bound): L’aspetto temporale rischia di essere spesso trascurato nella fase di definizione della strategia, seppure sia un elemento cardine per la sua pianificazione e realizzabilità, rendendo attuabili i criteri precedentemente descritti. Alcuni obiettivi possono infatti passare da essere irrealistici a realizzabili in base al tempo a disposizione e alla pianificazione delle fasi intermedie (per esempio, scalare l’Everest al termine di 3 anni di allenamento invece che di 3 mesi). Inoltre, avere un piano chiaro e omni-comprensivo è un forte abilitatore di motivazione e responsabilizzazione (pensa alla differenza tra l’avere un piano di allenamento per fasi e improvvisare in base al momento). Infine, la dimensione temporale è uno dei fattori indispensabili per la misurazione degli obiettivi (per esempio, percorrere 30km può essere molto o poco in base al tempo trascorso).
Fatte queste riflessioni, dovrebbe essere evidente come la definizione di obiettivi SMART sia un potente abilitatore per la realizzazione di ambizioni personali e professionali e quale sia l’impegno richiesto già dalla fase iniziale della definizione di obiettivi efficaci.
Dalla teoria alla pratica: è questione di esercizio. Vedremo allora alcune best practices per definire degli obiettivi efficaci seguendo gli approcci descritti in modo che il processo diventi quanto più possibile automatico e naturale e come questi possano essere trasformati in un piano d’azione concreto ed efficace.