“Il Cacciatore”  è il secondo romanzo di Tana French che vede protagonista il detective in pensione Cal Hooper, il quale ha deciso di lasciare la sua Chicago per godersi  pace e tranquillità (o almeno così spera) nel villaggio irlandese di Ardnakelty.

Eppure anche la placida campagna irlandese nasconde dei segreti e le dinamiche della comunità sono implacabili.  

In questo nuovo appuntamento della sua rubrica Recensioni in Rosa Alessandra Carminati  recensisce una storia che si divora pagina dopo pagina e che riesce a scavare nelle emozioni più forti.

 

Tana French è un’autrice piuttosto conosciuta dagli amanti dei gialli polizieschi, non a caso dai libri incentrati sulla squadra omicidi di Dublino è stata anche tratta una serie televisiva, “Dublin Murders” appunto.

Il Cacciatore, tuttavia, non fa parte di questa serie e, seppur ambientato in Irlanda, sposta l’azione dalla capitale al piccolo villaggio rurale di Ardnakelty, dove il tempo e le leggi sembrano essersi fermati per sottostare a codici spesso incomprensibili da chi non è nato e cresciuto in quel luogo.

Pubblicato da Einaudi nel 2024, “Il Cacciatore” è il secondo romanzo ambientato ad Ardnakelty che vede per protagonista il detective in pensione Cal Hooper che, da Chicago, ha deciso di trasferirsi nella campagna irlandese in cerca di pace e tranquillità.

Eppure… eppure quell’Irlanda apparentemente placida e serena nasconde un lato oscuro, segreti inconfessabili e rancori che spingono alla vendetta.

Davvero l’appartenenza a una comunità è più importante di tutto il resto? Tanto da celare persino la verità?

Un equilibrio difficile

Cal Hooper è uno straniero in Irlanda: è americano ed è un ex poliziotto, due caratteristiche che lo rendono ancora più estraneo agli abitanti del villaggio di Ardnakelty. Se è difficile fidarsi di qualcuno venuto “da fuori”, il fatto che questo qualcuno sia anche un ex uomo di legge lo rende ancora più complicato.

Cal, tuttavia, dopo due anni è ormai riuscito a ritagliarsi un suo spazio ad Ardnakelty, si occupa di piccoli lavori di falegnameria (un hobby, un passatempo che lo rilassa) e ha instaurato una relazione con Lena, una donna che ha cercato il più possibile di allontanarsi dalle dinamiche del villaggio.

Inoltre, Cal è diventato il punto di riferimento della giovane Trey, una ragazzina quindicenne dal carattere difficile che mostra una grande predisposizione a lavorare con il legno.

Il suo rapporto con la ragazzina è molto complesso, Trey è diffidente, proviene da un contesto familiare difficile, ha bisogno di trovare la sua strada e di mettere a tacere le voci di chi, ad Ardnakelty, vede lei e la sua famiglia come cause perse.

Un equilibrio che Cal cerca in tutti i modi di preservare, vuole davvero aiutare Trey e spera di darle non solo un buon esempio ma anche un minimo di stabilità.

Soprattutto spera che, tramite il lavoro che tanto sembra appassionarla e che lui sta cercando di insegnarle, Trey possa esprimere se stessa e raggiungere degli obiettivi concreti.

Fin qui, più che un giallo sembrerebbe un romanzo di formazione, anche se qualcosa nel passato di Trey non è del tutto chiaro.

La ragazzina odia Ardnakelty con tutta se stessa per quello che è successo al fratello maggiore Brendan… un pensiero fisso che non l’abbandona mai e che assume, nella sua testa, i vaghi contorni della vendetta.

Il ritorno di Johnny Reddy, il padre scapestrato di Trey, sembra essere a questo punto la goccia che farà traboccare il vaso, o la miccia che accenderà il candelotto di dinamite.

La pecora nera

Johnny non è uno straniero ad Ardnakelty ma, forse, è qualcosa di peggio: è la cosiddetta pecora nera.

Se da giovane era il classico galletto abbastanza affascinante da far strage di cuori, ora che non è più giovanissimo si è rivelato per quello che è: un uomo senza né arte né parte.

Sposatosi prestissimo con Sheila, una ragazza del villaggio, Johnny ha messo al mondo cinque figli ma si è dimostrato essere un padre assente, tanto da aver piantato in asso la famiglia, sparendo chissà dove (probabilmente a Londra) e lasciando alla moglie il compito di occuparsi dei figli e di mantenere da sola la famiglia.

Il suo ritorno ad Ardnakelty suscita quindi reazioni contrastanti, i figli più piccoli sono all’apparenza felici, mentre Trey e Sheila sono molto più guardinghe.

Johnny, dal canto suo, sembra non accorgersi di questa accoglienza esitante e sfodera tutto il suo fascino per incantare il villaggio e i suoi abitanti.

Sembra perplesso dall’assenza del figlio maggiore (quel tasto dolente che accende la rabbia di Trey), ma dà per scontato che il ragazzo sia partito per cercarlo (e di fatto continuerà a crederlo…).

Il rientro di Johnny è ancora più strabiliante in quanto insieme a  lui compare un inglese, tale Cillian Rushborough, all’apparenza ricco e ingenuo, giunto ad Ardnakelty alla ricerca delle sue radici irlandesi e di un fantomatico oro di cui tanto gli avevano parlato i suoi parenti.

Gabbare l’inglese sembra essere il nuovo piano di Johnny, piano nel quale vuole coinvolgere l’intero villaggio e… la figlia Trey.

Una buona parlantina spesso aiuta… o no?

Dubbi iniziali a parte, la parlantina di Johnny sembra convincere ben presto gli uomini di Ardnakelty a dargli fiducia.

L’idea o, meglio, il piano, è quello di sfruttare l’ingenuità di Rushborough per fargli credere che davvero si possa trovare l’oro ad Ardnakelty e, nel contempo, guadagnarci qualcosa.

E poi chissà, magari le storie raccontate a Rushborough dai parenti irlandesi sono vere e ad Ardnakelty l’oro, seppur dimenticato, da qualche parte c’è.

Per gente abituata a lavorare la terra e a fare i conti con le difficoltà quotidiane ritrovarsi una pepita o più nelle tasche non sarebbe male.

Ovviamente Cal non si fa abbindolare dalla parlantina di Johnny né dall’apparente ingenuità di Rushborough.

Anche se, in quanto straniero, nessuno lo vorrebbe davvero coinvolto nel piano, Cal fa in modo di entrarci, soprattutto per tenere d’occhio Johnny. Il suo istinto gli dice di non fidarsi e ha paura per Trey.

Quando Rushborough viene ritrovato morto le cose si complicano e l’arrivo di un detective da fuori aumenta la tensione, portando gli abitanti di Ardnakelty a stringersi in ranghi serrati, pronti a trovare un capro espiatorio esterno al villaggio pur di salvare la pelle ai “loro”.

La verità nascosta

L’indagine sull’omicidio di Rushborough prende una piega ancora più interessante quando si scopre che l’uomo non era chi diceva di essere e che si era presentato ad Ardnakelty con un falso nome.

Ancora più sconcertante il fatto che Johnny e Rushborough erano d’accordo, il loro era un piano concepito per imbrogliare la gente di Ardnakelty (diciamo che Johnny agiva soprattutto per paura, si era messo contro le persone sbagliate…).

Quello che però colpisce non è tanto l’indagine in sé, ma la reazione della gente di Ardnakelty all’indagine.

È come se si mettesse in moto un macchinario complesso di azioni e reazioni, di sotterfugi e mezze verità, il cui scopo unico e finale è quello di mantenere lo status quo e proteggere il villaggio, e non importa se per farlo ci andranno di mezzo degli innocenti.

Persino Cal, che sembrava in parte essersi integrato, rischia di essere additato come perfetto capro espiatorio: meglio lui che uno di Ardnakelty.

Le dinamiche di questo villaggio irlandese non badano alla verità, non se per portarla allo scoperto si rischia di coinvolgere la brava gente di Ardnakelty.

In quest’ottica diventa facile capire perché Trey cerchi da tempo di vendicarsi del villaggio (e di quello che sa che hanno fatto a suo fratello) e perché abbia tentato di approfittare del piano del padre per ottenere, all’insaputa di tutti, la sua vendetta.

Il finale, con qualche colpo di scena, risolve in parte la situazione ma la verità (o, per meglio dire, le verità), sebbene il lettore la conosca, resterà ancora una volta celata.

Uno stile narrativo notevole

Tana French colpisce ancora una volta per lo stile narrativo impeccabile e notevole.

“Il Cacciatore” è un libro che si divora pagina dopo pagina, difficilissimo staccarsi dalla lettura.

I personaggi sono caratterizzati alla perfezione, analizzati attraverso i loro comportamenti, le loro azioni, ma anche attraverso quello che dicono e, forse ancor più, quello che non dicono.

I silenzi sono carichi di significato quasi quanto i gesti.

C’è tutto un mondo dietro la facciata che Ardnakelty mostra all’esterno e la French è bravissima a farlo emergere lentamente, quasi stessimo sbirciando dallo spioncino di una porta sprangata.

Restiamo consapevoli che quello che scorgiamo è comunque solo una parte di quello che si nasconde dietro la porta, ma proprio per questo la nostra curiosità resta costantemente stimolata.

Ho apprezzato moltissimo anche le sfumature con le quali la French ci presenta i suoi personaggi, ognuno con i suoi pregi e difetti, con le sue zone d’ombra e di luce.

Difficile trovare qualcuno completamente privo di colpa o rimpianti, forse per questo la costruzione dei vari caratteri risulta così realistica.

La rabbia di Trey sembra a volte ingiustificata ma, se leggiamo “Il Segugio”, il libro che precede “Il Cacciatore” ne comprendiamo meglio le radici (senza fare troppi spoiler, nel primo libro Trey si avvicina a Cal per chiedergli di scoprire cosa sia successo al fratello Brandon… e scoprirlo la porta a maturare la sete di vendetta nei confronti della gente di Ardnakelty).

Insomma ogni dettaglio, ogni minimo comportamento, anche il più banale, ha una qualche spiegazione legata a doppio filo alla storia e alla vita di questo piccolo villaggio irlandese e la French è eccezionale a tirare i fili della narrazione in una ragnatela che cattura implacabilmente chi legge.

 

Alessandra Carminati