Benvenuti nel format “Meet the Speaker”, un’occasione per approfondire il percorso professionale degli speaker che saranno presenti al WomenX Impact Summit 2023.
Oggi intervistiamo Serena Perfetto, Program Lead, Sr Technical Program Manager @ Pinterest.
Ciao Serena, com’è iniziata la tua carriera e quali tappe ti hanno portato ad essere la professionista che sei oggi?
La mia carriera fino ad oggi è stata il risultato di incontri, conversazioni, riflessioni; ma anche di sogni lasciati nel cassetto (almeno a metà) e di opportunità nuove emerse lungo il percorso professionale e personale.
Per anni, ho inseguito l’idea del giornalismo: passavo le ore a leggere libri, cercare spiegazioni su enciclopedie e, ovviamente, a scrivere, come facevano i reporter preferiti. Dopo la laurea in Scienze Politiche e arrivata negli Stati Uniti, la prima offerta di lavoro ha ribaltato (quelle che io consideravo) le certezze di sempre. Mi sono ritrovata in un posto dove le opportunità nascono solo e se hai voglia di ricominciare a volte anche da zero e di metterti in gioco. Al primo giorno di lavoro in Silicon Valley, il mio manager disse che il mio background, diverso dalle altre persone del team, e i miei “fresh eyes” sarebbero stati il valore aggiunto della mia presenza in azienda. Ero lì per portare idee nuove e cambiare le cose che non andavano bene. Quell’approccio mi ha fatto capire che potevo e, soprattutto, dovevo fidarmi del mio istinto, senza vergognarmi di condividere le mie lacune e incertezze, come anche i miei limiti.
Le domande e la curiosità sono viste come un punto di forza, dimostrano la voglia di imparare e migliorare; nonostante le difficoltà e i progetti sempre più complessi e le aspettative più alte, ti imbatti in sfide che aiutano a capire cosa ti piace fare e su cosa investire tempo e energie. Nel mio caso, lavorare sul prodotto in aziende tech come Google e Airbnb ha aperto un mondo che non conoscevo. Collaborare, provare e sbagliare, il motto socratico “sapere di non sapere“: tutto questo ha aumentato la fiducia in me e permesso di conquistare quella di colleghi e colleghe, oltre che dei manager, anche quando non avevo la risposta a portata di mano.
Quali sono state le sfide più grandi che hai incontrato nel tuo percorso professionale?
Una delle sfide più grandi è stata abbandonare l’idea di fare le cose perfette, a qualsiasi costo. Quando si vuole ottenere il meglio e si insegue il perfezionismo, le probabilità di rimanere delusi aumentano in maniera esponenziale. Di conseguenza, ogni minimo errore e ogni cosa che non va esattamente come vorresti diventano motivo di delusione.
Nel corso degli anni, ho cambiato il modo di vedere i traguardi professionali, sia giornalieri che di lungo periodo. Lavorare nel tech in Silicon Valley ti dà poco tempo per riflettere: tutti corrono, portano avanti tanti progetti, anche contemporaneamente, e tenere il passo può diventare difficile. Per me, tutto è cambiato quando una delle mie colleghe è diventata, in maniera più o meno ufficiale, la mia mentor. Passavamo le due ore in macchina, da San Francisco verso la sede dell’azienda a Palo Alto, chiacchierando di lavoro; sempre più spesso, quel tempo diventava occasione per parlare delle mie giornate. Essendo lei più senior di me, mi ha aiutato a valutare le situazioni, capire le opportunità di crescita anche nei progetti più piccoli, mi ha consigliato articoli da leggere e corsi da seguire. Essere nuova in un settore è eccitante, tuttavia le uniche persone che conoscevo all’epoca erano quelle del mio team. Grazie alla mia mentor, ho conosciuto professionisti e professioniste con cui parlare, capire possibilità del futuro e, perché no, anche sognare in grande. Penso che una delle sfide più grandi, soprattutto per le donne che lavorano nel tech, non sia solo quella di uscire dalla propria zona di comfort. Una volta superata la paura del salto, la difficoltà sta nel continuare a spingersi al di là e superare altri limiti.
Cosa diresti alla Serena di 10 anni fa?
Sin da piccola, mia mamma ha sempre cercato di convincermi come la pazienza fosse la virtù dei forti. La mia esperienza in America finora mi ha portato a integrare quell’insegnamento con quello del “Trust the process”. Alla Serena di dieci anni fa, direi: “non essere impaziente, abbi fiducia in quello che stai costruendo perché, anche se non vedi risultati immediati, sarà lo stesso processo a portarti dove vorrai arrivare”. Non nego di aver trascorso tempo a riflettere su cose, a volte minuscole, che non erano andate come volevo o speravo, dimenticando che ogni piccolo avanzamento o passaggio avrebbe in realtà contribuito al risultato finale che mi ero prefissata.
Quali sono, secondo te, i vantaggi che derivano dal far parte di una community come WXI?
Credo nel fatto che ci si possa e ci si debba sostenere a vicenda come donne e come professioniste. A volte, pensiamo di essere le uniche ad aver affrontato certe situazioni o problematiche; se alziamo la testa, ci guardiamo attorno e parliamo con altre persone, scopriamo di essere meno sole di quanto pensiamo. Nonostante non ci siano soluzioni uniche che funzionino per tutte noi o per tutte le situazioni, avere queste conversazioni e condividere la propria esperienza può avere conseguenze positive sugli altri e ci insegna qualcosa di noi stesse. Una community come WXI è importante perché permette momenti di interazione e fornisce strumenti per superare questo blocco, per sentirsi parte di qualcosa di più grande, che sprizza energia da tutte le parti.
Per ascoltare lo speech di Serena, non perdere l’occasione di partecipare al WomenX Impact Summit 2023.