Una panoramica del workshop “Women in coding” tenuto durante la scorsa edizione di WomenX Impact: la prossima grande occasione del femminismo passerà inevitabilmente dalle materie STEM

 

Sono davvero fiera di inaugurare questo spazio, questo luogo in cui poterci aprire al confronto. Si, perché non ho intenzione di fare del mero giornalismo statico, non è così che funzionano le “rivoluzioni”.

E qui di rivoluzione si tratta: parleremo di attualità, politiche, affronteremo piccoli percorsi formativi, ci lasceremo ispirare da chi vive le materie STEM in chiave divertente e creativa ma, soprattutto, ci confronteremo con quella meravigliosa consapevolezza di chi sa di poter cambiare il mondo.

Perché la prossima grande occasione del femminismo passerà inevitabilmente dalle materie STEM e, credetemi, possono essere davvero amiche divertenti!

Quella che vorrei proporre oggi è una panoramica sul workshop “Women in coding” tenuto durante la scorsa edizione di WomenX Impact. Non per riproporre le lezioni teoriche che abbiamo affrontato (sarebbe impossibile condensare tutto in un articolo), ma per cercare di trasmettere quella carica e quell’ispirazione che hanno guidato la giornata del 19 novembre scorso.

 

Women in coding: quale argomento abbiamo trattato?

Abbiamo parlato di coding, ovvero di quella capacità di programmazione informatica, quello strumento, estremamente utile, per imparare a padroneggiare diverse tecnologie della rete.

Data la grande rivoluzione digitale che sta vivendo il mercato del lavoro, comprendere e imparare il coding oggi è più che mai fondamentale per lo sviluppo di abilità e competenze trasversali, che possono rivelarsi utili nel mondo del lavoro quanto nella vita quotidiana.

 

Brutte notizie?

Visto che di solito si parte sempre con le brutte notizie, eccone qui una: secondo il WEF, ovvero il World Economic Forum, 

Questo significherebbe penalizzare moltissime famiglie e paralizzare intere economie.

Per fortuna, sempre secondo lo studio The Future of Jobs Report 2020 del WEF, ci saranno fino a 97 milioni di nuove occupazioni!

Il punto è che non saranno casuali. Il numero che abbiamo visto poco fa sembrava davvero catastrofico finchè non vi ho mostrato questo vero?

Il motivo è che non si avrà una perdita generale ed immotivata di posti di lavoro, semplicemente questi evolveranno e, come abbiamo appena visto, addirittura aumenteranno rispetto a quelli che andranno persi.

 

Quella suocera della tecnologia

Suocera: famigerato mostro a sette teste in grado di criticare persino il look che avevi durante i tuoi 6 mesi di volontariato in Madagascar.

“Quella maglietta di (inserisci qui il nome della ONG che preferisci) non si adatta alla tua carnagione”.

L’innovazione tecnologica e le suocere sono così simili? Beh, per molt*, si. Credere alle voci che attribuiscono alla tecnologia la “colpa” di eliminare posti di lavoro, è un po’ come dar retta ai consigli dell’amata suocerina sul tuo look: una deviante perdita di tempo ed autostima.

Se pensi che le macchine andranno a sostituire quello che è il capitale umano, sappi che non è propriamente così: la tecnologia andrà a dare forma al futuro, e serviranno persone in grado di comprenderla e guidarla. Quelli che verranno sostituiti sono per lo più i lavori meccanici, pesanti e faticosi

Ci troviamo infatti davanti ad una rivoluzione: se possiedi le conoscenze necessarie a padroneggiare la tecnologia puoi letteralmente disegnare il mondo così come lo vuoi.

Il coding permette una serie di libertà professionali che quasi nessun altro lavoro offre, come ad esempio l’opportunità di lavorare in remoto da qualsiasi parte del mondo.

 

Una Cenerentola senza coding

Fin da bambina ho sempre sognato viaggiare per lavoro, scoprire il mondo, approcciarmi a nuove culture. Ho sempre avuto un miliardo di idee in testa: alcune davvero pessime, come assaggiare quella che in Germania considerano una carbonara.

Ma altre le ritenevo davvero brillanti, solo che non sapevo come realizzarle, sembravano fantascienza, almeno finché non ho conosciuto due dei migliori colleghi che si possano desiderare: Guido Mazza e Matteo Carbone (co-fondatori di alcune startup, tra cui UNA Women, di cui faccio parte anch’io).

Loro lavoravano già all’interno del panorama europeo con diverse soluzioni, e grazie all’amicizia che è nata, abbiamo iniziato a condividere idee, problemi personali, come ad esempio molte dinamiche che mi sono capitate all’interno di diverse realtà lavorative, tristemente legate a fenomeni di gender gap, come credo molte altre donne che magari stanno leggendo questo pezzo.

Parlando con loro però non solo mi sfogavo, ma iniziavo ad intravedere, attraverso diverse soluzioni su cui lavoravano, come la tecnologia fosse in grado di impattare su intere comunità internazionali (ad esempio sugli studenti della Erasmus, la più grande rete di mobilità in Europa), di plasmare quello che era il mondo delle persone che la utilizzavano

C’era qualcosa di nuovo, di innovativo, di diverso nel loro lavoro e nel modo che avevano di ragionare.

 

Il primo amore non si scorda mai

Più tempo passavo con i miei amici, più vedevo i loro stili nell’intraprendere esperienze di vita e, si, a volte erano fatti di maratone di programmazione fino a notte fonda, ma vedevo qualcosa che li accendeva, una passione ed una determinazione dati da una consapevolezza interiore: quella di chi sa che sta apportando un cambiamento positivo e tangibile col proprio lavoro, quella di chi sta seguendo i propri ideali.

 

Into the coding hole

Torniamo per un attimo a quello che ti raccontavo prima riguardo alle situazioni che ho subito in vari posti di lavoro.

Sai qual’è l’aspetto più bello del coding, e delle materie STEM in generale?

Il fatto che oggi puoi avere un’idea, realizzarla, e con questa permetterti di cambiare ciò che non ti va bene: che sia la tua condizione lavorativa, il modo in cui fai la spesa, in cui cucini la pizza, in cui accoppi i calzini spaiati o addirittura, il sistema sociale in cui vivi.

 

A bright IDEA

Come? Nel nostro caso, con una semplice passeggiata al parco.

Pausa pranzo, mi stavo ancora lamentando di situazioni lavorative che vivevo e vedevo accadere continuamente a tantissime donne in gamba accanto a me.

Guido stava parlando di altre sue idee imprenditoriali e, unendo tutti le menti abbiamo pensato, e se non dovesse essere per forza così?

Se le donne potessero fare fronte comune e in qualche modo far si che siano le aziende a doversi adattare e garantire il rispetto dei loro diritti lavorativi?

Se si potesse davvero fare qualcosa per abbattere il gender gap, e non, come si stima, in 132 anni? Perché, mi pare chiaro, nessuno che abiti il pianeta Terra attualmente ha tutto questo tempo.

Ecco allora che abbiamo fatto elenchi, iniziato a pensare a come poter fare, su quali fronti poter agire, a individuare gli elementi che uniti insieme potessero concorrere tangibilmente alla realizzazione del pieno potenziale di ogni donna

 

“Un’economia che lavora per le persone”

Un po’ di coding, un po’ di mockup et voilà (dopo solo un anno di intensissimo lavoro), avevamo il nostro MVP!

Abbiamo prima applicato ad un contest dell’Unione Europea con uno solo degli elementi che avevamo individuato, ovvero l’istruzione: favorendo la mobilità studentesca delle donne a seguito della pandemia, con una soluzione chiamata Wonder Wanderlust Women.

Che dire, è andata molto bene: non solo abbiamo vinto il contest, ma ci siamo aggiudicati un doppio primo premio: quello per ”un’economia che lavora per le persone” ed il premio per l’app più votata dal pubblico.

 

La formula magica per l’empowerment femminile

Il concorso ci ha fatto capire una cosa: che c’era bisogno di questo, che le donne chiedevano un riscatto sociale.

Ci abbiamo lavorato su e, oggi, siamo arrivati a creare la nostra soluzione più completa: UNA Women.

Si tratta di una piattaforma (presto un’app disponibile su tutti gli store) ed una community, pensate per le donne alla ricerca di opportunità di studio e lavoro personalizzate e valorizzanti presso realtà certificate per il riconoscimento dei loro diritti.

Il meccanismo, che comprende diverse sinergie tra il mondo dell’istruzione, quello del lavoro e quello del sostegno, agisce attraverso algoritmi privi di bias di genere (al contrario di quelli attualmente adottati dalla maggior parte delle soluzioni presenti).

Sostanzialmente, cercando la migliore opportunità per se stesse, si agisce in un’ottica di comunità femminile, andando ad abbattere i costrutti del patriarcato ed accelerando le tempistiche di abbattimento del gender gap.

Non sto scrivendo questo pezzo per pubblicizzare alcun servizio, ma per dimostrare che il cambiamento sociale che vogliamo apportare nel mondo è possibile grazie al coding e a specifiche competenze STEM

Potrei terminare questo articolo con altri numeri, esempi pratici di colleghi, donne e uomini, che stanno contribuendo a migliorare questo mondo grazie alle proprie competenze tecnologiche (e più avanti lo farò), ma oggi preferisco invitarti ad una riflessione personale: come vuoi che sia questo mondo? Cosa vuoi cambiare? Prova a immaginare l’impossibile e poi… 

studia materie STEM, perché:

 

Sara Baroni, giornalista digital-femminista

 


1 commento

Come e perché rendere creative le materie stem · Aprile 21, 2023 alle 8:54 am

[…] Io e miei amici ad esempio, Guido Mazza e Matteo Carbone, lo abbiamo fatto creando la piattaforma UNA Women: il portale per le opportunità di lavoro e studio per le donne. Probabilmente hai avuto l’opportunità di vederla sul palco della scorsa edizione della Startup Competition di WomenX Impact o al workshop “Women in coding: competenze e community per disegnare nuovi percorsi”. […]

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